di Antonella Caroli*
Nel mosaico di forze e interessi in gioco nella partita che riguarda il futuro dei nostri centri storici, una tessera importante riguarda le Botteghe Storiche. È infatti sotto gli occhi di tutti la profonda trasformazione in corso nel tessuto sociale e produttivo delle aree più di pregio storico delle città italiane, sotto la pressione della globalizzazione e del turismo di massa. I locali storici stanno sparendo per far posto non solo ad un’unica enorme marmellata di fast food e ciarpane turistico, ma anche a marchi internazionali che inesorabilmente scalzano il commercio locale e le ditte italiane più o meno piccole.
Il rischio desertificazione è confermato dai dati del commercio al dettaglio, che non si è mai ripreso dal duro colpo inferto dalla pandemia ma la tendenza è in corso da anni, con l’aumento costante di attività a titolarità straniera: Confcommercio informa che tra il 2019 e il 2020 il numero di imprenditori stranieri è cresciuto del 2,3%, nonostante la pandemia. È importante ricordare che oltre ad essere un elemento di qualificazione del tessuto urbano, queste attività sono testimonianza della cultura e tradizione italiana. Da Firenze a Roma, da Venezia a Siena, e ora anche in città che si erano salvate da questa omologazione culturale, come Napoli, Genova e Torino, si registra la stessa preoccupante tendenza che va contrastata, prima che sia troppo tardi.
Neppure il Caffe Greco, locale storico della capitale le cui alterne vicende sono state sempre al centro delle battaglie di Italia Nostra Roma, sembra essere al riparo dal rischio di sparire. Eppure, si tratta di molto più di un caffè elegante: è l’opportunità di sentirsi, sopra ogni vincolo di casta o sfoggio di particolari agiatezze, parte del coinvolgente sentimento di un proprio passato. Per fortuna, dal 1953 il contenuto – i mobili e i tanti quadri alle pareti, stracolme di vedute e disegni tra cui un Caffi ed un Induno, la Kaufmann e la Marianna Dionigi – è vincolato. Viceversa, sarebbe già stato smembrato nelle varie opere che lo compongono, che sono proprietà del Caffè storico e che sono indissolubilmente legate a quel luogo, attività e contesto.
Un po’ ovunque in Italia sono nate associazioni a difesa delle Botteghe Storiche con l’intento di farle conoscere e favorirne la sopravvivenza, preservando un mondo di sapere e arti che rischiano altrimenti di sparire insieme alle ditte che chiudono i battenti. Queste associazioni propongono percorsi tematici tra le varie botteghe, che si tratti di orologiai, guantai, negozi di merceria o passamaneria oppure di panettieri, macellai o pasticcerie.
Un ruolo essenziale possono avere le amministrazioni pubbliche e lo Stato, promuovendo leggi e regolamenti pensati per venire incontro alle esigenze particolari di questo settore produttivo del Paese. La categoria spinge per un regime di sgravi fiscali, regolamenti che prevedano deroghe alle varie norme comunali e anche incentivi specifici. Purtroppo, non sempre le buone intenzioni delle amministrazioni comunali si sono tradotte in fatti concreti. È ora di passare dalle parole ai fatti e dare a queste realtà produttive gli strumenti per essere competitive rispetto allo strapotere dei grandi gruppi internazionali e avvicinare i giovani ad una professione ricca di stimoli culturali, attraverso buone pratiche con gli istituti d’arte.
La partecipazione al Concorso, che si svolge esclusivamente come delineato nel regolamento riprodotto sul sito Concorso fotografico “Botteghe e locali storici da conoscere e salvare”, è aperta a tutti coloro che al momento dell’iscrizione abbiano compiuto i 14 anni di età (i minorenni dovranno essere autorizzati da un genitore o chi ne fa le veci). Il termine ultimo per partecipare è il 30 novembre 2023. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Polo della Fotografia e patrocinata da Associazione Botteghe Storiche di Roma, Camera di Commercio di Genova, Associazione “R. Aiolfi” di Savona e Borgo Italia the virtual magazine.
*Presidente Italia Nostra nazionale