Andrea Moda è stata la più sgangherata e al tempo stesso straordinaria scuderia nella storia della Formula 1. Fondata dall’imprenditore calzaturiero Andrea Sassetti, subentrò a inizio anni Novanta all’umbra Coloni Racing. La squadra era composta da un personale che in parte proveniva dal paesello del proprietario: l’ingegnere aveva lavorato in Gran Turismo, un meccanico nella Coloni, ma parecchi erano senza alcuna esperienza in Formula 1. L’Andrea Moda è tuttavia riuscita, dopo innumerevoli disavventure, a realizzare il miracolo di fare undici giri nell’unico Gran Premio a cui sia riuscita a partecipare, quello di Montecarlo nel 1992. Su questa storia Massimiliano Sbrolla, Cristiano Coini e Giordano Viozzi hanno realizzato la splendida docuserie che proprio in questi giorni è possibile vedere su Vimeo, in attesa che diventi disponibile anche su altre piattaforme. “Andrea Moda Formula – La scuderia più folle di sempre” è divertentissima, documentata come deve essere un lavoro di questo tipo e piena di piccoli-grandi gialli che nel corso delle tre puntate via via si risolvono. Per esempio Sassetti verrà arrestato nel paddock per problemi finanziari e farà un giro di pista con le manette ai polsi. Il team Andrea Moda verrà escluso dal Mondiale per aver “rovinato la reputazione della Formula 1″.
Tra i protagonisti dell’opera c’è sicuramente il pilota brasiliano Roberto “Pupo” Moreno, autore di quei mitici undici giri a Montecarlo. Classe 1959, Moreno ha una carriera lunghissima nel mondo dell’automobilismo e oggi fa il coach privato di piloti a Miami. In Formula 1 ha disputato 77 Gp con diverse scuderie, tra cui Lotus, Benetton, Minardi e appunto Andrea Moda. Nel 1990 con la Benetton riuscì ad arrivare sul podio in Giappone, secondo dietro al compagno di squadra Nelson Piquet.
Moreno, quanto si è divertito a partecipare a questo documentario?
Molto, gli autori sono stati bravissimi a raccontare una storia che nessuno avrebbe immaginato potesse diventare una serie. Un’impresa degna di Andrea Moda.
In questi anni le era già capitato di ripensare a quei giorni?
Andrea Moda fa parte della mia vita, perché tutti insieme abbiamo ottenuto un buon risultato, nessuno pensava che la squadra si qualificasse a un Gran Premio. Ma Monaco è stata la ciliegina, la torta l’avevamo preparata prima.
Come è arrivato all’Andrea Moda?
Mi ha chiamato Coletti, un immobiliarista che trovava gli appartamenti ai piloti a Montecarlo e quindi conosceva tutti. Mi telefona e mi racconta che i due piloti di una nuova squadra, non molto forte, se ne erano appena andati via, e quindi cercavano qualcuno per la gara seguente in Brasile. Io ero senza ingaggio e dissi che se mi avessero pagato 15 mila dollari in contanti avrei detto di sì. Bisognava riuscire a fare qualche giro di pista in modo da avere l’iscrizione per il Mondiale.
Cosa pensò all’inizio?
Quando ho visto quello che c’era ho pensato che sarebbe stato difficile, una speranza me l’hanno data i meccanici per come lavoravano. Ce l’abbiamo fatta e non siamo stati buttati fuori dal Mondiale.
E Sassetti?
Credo non immaginasse i soldi che sarebbero serviti, ma era uno che voleva superare le difficoltà e fare qualcosa di buono nella F1, ha fatto tutto con molto cuore.
A Montecarlo il suo miracolo più grande in F1?
Non lo so, ne avevo già fatti altri. Diciamo che è stato l’ultimo. Ma il secondo posto a Suzuka con una macchina che non conoscevo è stato forse ancora più grande. Sono arrivato all’ultimo momento, di venerdì, e alla domenica ero sul podio con il mio amico Nelson Piquet, che mi aveva aiutato molto a inizio carriera. L’ultima volta di due brasiliani sullo stesso podio.
Chi è stato il pilota più grande di tutti i tempi?
Per me Niki Lauda, il mio idolo. In Brasile Emerson Fittipaldi ha indicato a noi la strada, di andare in Europa e negli Stati Uniti. Senna ha seguito la scia di Nelson. Nessuno è stato migliore di altri. Ogni epoca ha il suo campione, c’è stato Schumacher, ora Verstappen.
La sua generazione è stata piena di talenti e di duelli.
Senna e Prost avevano la macchina migliore, facevano corsa tra di loro, il francese però era già in fase declinante come del resto Nelson, invece Senna faceva parte della nuova generazione.
Alla Benetton dopo quel gran risultato non ha proseguito.
Schumacher ha preso il mio posto, e così ho avuto l’opportunità di fare l’esperienza con Andrea Moda, dove c’era un programma di lavoro per avere almeno una macchina che potesse girare veloce.
A Imola cosa successe?
Il cuscinetto della ruota davanti di sinistra si bloccò nella qualifica e così non abbiamo potuto dimostrare quello che eravamo. Andrea Moda era disegnata sì bene, ma non era finita al livello del suo disegno. In Spagna abbiamo fatto due giri piano perché l’ala dietro era crepata, poi abbiamo trovato quella buona.
Il segreto?
Io avevo amici nelle altre squadre, in Ferrari come in Benetton, e mi hanno aiutato su quelle cose che ci mancavano.
Quanti punti avreste fatto se la scuderia non fosse stata squalificata?
Difficile dirlo, Sassetti non aveva molto soldi.
Tornando indietro nella sua carriera, come è stato il suo debutto in F1?
Con la squadra francese Ags nel 1987. Io ero in Formula 3000, quando sono andato a sviluppare la loro auto che viaggiava quattro secondi più lenta dell’ultimo della griglia. Una giornata di prova, e siamo andati quattro secondi più veloci e così mi hanno invitato a fare il Gp di Giappone e poi in Australia arrivai sesto, guadagnando un punto.
Il suo rapporto con l’Italia?
Amo l’Italia così come gli italiani. Da voi ho tanti amici. Nel 1988 sono stato collaudatore della Ferrari, nei giorni del primo cambio semiautomatico in F1: oggi se i piloti cambiano marcia dal volente è grazie ad allora.