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“Nun se po’ cchiù parlà”, Marisa Laurito scherza (mica tanto) in una canzone alla Arbore sul politicamente corretto: “Una censura continua, ma dovrei gioire perché mi chiamano tesora”

Nel pezzo scritto da Lorenzo Hengeller (in anteprima il video su FQMagazine), la celebre attrice della banda di Quelli della notte si lamenta con spudorata ironia di cancel culture, finte battaglie formali per le donne e per quella spensieratezza che non fa più parte della vita di tutti i giorni. “Quando da giovane mi molestavano tiravo schiaffi”

di Davide Turrini

“Non si può più dire mamma, non si può più dire papà”, “non chiamarmi femminuccia o donna con le palle”. Marisa Laurito mette in musica lo strazio del politicamente corretto e si sorride assai. S’intitola Nun se po’ cchiù parlà il brano scritto, suonato e prodotto da Lorenzo Hengeller che sfrega la lampada dei ricordi d’antan, tra un ritmo alla Carosone, qualche accordo luttazziano, leggerezza e gusto del paradosso alla Arbore, per prendere in giro le esagerazioni formali. “Non ce la facevo più di questo politically correct per cui ho chiamato Lorenzo Hengeller, musicista bravissimo e spiritoso e gli ho chiesto se mi scriveva un pezzo su questo tema mandandogli ottomila spunti”, spiega la Laurito a FQMagazine. “Poi ci è voluto un po’ per preparare tutto, compreso un cartone animato. Oggi bisogna combattere, per tante cose, ma anche per la parola. Un artista ha diritto alla rivendicazione alla satira”.

A breve non si parlerà più di nulla…
“Un signore ha dato del “pelato” ad un altro, giocando, e praticamente l’altro lo ha denunciato. Pare sia un insulto sessuale. L’offeso ha pure guadagnato un sacco di soldi. Poi mi viene in mente quella povera insegnante che ha mostrato il David di Michelangelo ad una classe senza chiedere permesso ai genitori ed è stata sospesa. Si sta esagerando, no?”

Nel mondo dell’arte poi…
“Quando sono entrata a dirigere un teatro mi hanno chiesto come volessi essere chiamata: direttore o direttrice? Gli ho detto: chiamatemi madre badessa!”

“Madre badessa” è splendido…
“Bisogna trovare nuovi nomi per i ruoli delle donne. Direttore non mi posso far chiamare, come dicono certe femministe, tra cui la sottoscritta. Credo che la Crusca o chi per essa debba aggiungere nuovi nomi. Direttora non si può sentire. Anche tesora…

Ma cos’è?
“Giuro, l’ho sentito. Mi si accappona la pelle. Tesora non posso sentirlo, come assessora!”

Terrificante anche direttrice…
“Senta lei prenda quella strada che la porta là, prenda la direttrice…”

Quand è l’ultima volta che si è autocensurata?
“È una censura continua. Fra amici ancora ancora, ma oltre bisogna stare attentissimi. Viene da dire ‘ma tu non sei normale’, no? E non si può più dire. Sono andata a vedere uno spettacolo di Vincenzo Salemme, con lui si muore dalle risate, assieme a Isabella Rossellini che è una mia grandissima amica. A un certo punto nella scena c’è il personaggio di napoletano che finge di essere indiano, con tic, ecc.. Isabella rideva come una pazza ma in un orecchio mi disse: negli Stati Uniti questo non possiamo più farlo”.

Oltre al politicamente corretto c’è pure la cancel culture…
“Vogliono eliminare Biancaneve e i sette nani, perché il principe la bacia mentre lei dorme quindi non è consenziente”.

Altro che brano musical, qui andrebbe preparato un intero spettacolo…
“Ma io c’ho da fare, non ho il tempo (ride)… capisco che si vada avanti e che le donne devono combattere, ma che lo facciano per avere salari equiparati agli uomini. Dicono che si parte dal nome per l’equità, ma io tesora non voglio essere chiamata, mi fa schifo”.

Fare ironia attraverso la musica è molto alla Arbore…
“Siamo ancora molto amici e un’influenza c’è sicuro. Quando Renzo mi scelse e formò il gruppo Quelli della notte prese persone che erano in sintonia con lui. Qualcosa nell’inconscio ci sarà. È una canzone divertente e divertita. Le voglio raccontare una cosa che mi è accaduta l’altro giorno”

Prego
“Sono andata dal fruttivendolo e dietro di me è entrata una ragazza trentenne nera con un viso dalla bellezza esagerata. Mentre compravo la frutta mi sono voltata e le ho detto “Lei è bellissima, ha un viso meraviglioso”. Lei ha ringraziato, ma appena l’ho detto ho pensato: chissà questa che pensa, crederà che la sto importunando. Bisogna stare attentissimi”.

Tra gli anni ’70 e ’80 della sua giovinezza, nonostante i problemi, si viveva tutti con più spensieratezza…
“Volevamo divertirci, ma questa spensieratezza non c’è più perché dal nostro televisore in casa sempre acceso ogni tre secondi arrivano notizie di disastri da tutto il mondo”

Jannacci cantava: “la televisiun la t’endormenta cume un cuiun…
“Certo dobbiamo essere informati, ma non è che siamo informati troppo? Di fronte ad una guerra atroce come quella tra israeliani e palestinesi che dura da anni, un groviglio terribile,di difetti da ambo le parti, noi siamo impotenti. Però tutti i giorni mi tocca vedere bambini che muoiono…”

Lei si occupa da anni della battaglia delle donne in Iran…
“Lì c’è una totale mancanza di libertà. In Afghanistan le donne nemmeno possono studiare o sposarsi senza il permesso degli uomini. In Iran una ragazza di 16 anni è stata massacrata ed è morta perché portava male il velo. Non cambia nulla lì. Fanno l’ira di dio, ma il mondo guarda da un’altra parte. Gli uomini sono al potere con religione e tolgono la libertà alle donne. Un governo europeo serio dovrebbe combattere questa ingiustizia tagliando i ponti con questi paesi: voi per noi non esistete fino a quando non rispetterete i diritti umani”.

Nel bel libro su Luciano De Crescenzo scritto da lei, da Arbore e con un’introduzione di Domenico De Masi c’era un dettaglio molto divertente: al posto del DNA lei parla di DAN: Doni Avuti Nascendo. Quali sono i suoi DAN?
“Primo: sono nata a Napoli. Grazie a ciò l’ironia è il mio pane quotidiano. Siamo gente simpatica, calda, soprattutto quando ero bambina si viveva un periodo meraviglioso. C’erano ancora dei personaggi incredibili in strada, c’era la vita del quartiere. Secondo: la ribellione. Dono e anche danno. Ribellarsi alle cose ingiuste è un dono. Terzo: sono un’artista. Quarto: la curiosità. Quinto: la bellezza esagerata (ride ndr)”.

Quella per prima…
“Luciano (De Crescenzo ndr) era bello ed esagerato. Le ha avute tutte. Bellissimo, simpaticissimo, coltissimo. Faceva l’offshore ed è stato campione. Ha scritto libri e sono diventati best seller mondiali. Questi doni che si ricevono ma poi bisogna anche lavorare per migliorarli”.

Giorni fa ha raccontato in tv che ricevette da giovane molte molestie e che in risposta schiaffeggiava tutti …
“Vengo da una famiglia severa. Mio padre era un operaio di sinistra, mi ha insegnato la disciplina, l’amore per se stesso e il rispetto per gli altri. Sono nata in un’epoca in cui le donne non potevano fare l’amore se non sposate. Venendo da questa educazione ferrea ovvio che se qualcuno mi molestava partivano schiaffi. L’ho fatto anche con alcuni bellissimi, anche se francamente potevo fare altro…”

Anche nel mondo dello spettacolo molestavano?
“Moltissimi! Quando ero giovane erano molestie continuative. La verità è che molti di questi uomini non molestavano perchè gli piacevi ma per avere potere. Cosa che continua ancora oggi, Per fortuna con l’età che avanza si abbandonano cose seccanti. Ma ho molte amiche giovani e so che le molestie continuano sempre. Mi chiedo: ma oggi che l’amore si può fare con più libertà, perché continuare a molestare?”

Si è divertita con quelle due sgallettate della Maionchi e della Milo?
“Immensamente. Sono donne forti, dalla grande personalità, donne che hanno vissuto appieno la propria vita e non si sono negate niente. Pensate che Sandra (Milo, ndr) ancora cerca l’uomo della sua vita a 90 anni… lo cerca davvero! E speriamo che lo trovi…”.

“Nun se po’ cchiù parlà”, Marisa Laurito scherza (mica tanto) in una canzone alla Arbore sul politicamente corretto: “Una censura continua, ma dovrei gioire perché mi chiamano tesora”
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