Cinquemila persone ad assistere, 380 fra cardinali, patriarchi, vescovi e sacerdoti a concelebrare nella Basilica di San Pietro: qui Papa Francesco ha presieduto la messa in occasione della conclusione della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Il messaggio del Pontefice è stato in linea con l’obiettivo: “Penso a quanti sono vittime delle atrocità della guerra, alle sofferenze dei migranti, al dolore nascosto di chi si trova da solo e in condizioni di povertà, a chi è schiacciato dai pesi della vita, a chi non ha più lacrime, a chi non ha voce – ha detto Bergoglio – E penso a quante volte, dietro belle parole e suadenti promesse, vengono favorite forme di sfruttamento o non si fa nulla per impedirle. È un peccato – ha aggiunto – grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società”.
“Una Chiesa serva di tutti” – Al centro del messaggio il modo di intendere la Chiesa di Papa Francesco: “Questa è la Chiesa che siamo chiamati a sognare: una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di ‘buona condotta’, ma accoglie, serve, ama. Una Chiesa dalle porte aperte che sia ‘porto di misericordià”. Poi ha continuato: “Nel grande comandamento Cristo lega Dio e il prossimo, perché non siano mai disgiunti. Non esiste un’esperienza religiosa autentica che sia sorda al grido del mondo. Non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo, altrimenti si rischia il fariseismo”. Secondo Francesco, “magari abbiamo davvero tante belle idee per riformare la Chiesa, ma ricordiamo: adorare Dio e amare i fratelli col suo amore, questa è la grande e perenne riforma. Essere ‘Chiesa adoratrice’ e ‘Chiesa del servizio’, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri”.
Le parole del Pontefice a conclusione del Sinodo – “In questa ‘conversazione dello Spirito’ abbiamo potuto sperimentare la tenera presenza del Signore e scoprire la bellezza della fraternità”, ha detto papa Francesco al termine dell’omelia nella messa in San Pietro a conclusione del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità. “Ci siamo ascoltati reciprocamente e soprattutto, nella ricca varietà delle nostre storie e delle nostre sensibilità, ci siamo messi in ascolto dello Spirito Santo”, ha osservato. Secondo il Pontefice, “oggi non vediamo il frutto completo di questo processo, ma con lungimiranza possiamo guardare all’orizzonte che si apre davanti a noi: il Signore ci guiderà e ci aiuterà ad essere Chiesa più sinodale e più missionaria, che adora Dio e serve le donne e gli uomini del nostro tempo, uscendo a portare a tutti la consolante gioia del Vangelo”. E ancora: “Fratelli e sorelle, per tutto questo he avete fatto nel Sinodo e continuate a fare vi dico grazie! Grazie per il cammino fatto insieme, per l’ascolto e per il dialogo – ha quindi concluso Francesco -. E nel ringraziarvi vorrei fare un augurio a tutti noi: che possiamo crescere nell’adorazione di Dio e nel servizio del prossimo. Adorare e servire. Il Signore ci accompagni. E avanti, con gioia!”.
Cosa ha deciso il sinodo: la relazione di sintesi – La Chiesa fa un passo avanti nella direzione di essere meno “gerarchica” e più “sinodale”. E al termine di quattro settimane di ascolto, confronto e “conversazione nello spirito” nell’Aula Paolo VI, ieri sera l’assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità ha approvato la Relazione di sintesi: il documento consultivo su cui si baserà l’ulteriore approfondimento fino alla successiva assemblea sul medesimo tema, nell’ottobre dell’anno prossimo. Si cerca un nuovo modo di essere Chiesa nel mondo di oggi, che si fondi su quel “camminare insieme” del Sinodo istituito da Paolo VI a partire dal Concilio: una Chiesa che ribadisce la sua “opzione preferenziale” per i poveri, l’attenzione al dramma dei migranti, al “grido della terra” e, non può essere altrimenti, a un contesto in cui divampano nuovi scontri e conflitti. “In mezzo a noi erano presenti sorelle e fratelli di popoli vittime della guerra, del martirio, della persecuzione e della fame”, dice il documento finale, ribadendo “la nostra determinazione a essere operatori di pace”.
Ruolo delle donne e celibato sacerdotale – Fra i temi che restano controversi e ancora aperti, quelli del ruolo delle donne nella Chiesa e del celibato sacerdotale. diverse le posizioni “in merito all’accesso delle donne al ministero diaconale. Alcuni considerano che questo passo sarebbe inaccettabile in quanto in discontinuità con la Tradizione”. Per altri, invece, “concedere alle donne l’accesso al diaconato ripristinerebbe una pratica della Chiesa delle origini. Altri ancora discernono in questo passo una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi (…). Alcuni esprimono il timore che questa richiesta sia espressione di una pericolosa confusione antropologica, accogliendo la quale la Chiesa si allineerebbe allo spirito del tempo”. E valutazioni diverse anche “sul celibato dei presbiteri. Tutti ne apprezzano il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo”: ma ci si chiede se “debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile”. Un tema “non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso”.
“Questi temi restano aperti” – Dagli esiti dell’approvazione – tutti con la maggioranza dei due terzi, ma alcuni con una più alta quota di ‘no’ – “la votazione conferma che sono punti aperti, che la discussione, la riflessione e l’approfondimento sono in corso”, ha commentato in conferenza stampa il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo. “Era chiaro che alcuni temi avrebbero incontrato una maggiore opposizione – ha sottolineato il relatore generale, il card. Jean-Claude Hollerich -. Anzi, sono sorpreso che molti hanno votato a favore, significa che le resistenze non sono tanto grandi quanto pensavamo”. Per quanto riguarda il ruolo dei laici, si avverte il pericolo di “clericalizzarli”, “creando una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni”. Sull’identità di genere e l’orientamento sessuale “è importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa”.
“Ascoltare la voce delle vittime di abusi sessuali da parte del clero” – Quest’ultima, comunque, “deve ascoltare con particolare attenzione e sensibilità la voce delle vittime e dei sopravvissuti agli abusi sessuali, spirituali, economici, istituzionali, di potere e di coscienza da parte di membri del clero o di persone con incarichi ecclesiali”. E “in modi diversi, anche le persone che si sentono emarginate o escluse dalla Chiesa, a causa della loro situazione matrimoniale, identità e sessualità chiedono di essere ascoltate e accompagnate, e che la loro dignità sia difesa”. “La Chiesa sta creando spazi per tutti, nessuno escluso, perché questo è quello che vuole Gesù. Nessuno può sentirsi escluso o non accettato”, ha evidenziato Grech.