Sì al dialogo, ma niente campo largo. È la risposta che Carlo Calenda dà alla segretaria del Pd Elly Schlein, invitata con il leader di +Europa Riccardo Magi, all’assemblea nazionale di Azione, tenutasi ieri al Teatro Eliseo di Roma.
Nel suo intervento Schlein ha parole di stima per il padrone di casa e, dopo aver elencato tutti i temi nevralgici che possano accomunare i partiti dell’opposizione (dalla sanità pubblica al precariato fino al salario minimo), esprime il suo auspicio: “Abbiamo le nostre differenze, e ci mancherebbe altro, siamo partiti diversi. Ma al di là di queste differenze, con un approccio pragmatico che guarda al merito delle cose, tante sono le questioni su cui, davanti a questo governo, possiamo e dobbiamo lavorare insieme, mostrando alle persone che ci seguono che c’è un’alternativa e che la possiamo costruire“.
La segretaria dem sottolinea più volte la necessità di un corale pragmatismo nell’opposizione (“Se ci chiudiamo in una stanza e aspettiamo di starci tutti simpatici, probabilmente non ci arriveremo mai”) e conclude citando il modello del campo largo a Foggia: “Proviamo a stare nel merito delle cose, come abbiamo fatto sul salario minimo, come stiamo facendo sulla sanità e come possiamo fare su altri temi. A Foggia abbiamo dimostrato che, costruendo insieme un perimetro con un programma coerente e comune e una candidatura credibile in grado di rappresentarci tutti e tutte, noi possiamo tornare a vincere insieme“.
Nel suo intervento Calenda assicura che ci sarà un dialogo, ma esclude la costruzione di un campo largo con tutti i partiti dell’opposizione, utilizzando l’espressione inglese “over my dead body” (“Dovete passare sul mio cadavere”). E spiega: “Dialogheremo sulla sanità, come abbiamo fatto sul salario minimo, anche se ce stiamo a lavora’ da due mesi e a Elly vorrei dire direttamente: ‘Chiudiamo ‘sta roba’. Se i 5 Stelle non sono d’accordo, vadano a quel paese. Parleremo con tutti – sottolinea – ma io non rinuncio di una virgola alla costruzione di un polo, che non è il Terzo Polo, perché il nome non mi piace. Voglio costruire un grande fronte repubblicano e noi ci mettiamo a disposizione nel dire che se bisogna cambiare o allargarsi, lo faremo. Ma a partire dal giorno dopo le elezioni europee“.
E aggiunge la seconda bordata a Giuseppe Conte e al M5s: “Se oggi ci trovassimo a governare col campo largo, non riusciremmo a trovare nemmeno un accordo sul mandare le armi all’Ucraina. Non ci ritroveremo su nulla anche in merito al termovalorizzatore a Roma, che è piena de monnezza. Io ho affetto per Elly Schlein ma dico al Pd: attenti, se la gara è su chi è più bravo a fare il populista, Conte vince 10 a zero su di voi – continua – perché ha molto più allenamento. E l’allenamento glielo avete dato voi sostenendolo come presidente del Consiglio. Quindi, che succederà col campo largo? Quando il governo non ce la farà più, si farà un governo tecnico. Daje”.
Il leader di Azione poi attacca il Superbonus, il reddito di cittadinanza, Quota 100 e altre misure del governo Conte, sfoderando una complessa metafora psicologica sulla dieta: “Noi abbiamo periodi di ingordigia. E daje di Superbonus gratuito. Minchia, 150 miliardi di euro. Poi aboliamo la povertà, poi ancora Quota 1000. Uno, pum pum pum, ingrassa e poi si ritrova le artiere ostruite e schioppa. Allora va dal medico, che è il presidente del governo tecnico. E lui ti mette a dieta. Ma c’è uno che vuol stare a dieta nella vita? Io no. È normale che i cittadini al terzo o quarto giorno di dieta dicono che non ce la possono fare”.
Calenda quindi critica gli elettori “perché sbagliano”, citando ancora una volta il M5s e in particolare Virginia Raggi.
Da contraltare a tutto questo c’è solo un faro: Mario Draghi, il cui governo è celebrato da Calenda come modello a cui ispirarsi e definito come “l’unico nella storia della Seconda Repubblica” ad aver incarnato “l’orgoglio nazionale”.
Calenda infine si rivolge ai suoi: “Lo so che c’è un pezzo di questa platea che vuole allearsi con la sinistra per vincere (ma tanto perdiamo uguale) e un’altra che vuole mettersi con una parte della destra. Siccome io sono il vostro segretario e devo dare la linea politica, vi dico che questo non accadrà. Noi andremo per l’alto mare aperto a prendere i voti e ci andremo finché non saremo talmente forti – conclude – da dare le condizioni noi agli altri. Se avete il coraggio, lo facciamo, altrimenti, mi dispiace, ma questo è il partito sbagliato in cui stare. Trovatevi un altro segretario e ve ne andate a fare gli accordi con Renzi o coi 5 Stelle o con la destra. Io non sono quell’uomo“.