Meno agevolazioni per i professionisti, dirigenti, imprenditori e tecnici che rientrano in Italia, perché occorre “eliminare distorsioni” e risparmiare risorse. Ma nessuna modifica al maxi regalo fiscale previsto fin dal 2016 per i Paperoni che spostano qui la residenza: una tassa piatta di soli 100mila euro per chi guadagna milioni. Le bozze del decreto legislativo sulla fiscalità internazionale, esaminato dal consiglio dei ministri il 16 ottobre, non intervengono infatti sulla norma voluta nel 2016 dal governo Renzi e sfruttata da 2.142 super ricchi. A cui non viene nemmeno richiesto di investire nel Paese, nonostante sulla carta la finalità della generosa agevolazione fosse proprio quella.

L’argomento non è stato nemmeno toccato, lo scorso 26 ottobre, durante il botta e risposta a Palazzo Madama tra l’ora senatore Renzi e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’ex premier ha fatto la voce grossa contro il taglio degli sgravi oggi previsti per i rimpatriati – “Voi avete raddoppiato l’immigrazione dei barconi e state bloccando il ritorno dei cervelli. Ci sono tante famiglie che su questa vicenda sono disperate” -, il titolare del Mef ha difeso la decisione elencando distorsioni come “il fatto che qualcuno rientrasse e prendesse residenza al Sud per avere una maggiore detrazione e poi andasse a lavorare da qualche altra parte”, le “pratiche elusive adottate da certi gruppi che trovavano il modo di suddividere il vantaggio tra il dipendente e il gruppo per metterlo a carico dello Stato” e “il caso del rientro dei cervelli dei calciatori, su cui una riflessione andrebbe fatta” (stando al comunicato di Palazzo Chigi, gli sportivi saranno in realtà esclusi dalla stretta).

Poi ha spiegato che “dei 24.450 impatriati, i ricercatori e docenti sono circa 1.800. Gli altri sono top manager o manager o persone che hanno sfruttato una agevolazione che non è che non costa. L’effetto sulle casse dello Stato di questo regime agevolativo è valutabile in 1,3 miliardi di euro annui e, nel momento in cui il mio modesto cervello si è applicato a redigere la legge di bilancio, si è applicato soprattutto ai redditi medio-bassi“. La quantificazione di Giorgetti non è confermata dall’ultimo Rapporto del ministero sulle spese fiscali (le famigerate tax expenditure), stando al quale quelle agevolazioni sottraggono all’erario esattamente la metà: 670 milioni all’anno.

Cifre a parte, salta all’occhio la contraddizione tra la ratio dichiarata – riequilibrare un intervento che favorisce senza motivo professionisti a reddito medio alto – e la scelta di lasciare immutato un altro regime fiscale di favore per “rimpatriati” ancora più abbienti. Ovvero sportivi professionisti, imprenditori e rentier a cui viene consentito di non pagare le tasse sulla base delle normali aliquote Irpef né della flat tax per gli autonomi, ma di versare invece un’imposta forfettaria di 100mila euro su redditi il cui ammontare è sconosciuto. Un’assoluta mancanza di trasparenza censurata ogni anno dalla Corte dei Conti. Questo generoso favore a contribuenti molto ricchi ha di recente attirato anche l’attenzione dell’Osservatorio fiscale europeo guidato da Gabriel Zucman, che nel suo primo Rapporto sull’evasione fiscale globale lo ha classificato come il regime preferenziale più dannoso della Ue – insieme alla tassa piatta greca – perché offre esenzioni imponenti a pochi individui estremamente facoltosi.

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