“Esprimiamo sostegno e solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Come Cgil, nell’ambito della mobilitazione di questi mesi, stiamo chiedendo un investimento straordinario sul pubblico, per garantire servizi e diritti alla cittadinanza”. Ad affermarlo, in una nota, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in occasione dello sciopero proclamato per il 30 ottobre dal personale Inl, in presidio davanti alle Prefetture di tutta Italia. La protesta riguarda gli arretrati della perequazione degli stipendi per gli anni 2020-2022, al centro del confronto già col precedente governo e definitivamente incagliatosi con quello attuale. “Dopo il fallito tentativo di conciliazione esperito ai sensi della L. 146/90, al quale nessun rappresentante del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha preso parte, nessun impegno concreto e preciso è stato assunto dal vertice politico del Ministero”, avevano scritto i sindacati nel comunicato unitario che annunciava lo sciopero. Uno stallo che, secondo le rappresentanze, evidenzia il disinteresse per un comparto già gravato da problemi di organico e strutturali, ai quali si aggiunge la questione del riconoscimento dell’autonomia organizzativa e finanziaria dello stesso Inl.
“Le attività svolte ogni giorno dall’Ispettorato – ha scritto oggi Landini – sono essenziali per la tutela di lavoratrici e lavoratori, vessati da varie forme di illegalità e assenza di norme sulla rappresentatività sindacale, che ne condizionano e limitano l’esercizio di diritti”. Per questo tutta la Cgil “appoggia le lavoratrici e i lavoratori in questa vertenza, affinché – conclude il segretario generale – vi sia finalmente un vero investimento da parte del governo in termini di risorse, personale e strumentazione, per combattere seriamente le illegalità sul mercato del lavoro e ridurre in modo incisivo infortuni e morti sul lavoro”. E’ già la terza volta in pochi mesi che gli ispettori del lavoro proclamano lo sciopero nazionale, il tutto ad appena 6 anni dall’istituzione dell’Ispettorato stesso, nato ai tempi del Jobs act di Matteo Renzi con la promessa di razionalizzare la vigilanza sul lavoro sotto un unico ente meglio contrastare fenomeni come il caporalato, il lavoro clandestino ed il lavoro nero e soprattutto la piaga delle morti sul lavoro. La realtà è un’altra e la racconta il personale che torna a incrociare le braccia. “Nonostante il bilancio in attivo, la mancata perequazione ha trasformato l’Inl nella più povera delle amministrazioni, con difficoltà ad arruolare nuovo personale che diserta i concorsi tanto che in molte aree gli organici sono insufficienti e capita che 15 ispettori debbano controllare 70mila aziende: così parlare di contrasto e sicurezza è impossibile”, accusano i sindacati, che denunciano carenze di personale fino al 50%.
A differenza degli altri dipendenti di Enti del Comparto Funzioni Centrali, ai quali la perequazione dell’indennità di amministrazione è stata riconosciuta dal 2020, per il personale Inl come per i dipendenti di Anpal servizi una soluzione definitiva ancora non si è voluta trovare, nonostante il bilancio dell’ente sia in attivo di oltre 200 milioni e i sindacati abbiano proposto di utilizzarlo a beneficio dei dipendenti. “Da tempo chiediamo che una quota dei proventi delle sanzioni in materia di salute e sicurezza – tuttora inutilizzabili da parte di Inl – siano destinati, tramite apposito emendamento, al personale. Ciò anche al fine di evitare il dimezzamento della retribuzione accessoria che si verificherà già dal 2023 a seguito delle nuove assunzioni”, ricordano i sindacati che ormai considerano un miraggio il superamento del gap salariale con gli altri enti pubblici. Ma dal ministero di Marina Calderone non c’è stato alcun segnale. I risultati, accusano i sindacati, si vedono anche nei concorsi pubblici, con i vincitori che poi non si presentano perché l’Inl è sempre meno appetibile. “Nonostante l’avvio di un importante reclutamento di personale, si registrano ancora centinaia di posti scoperti, in quanto l’Inl si dimostra ente meno concorrenziale rispetto ad altri”, denunciano gli ispettori calabresi in una lettera che, come in altre città, è stata consegnata al prefetto di Potenza perché la inoltrasse alla Presidenza del Consiglio di Giorgia Meloni. Gli ispettori evidenziano “una sproporzione tra le competenze e le responsabilità richieste al personale, e la retribuzione corrisposta”. Ancora: “Da tempo chiediamo di trasformare l’Inl in una vera Agenzia, dotata di piena autonomia, così da poter svolgere appieno i compiti cui è preposta e da riconoscerne il ruolo”. E concludono: “Chiediamo a Lei e al Governo da Lei presieduto dei concreti gesti tesi a risolvere queste criticità e riconoscere alla vigilanza sul lavoro il ruolo che merita, come ricordato nelle scorse settimane dal Presidente della Repubblica».