Nelle terre in cui l’uva e l’olio rappresentano l’eccellenza, oltre a una delle fonti primarie per l’economia, è un autunno di incertezze. In Sicilia, nelle zone dell’entroterra soprattutto, si contano i danni della peronospora, una malattia delle piante che ha portato a una riduzione di circa il 30% della produzione del settore vitivinicolo. I danni si manifestano con la perdita delle foglie prima e dell’intero grappolo poi, e stanno mettendo in ginocchio migliaia di aziende che devono fare già i conti con eventi climatici improvvisi e gli incendi che ogni anno devastano gran parte dell’isola. Proprio le violente piogge hanno determinato l’avanzare dell’infezione mettendo a rischio gran parte della produzione. Secondo le stime degli ispettorati provinciali dell’agricoltura i danni ammontano a circa 351 milioni di euro, per una drammatica situazione che ha colpito quasi tutta l’isola e altre regioni italiane come l’Abruzzo e il Lazio.
Una delle province più colpite è quella di Agrigento, dove quasi metà della produzione di uva da tavola è stata colpita dall’infezione, inficiando così il raccolto di quest’anno. Ad agosto, a fronte di danni ingenti il governo aveva stanziato però appena 11 milioni di euro per le aziende colpite dal fenomeno, sicuramente un piccolo passo che non ha risolto il problema. L’allarme dei viticoltori è stato raccolto dalla Regione Siciliana che ha dichiarato lo stato di calamità, ma adesso l’intero settore attende i fondi per riparare ai danni di un fenomeno che non si ferma. Sul caso è stata presentata anche una interrogazione della deputata siciliana del Pd Giovanna Iacono, in cui si fa presente e si rimarca di come gli aiuti non bastino a “scongiurare una crisi di comparto che avrebbe conseguenze devastanti sul piano della produzione, della qualità stessa della produzione e sull’intera filiera che rappresenta uno dei settori più dinamici e produttivi dell’intera isola”.
Come se non bastasse, nella provincia di Agrigento l’emergenza climatica ha portato dei danni anche al settore olivicolo dovuti alle scarse piogge nel momento della maturazione, un problema acuito dalla difficoltà dei produttori di accedere ai servizi di irrigazione e agli alti costi per l’approvvigionamento. “La riduzione di quantità di olio sarà sicuramente superiore alla stima del 20% attesa sul piano nazionale – spiega la stessa deputata Iacono che sul caso ha presentato un’altra interrogazione chiedendo lo stato di calamità per il settore – i produttori e i frantoi rischiano il default“. Sull’isola, infatti, interi paesi vivono grazie alle due colture, quest’anno in ginocchio. Gli aiuti del governo però, riescono a compensare appena il 3% dei danni di una stagione nera per molte aziende.