Ce lo chiediamo forse un po’ tutti, ogni tanto: «Ci prendete per stupidi?». Stavolta a chiederselo è Al Gore, ex-vice presidente degli Stati Uniti, che dopo l’esperienza politica si è fatto conoscere per l’impegno nella lotta contro la crisi climatica, che gli è valso nel 2007 il premio Nobel per la Pace.

«Ci prendete per stupidi?» è la domanda che Gore si fa più volte durante un TED talk registrato quest’estate, uno di quei monologhi dal palcoscenico – su cui il 75enne Gore è a suo agio – in cui i protagonisti puntano la lente su un argomento specifico. In questo caso, le fonti fossili e la crisi climatica. Eloquente il titolo: “Quello che l’industria dei combustibili fossili non vuole che voi sappiate”.

In poco meno di mezz’ora Gore fa a pezzi il greenwashing delle società fossil fuels, a suon di dati, grafici, tabelle, citazioni. Dall’alto della sua esperienza e autorevolezza, demolisce la narrazione secondo cui i produttori di combustibili fossili, il cui utilizzo è di gran lunga la prima causa della crisi climatica, possono essere parte della soluzione. Continuando indisturbati con il loro business as usual.

Un sonoro «Do you take us for fools?» arriva quando Gore mette nel mirino il solare conflitto di interessi del presidente della prossima COP28 a Dubai, che è anche Ceo della Abu Dhabi National Oil Company, le cui emissioni superano quelle di Exxon Mobil e che per giunta pianifica di espandere ulteriormente la produzione di oil&gas. Com’è possibile che con una mano voglia ridurre le emissioni, con l’altra pianifichi di aumentarle? Ci prendete per stupidi?

Un altro «Do you take us for fools?» esplode quando viene citato il direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Che dice una cosa lapalissiana, però contrastata dalla narrazione delle società fossil fuels: non si può espandere la produzione di oil&gas e allo stesso tempo dichiararsi impegnati a rispettare gli Accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni. O l’una, o l’altra. Ci prendete per stupidi?

Gore, in particolare, smonta facilmente una dopo l’altra le false soluzioni che le società fossil fuels “vendono” a livello di comunicazione per mostrare di essere impegnate a diventare più green. Mentre continuano col business di sempre, come dimostrano i loro investimenti che solo in piccolissima parte vanno in tecnologie e progetti a favore della transizione. Per non dire delle società che hanno apertamente fatto dietrofront sugli impegni climatici.

Il CCS, la cattura e sequestro di carbonio? Non fingiamo che sia qui e ora, dice Gore. Più o meno lo stesso vale per la cattura diretta di CO2 dall’atmosfera: si può fare, ma è costosissima e soprattutto incredibilmente energivora. Quanto alle compensazioni (offsets), Gore riconosce che possono avere un ruolo nelle strategie di decarbonizzazone, ma molto marginale. E comunque quelle legate al mercato volontario dei crediti di carbonio (che le aziende inquinanti acquistano per compensare le loro emissioni climalteranti) sono al centro di enormi polemiche, con studi che ne hanno messo in luce la scarsissima trasparenza e affidabilità.

Si tratta di false soluzioni perché, anche quando tecnicamente fattibili, non sono provate – e quindi non sono disponibili oggi e con ogni probabilità non lo saranno in futuro – su vastissima scala, che è quella necessaria. Con una narrazione tutta impostata ad esaltarne l’efficacia, invece, le società fossil fuels su questo ci manipolano, dice Gore. Come del resto hanno sempre fatto. Perché da decenni sapevano a cosa saremmo andati incontro bruciando a più non posso combustibili fossili, ma hanno nascosto la verità in nome del profitto. Una narrazione che a loro serve per mantenere la licenza sociale ad operare, mentre dietro le quinte remano contro qualsiasi avanzamento, in ogni sede, a ogni livello, su leggi e regolamenti pro-clima.

La crisi climatica è una crisi legata ai combustibili fossili, dice Gore, per cui non bisogna più permettere che processi come quelli delle COP siano “catturati” dalle società fossili, che vi presenziano in massa coi loro lobbisti. Come pure non si può più lasciare ai petro-Stati la facoltà di porre il veto, com’è accaduto all’ultima COP27 in Egitto, quando il resto del mondo è vicino ad accordarsi per avviare finalmente il phase-out, la progressiva uscita dalle fonti fossili.

Non dobbiamo più permetterlo. Non dobbiamo più farci prendere per stupidi.

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