Sono ormai più di 8mila, secondo le fonti palestinesi, le vittime dei bombardamenti israeliani a Gaza. Ma circa 300 chilometri più a nord, al confine tra Israele e Libano, si sta consumando un altro scontro tra le Forze di difesa israeliane e i miliziani del partito sciita libanese Hezbollah che potrebbe portare all’apertura definitiva di un nuovo fronte di guerra. Ed è proprio lì che secondo un’indagine di Amnesty International potrebbe essersi consumato un crimine di guerra da parte di Tel Aviv, compiuto ancora sparando indiscriminatamente munizioni al fosforo bianco sulla popolazione civile. Proprio come successo, secondo Human Rights Watch, nei giorni scorsi a Gaza.

I fatti denunciati dall’organizzazione internazionale impegnata nella salvaguardia dei diritti umani, che si è avvalsa di documentazione fotografica e video, sarebbero avvenuti nell’ambito delle operazioni militari che si sono svolte tra il 10 e il 16 ottobre, pochi giorni dopo l’attacco di Hamas nel sud d’Israele. Nello specifico, proprio il 16 ottobre i militari israeliani hanno sparato, si legge, proiettili di artiglieria contenenti fosforo bianco, un’arma incendiaria il cui utilizzo sulla popolazione civile è vietato dalle convenzioni internazionali, sulla città di Dhayra ferendo almeno nove civili e danneggiando i loro beni. Per questo chiedono che venga aperto un fascicolo per valutare se sia stato commesso un crimine di guerra.

“È orribile che l’esercito israeliano abbia utilizzato indiscriminatamente il fosforo bianco in violazione del diritto umanitario internazionale – ha commentato Aya Majzoub, vicedirettrice regionale per il Libano, Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International – L’uso illegale di fosforo bianco in Libano, nella città di Dhayra, il 16 ottobre, ha messo seriamente in pericolo la vita dei civili, molti dei quali sono stati ricoverati in ospedale e sfollati e le cui case e automobili hanno preso fuoco”.

Abitanti e medici degli ospedali cittadini hanno raccontato di una fitta nube di fumo bianco, dall’odore forte (quello del fosforo bianco è simile a quello dell’aglio), che ha avvolto la città tutta la notte, mentre nei nosocomi arrivavano persone con problemi respiratori compatibili con l’esposizione al fosforo bianco. La polvere, spiegano, è rimasta sul terreno per diversi giorni successivi al bombardamento.

Non solo Dhayra, però. Verifiche sono in corso anche riguardo ai bombardamenti nelle città di confine di Aita al-Chaab e vicino alla città di al-Mari, nel sud del Libano. “Due video verificati dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International – si legge -, girati il ​​10 ottobre intorno ad al-Mari, mostrano immagini di oggetti accesi che scendono al suolo e provocano incendi diffusi, quasi certamente indicando l’uso di fosforo bianco. Amnesty International ha inoltre verificato un video e cinque foto del bombardamento di Aita al-Chaab, il 15 ottobre, che molto probabilmente mostrano l’uso di una miscela di proiettili al fosforo bianco e proiettili di artiglieria standard”.

Infine, sempre il Crisis Evidence Lab di Amnesty ha verificato le foto scattate dai fotografi dell’AFP il 18 ottobre vicino al confine libanese. Queste mostrano proiettili di munizioni fumogene al fosforo bianco da 155 mm allineati per l’uso accanto agli obici M109 dell’esercito israeliano. Questi proiettili hanno un caratteristico colore verde pallido e bande di colore rosso e giallo e marchi visibili con la scritta M825A1 e D528, rispettivamente la nomenclatura del proiettile e il codice di identificazione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DODIC) per le munizioni a base di fosforo bianco.

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