Strade sott’acqua in diversi quartieri, disagi per il traffico e per i trasporti pubblici, blackout parziali. Milano si è svegliata in apnea dopo una bufera che ha battuto la città per tutta la notte, con pioggia e forti raffiche di vento. Una situazione che ha portato alla (consueta) esondazione del Seveso che ha coinvolto i quartieri vicini, tutti a Nord della città: Niguarda, Isola, Maggiolina, Ca’ Granda per citarne alcuni. In particolare è andata in tilt la circolazione dell’arteria viale Fulvio Testi-viale Zara (fondamentale per il collegamento con Sesto San Giovanni e la Brianza), che si è trasformata in una distesa di acqua a pelo di marciapiede che ha spinto l’Atm a interrompere la circolazione dei mezzi di superficie e (con un po’ di ritardo, dopo che alcuni passeggeri sono rimasti isolati alle fermate) la chiusura di alcune stazioni della metro. L’esondazione è durata oltre 6 ore: l’acqua ha continuato ad avanzare anche 4 ore dopo la conclusione delle precipitazioni, arrivando fino a viale Melchiorre Gioia, a poche centinaia di metri dalla stazione centrale dei treni.

Ad allagarsi sono stati anche i sottopassi Negrotto e Rubicone. Evacuate a scopo precauzionale le comunità che si trovano nel parco Lambro per l’innalzamento delle acque del fiume. Le forti piogge della notte, con molti fulmini, sono state accompagnate nella prima mattinata da intense raffiche di vento che sferzavano alberi e impalcature e strappavano ombrelli fino a far cadere alcuni passanti. Nella zona tra Maggiolina e Niguarda si è verificato anche un blackout. La superstrada Milano-Meda è stata bloccata da allagamenti e lunghe code in più punti, dalla Brianza a Milano. Proprio a Meda è esondato il torrente Tarò, con conseguenze su tutta la circolazione stradale.

La situazione critica di Milano provoca la lite a distanza tra le istituzioni locali. Oggetto del contendere le opere di riduzione del rischio di allagamento del Seveso. Il primo a parlare è l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli: “E qualcuno dice ancora che le vasche non servono – scrive sui social in polemica con la Regione Lombardia – La vasca di Milano è in collaudo, Ma le altre, quelle di Regione Lombardia sono indietro”. Il riferimento è alle vasche di laminazione che dovrebbero contenere il Seveso e che ancora non sono state realizzate. A rispondere è il presidente della Regione Attilio Fontana. “Credo che Granelli si dovrebbe occupare di gestire meglio la città, perché credo che non siano mai successe tante situazioni come queste, che dimostrano un completo abbandono“. “Lui dovrebbe preoccuparsi a casa sua – rincara il governatore – noi il nostro lavoro lo stiamo facendo. Le vasche di laminazione saranno pronte, la prima verrà consegnata entro la fine di gennaio, la seconda entro marzo, stiamo rispettando i tempi. Di solito è sempre così, quando uno ha la coda di paglia cerca di scaricare sugli altri le sue responsabilità”.

In Lombardia gli occhi sono puntati anche sul lago di Como, vicino allo straripamento. I volontari hanno già montato le barriere mobili su Lungo Lario Trento e Trieste davanti a piazza Cavour, e questo ha comportato un restringimento di carreggiata. La strada è al momento percorribile, anche se rallentamenti saranno inevitabili. Verrà posizionata anche la grossa idrovora della Colonna Mobile Provinciale di Protezione Civile in piazza Cavour per cercare di controllare il livello dela falda acquifera. In giornata il livello è destinato a salire.

L’autostrada del Brennero è attualmente chiusa in direzione nord al confine di Stato, per una frana che si è abbattuta nella notte sull’arteria su territorio austriaco. Tra Bressanone e Vipiteno si segnala già una coda di mezzi pesanti. Nelle scorse ore l’ondata di maltempo si è abbattuta anche sulle Alpi.

Numerosi gli interventi, nella notte, da parte dei Vigili del fuoco in Valtellina e Valchiavenna. Allagamenti, piccoli smottamenti, caduta di alberi pericolanti: sono state una ventina le uscite dei pompieri sull’intero territorio, in particolare a Villa di Chiavenna, Andalo Valtellino e Valdisotto. Diversi i passi alpini chiusi per neve o transitabili unicamente con catene montate. Sotto stretta osservazione diversi torrenti a rischio esondazione dopo diversi giorni di piogge intense con brevi pause e forti intensificazioni.

In Veneto si contano sinora 80 interventi dei vigili del fuoco, in particolare le province di Belluno, Venezia, Treviso. A Belluno i vigili del fuoco con il supporto dei volontari hanno effettuato 30 interventi per alberi abbattuti, smottamenti e danni d’acqua: chiuse per smottamenti la via Feltrina al chilometro 45.800 in località Carpen e la SP251 in località Soffranco.
In provincia di Treviso svolti 21 interventi per la rimozione di alberi e rami pericolanti nella zona di Treviso, Silea e Roncade. Da segnalare nel comune di Carbonera il distacco totale della copertura di un capannone agricolo di 300 metri quadrati adibito a ricovero per mezzi. In corso le verifiche per la messa in sicurezza e le verifiche sui tetti di alcune abitazioni. Sono 17, invece, gli interventi legati al maltempo effettuati nel veneziano per alberi pericolanti e danni d’acqua.

Grazie al sistema Mose, Venezia è stata risparmiata da un’acqua alta eccezionale, che alle 23,05 ha toccato una massima di un metro e 54 centimetri, misurati alla diga sud del Lido. Per la città sarebbe stato un colpo tremendo. Ma l’alzata delle paratoie del sistema idraulico alle 3 bocche di porto ha tenuto fuori della laguna l’onda di marea, mantenendo nel bacino interno un livello di 75 centimetri. Il centro storico in sostanza è rimasto all’asciutto. Il fenomeno, a causa dell’aumento in serata del vento di scirocco, ha superato anche le previsioni del centro maree, che aveva stimato una massima di 135-140 cm. L’alta marea interessa tutto il litorale, da Trieste fino alla Bassa friulana, con picchi di oltre un metro, e vento forte con piogge intense cadute fino a 150mm, allagamenti, alberi caduti. A Trieste il livello del mare è salito fino a raggiungere i bordi dei ponti (e della strada) in Canal grande, impedendo il transito delle barche, così come anche al Molo Audace e alla Scala reale, dove l’acqua è salita al di sopra dei gradini ma senza raggiungere la strada né piazza Unità d’Italia.

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