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Gran Bretagna, rivolta nel Partito laburista per la linea sulla guerra di Gaza: sospeso un deputato che chiede “libertà” per la Palestina

E’ rivolta all’interno del Partito laburista britannico per la linea sulla guerra tra Hamas e Israele: la posizione ufficiale del Labour, quella voluta dal leader neomoderato sir Keir Starmer, viene infatti vista da molti esponenti del partito come troppo allineata a quella del governo conservatore. Ed ecco che in questi giorni, in diretta opposizione al capo di partito, sono arrivate richieste di cessate-il-fuoco da 60 deputati e centinaia di consiglieri locali. Tra questi, molti pezzi da novanta del Labour, come il sindaco di Londra Sadiq Khan, il popolare primo cittadino di Manchester Andy Burnham e il leader della compagine politica per la Scozia Anas Sarwar. Dopodiché, il 30 ottobre è pure arrivata la sospensione di un veterano del partito, il deputato Andy McDonald, reo di aver pronunciato alcune frasi in sostegno a una Palestina libera. Insomma, all’interno dei laburisti è in corso una vera e propria contestazione. Da un lato c’è chi sostiene la linea di Starmer e la sua richiesta di una “pausa umanitaria” temporanea – non di una tregua – per portare aiuti alla popolazione. Dall’altro lato gli esponenti che chiedono ufficialmente il cessate-il-fuoco per fermare i bombardamenti su Gaza e le incursioni via terra. E lo scontro tra le due compagini è così acceso da obbligare infine l’intervento dello stesso leader del partito.

In un discorso tenuto il 31 ottobre alla Chatham House di Londra, Starmer ha detto di comprendere la richiesta dei laburisti dissidenti, ma ha aggiunto che un cessate-il-fuoco immediato finirebbe di fatto per lasciare intatte le infrastrutture di Hamas, permettendo ai miliziani di attaccare nuovamente Israele. Secondo Starmer, la “pausa umanitaria resta dunque l’unico approccio credibile” per alleviare la sofferenza dei palestinesi e consentire l’arrivo di aiuti umanitari nella Striscia. Finito l’intervento, al leader laburista è stato inoltre chiesto ripetutamente se c’è il rischio di azioni disciplinari nei confronti di chi si discosta dalla linea del partito: per Starmer, tutto il Labour è unito nel voler vedere un “alleviamento di questa terribile situazione”, ma dalla sua bocca non è arrivato alcun riferimento a eventuali misure contro i dissidenti.

E tuttavia, una misura è già stata presa, e solo un giorno prima del discorso di Starmer: si tratta appunto della sospensione dal partito del deputato Andy McDonald per alcune parole pronunciate durante una grande manifestazione di solidarietà ai palestinesi svoltasi a Londra nel fine settimana. In particolare, McDonald ha detto che non ci sarà pace in Medio Oriente “fino a quando tutte le persone, israeliani e palestinesi, tra il fiume e il mare, potranno vivere in pacifica libertà“. Parole insomma di sostegno a una Palestina libera e a un cessate-il-fuoco permanente su Gaza. Ecco, la frase di McDonald è stata giudicata “fortemente offensiva”, in quanto – sostiene l’ambasciatrice israeliana a Londra Tzipi Hotovely – comporterebbe una minaccia esistenziale allo Stato ebraico. Tutto questo nonostante McDonald avesse condannato senza alcun tentennamento l’attacco terroristico di Hamas. Nei confronti del deputato si sono dunque scatenate le critiche: prima quelle del Governo conservatore di Rishi Sunak e poi, a stretto giro, quelle dei laburisti. Di qui la sospensione dal partito, con conseguente avvio di un’inchiesta interna.

E tuttavia, nemmeno i Tories sono esenti da questo tipo di tensioni: un deputato conservatore, Paul Bristow, è stato appena licenziato dal suo incarico governativo – quello di assistente ministeriale presso il Dipartimento per la scienza, l’innovazione e la tecnologia – per aver sollecitato pubblicamente Sunak a sostenere una tregua permanente su Gaza, in netto contrasto con la linea dell’esecutivo. In una lettera di due pagine, Bristow ha infatti affermato che i civili palestinesi stanno subendo una vera e propria “punizione collettiva” ad opera di Israele. “Un cessate il fuoco permanente salverebbe vite umane e consentirebbe una continua colonna di aiuti umanitari per raggiungere le persone che ne hanno più bisogno”, ha scritto il deputato. “I palestinesi comuni non sono Hamas. Faccio fatica a capire come Israele sia più sicuro dopo la morte di migliaia di palestinesi innocenti. Non dovrebbero subire punizioni collettive per i crimini di Hamas”. Secondo il numero 10 di Downing Street, però, i suoi commenti “non erano coerenti con i principi di responsabilità collettiva”.