È guerra tra la Regione Campania e il ministero dell’Istruzione sul dimensionamento scolastico. La Quarta Sezione del Tar ha accolto la richiesta di sospensione cautelare e di rimessione alla Corte costituzionale presentata dal governatore Vincenzo De Luca contro il decreto, adottato dai ministeri dell’Istruzione e dell’Economia, che ha ridotto il numero delle autonomie scolastiche da 965 a 839. Una vittoria anche per la Cgil e la Cisl, che hanno sostenuto la battaglia legale dell’amministrazione. Il ministro leghista Giuseppe Valditara ha già detto di voler impugnare la decisione: “Siamo già al lavoro per ricorrere al Consiglio di Stato, fiduciosi della bontà delle nostre ragioni. Pur nel rispetto che si deve ad ogni pronuncia giurisdizionale, non può ritenersi condivisibile che il Tar Campania si sia dichiarato competente su un decreto, adottato di concerto tra due ministeri, che reca i criteri per la definizione dell’organico dei dirigenti scolastici sull’intero territorio nazionale”.

Festeggia intanto De Luca, che da mesi si batte contro la scelta del governo di ridimensionare le istituzioni scolastiche. “L’accoglimento del nostro ricorso ferma la scellerata decisione di tagliare scuole, risorse e personale scolastico in Campania. Avevamo rilevato nei mesi passati l’assurdità del ridimensionamento delle attività scolastiche, soprattutto nel momento in cui diventa ancora più necessaria un’attività educativa e di cura dei ragazzi, soprattutto nei quartieri più a rischio. Il Tar ha deciso la sospensione del provvedimento del governo ed è una decisione importante, che ci incoraggia a proseguire la nostra battaglia fino alla sua conclusione positiva”. Ma il ministro non lascia cadere nel vuoto le parole del governatore: “A quella politica che continua a fare polemiche strumentali e demagogiche, facendo credere che da questa riforma si determinino chiusure di plessi o riduzione di servizi, che invece non ci saranno, si può solo ribadire che continueremo a lavorare per l’attuazione delle riforme richieste dal Pnrr nell’interesse della modernizzazione del nostro Paese”.

A pronunciarsi sulla querelle ora sarà il Consiglio di Stato. “Non è una guerra politica. Non c’è nulla di personale e non è nemmeno una questione partitica. Abbiamo due visioni diverse di scuola e il Tar ad oggi ci ha dati ragione”, dice al fatto.it l’assessora regionale all’Istruzione Lucia Fortini. “È chiaro che in punta di diritto il dimensionamento non porterà nell’immediato a nessun taglio dei plessi, ma l’accorpamento degli istituti è rischioso perché avremo inevitabilmente tagli del personale, in primis dei collaboratori scolastici. Alla lunga vedremo anche delle scuole che uniranno le classi poco numerose con un taglio dei docenti. Ma sia chiaro: io non sto difendendo posti di lavoro, sto tutelando il diritto ad una scuola di qualità dei ragazzi”. Anche la Flc Cgil nazionale chiede il ritiro del decreto, che porterà – a detta del sindacato – “alla perdita di centinaia di sedi scolastiche con tutto quello che ne consegue in termini di perdita occupazionale, affollamento delle classi e completa sparizione di scuole nelle zone più interne”. Secondo la Cgil, infatti, nell’arco del prossimo triennio, attraverso smembramenti e accorpamenti di plessi e sedi, il numero di istituti scenderebbe da 8.007 a 7.309: in pratica sarebbe soppresso il 9% delle sedi esistenti.

Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato del Movimento 5 stelle Antonio Caso, capogruppo in Commissione Istruzione: “La decisione del Tar Campania di sospendere il decreto interministeriale sul dimensionamento scolastico conferma la bontà di quanto andiamo ripetendo da mesi. La misura voluta da Valditara produrrà infatti accorpamenti selvaggi di istituti in molte regioni, soprattutto al Sud. In un panorama sociale nel quale bisognerebbe recuperare il ruolo della scuola anche come istituzione fisica sui territori, questo governo mette in pratica un accorpamento inspiegabile e deleterio degli istituti, con il rischio di abbandonare a se stessi migliaia di alunni in tutta Italia. L’annuncio del ministro Valditara di voler impugnare l’ordinanza davanti al Consiglio di Stato è l’ennesima dimostrazione di una maggioranza completamente scollata dal Paese reale che continua ad avere un approccio esclusivamente ideologico al mondo della scuola”.

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