La vittima del sequestro più lungo della storia italiana ha scelto di raccontarsi Storie di Sera, il programma di Eleonora Daniele in onda il lunedì su Raiuno
“Non è stato semplice per me ma ho partecipato perché questa è l’ultima volta che i riflettori saranno posati su di me”. Così Carlo Celadon, la vittima del sequestro più lungo della storia italiana a Storie di Sera, il programma di Eleonora Daniele in onda il lunedì su Raiuno. Dopo oltre trent’anni, il figlio dell’imprenditore sequestrato ad Arzignano nel 1988 ha rotto il silenzio e concesso un’intervista in diretta: “Sentivo che non avevo più la testa mi sentivo letteralmente impazzire”. E poi: “Non c’è un manuale di sopravvivenza: sono cose che quando cadono dal cielo siamo costretti ad affrontarle. Sicuramente non pensavo potesse durare così a lungo. E’ stata dura“. Sono passati 30 anni dal quel 25 gennaio del 1988, quando nella villa della famiglia di Carlo, ad Arzignano, irruppe un commando formato da quattro o cinque persone. Rapirono Carlo, che al tempo aveva 18 anni, e lo portarono in Aspromonte. 831 giorni vissuti in sette diversi covi.
“La luce che filtrava era sempre poca – racconta oggi Celadon – perché i covi erano coperti da foglie o sacchi di filo o di paglia, però qualche raggio filtrava ogni giorno ed era quello che mi faceva capire che era nato un nuovo giorno. Se non ricordo male, quando sono stato liberato sapevo perfettamente che era il 5 maggio del 1990. Come lo sapevo? Perché ogni volta che dal sacco filtrava un nuovo raggio di luce, io contavo il giorno in più. Sono andato avanti cosi per 831 giorni”. Durante la puntata di “Storie di Sera”, Eleonora Daniele ha mostrato a Carlo le immagini di quei terribili giorni, ma anche quelle della festa ad Arzignano, nel giorno in cui è tornato a Casa. Celadon ha spiegato che “Erano almeno trent’anni che non vedevo queste immagini. Le avevo viste appena rilasciato, in un pezzo riassuntivo che i tg avevano trasmesso in quei giorni e che avevo avuto la possibilità di guardare mentre ero al commissariato, a Siderno”.