La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato prescritti i reati di falso contestati al maresciallo dei Carabinieri Roberto Mandolini e al carabiniere Francesco Tedesco, a processo per aver mentito sul pestaggio letale subito da Stefano Cucchi nella caserma Casilina. Annullata senza rinvio, quindi, la sentenza d’Appello bis che il 21 luglio 2022 aveva condannato a tre anni e sei mesi di carcere Mandolini e a due anni e quattro mesi Tedesco. Quella decisione della Corte d’Appello di Roma era arrivata a poche ore dallo scattare dell’estinzione dei falsi: la sorte delle condanne, quindi, dipendeva esclusivamente all’ammissibilità o meno dei ricorsi degli imputati. Se fossero stati dichiarati inammissibili – come ha chiesto in udienza la sostituta procuratrice generale della Suprema Corte, Antonietta Picardi – l’orologio della prescrizione sarebbe rimasto bloccato alla sentenza d’appello. Il collegio però ha deciso diversamente.

All’epoca dell’omicidio Mandolini era il comandante della stazione Appia, mentre Tedesco, in servizio presso la stessa stazione, era uno dei cinque militari che arrestarono il 31enne geometra per spaccio di hashish. Per entrambi la Cassazione aveva disposto un secondo processo d’appello il 4 aprile scorso, giorno in cui aveva reso definitive le sentenze a 13 e 12 anni per Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i carabinieri autori materiali del pestaggio. L’accusa a Tedesco e Mandolini era proprio di non aver riportato i nomi dei due colleghi nel verbale d’arresto, nonché di aver falsamente attestato, nello stesso verbale, la rinuncia di Cucchi a nominare un difensore di fiducia.

“Roberto Mandolini è colpevole ma è stato salvato dalla prescrizione. Provo tanta pena per lui”, è il commento della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Di “sentenza pilatesca”, ma in un senso opposto, parla invece all’AdnKronos l’avvocato di Mandolini, Giosuè Bruno Naso: “Come al solito la Cassazione non ha avuto coraggio, avrebbe dovuto annullare senza rinvio la sentenza per insussistenza del fatto. Così invece è un colpo al cerchio e uno alla botte, la Cassazione non sorprende mai”.

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