È allarme nella Cei dopo che l’Unione Europea lo scorso 3 marzo ha ordinato al governo italiano di recuperare “in modo immediato e definitivo”, nonché con gli interessi, l’Ici e l’Imu mai pagate tra il 2006 e il 2011 da tutti quegli enti, prevalentemente ecclesiastici, che avrebbero goduto di esenzioni dichiarate ‘illegittime’. Nei giorni scorsi, infatti, il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi, ha inviato a tutte le diocesi una missiva grondante preoccupazione per la stangata in arrivo a causa degli arretrati delle tasse mai versate: la cifra in questione oscillerebbe tra i 3,5 e gli 11 miliardi.
A fare chiarezza sulla vicenda ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) è il deputato di +Europa, Riccardo Magi, da anni impegnato nella battaglia per il recupero delle tasse non versate dal Vaticano all’erario: “In Italia abbiamo avuto una normativa sull’Ici, poi diventata Imu, che ha sempre previsto dei regimi di esenzione per quegli enti, non solamente religiosi, che svolgono attività di assistenza e di accoglienza, purché fossero al di fuori dei canali commerciali. Il primo problema – sottolinea – è che queste strutture sono proprietà di centinaia e centinaia di enti, ordini, congregazioni religiose che dal punto di vista fiscale sono persone giuridiche distinte tra di loro e questo rende molto difficile gli accertamenti e il recupero delle somme”.
E aggiunge: “Negli anni abbiamo contestato il fatto che questa esenzione fosse non dovuta, non giusta, non equa perché applicata anche su quelle strutture che svolgevano contemporaneamente attività caritatevoli e attività commerciali. A Roma, ad esempio, ci sono centinaia di strutture che sono dei veri e propri alberghi e che svolgono un’attività ricettiva in concorrenza con strutture private, come alberghi e B&B,. Ma, essendo proprietà di enti religiosi, non hanno mai pagato l’Ici e l’Imu“.
Magi denuncia la perenne presenza di “una zona grigia” nelle normative italiane: “Il governo Berlusconi modificò la norma proprio al fine di farla risultare più oscura. Successivamente intervenne il ministro Bersani che modificò la norma, ma quella zona grigia c’era ancora. Si arrivò alla prima contestazione della Commissione Europea che definì quelle esenzioni fiscali ‘aiuti di Stato’ e quindi – prosegue – il governo Monti modificò ancora il regolamento, ma senza chiarirlo del tutto, perché anche dopo la riforma Monti continua a esserci questo fenomeno di elusione. Tra il 2014 e il 2015 infatti trovai che su 300 strutture ricettive pubblicizzate sui siti istituzionali del Comune di Roma, il 40% non aveva mai pagato l’Imu e il 20% a volte lo pagava, altre volte no”.
Il segretario di +Europa spiega che il recupero delle tasse non versate, secondo l’ingiunzione della Ue al governo italiano, deve essere immediato, altrimenti si incorre in una procedura di infrazione: “Qui la questione non è solo legata alla capacità dello Stato italiano di recuperare delle imposte che sono state evase e quindi ci sono i 5 anni entro cui il governo può farlo, altrimenti il recupero delle sanzioni va in prescrizione– aggiunge – C’è soprattutto la violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato. E quindi la Corte di Giustizia Ue ha chiesto di passare alla fase effettiva del recupero dei soldi. A me riesce difficile immaginare che questo possa avvenire, però deve essere fatto. Questi soldi si devono assolutamente riscuotere e quella lettera lacrimevole della Cei ci fa capire che forse si avvicina il momento della riscossione effettiva“.
Magi conclude: “È una questione di giustizia e di equità, perché ancora oggi molte di queste strutture eludono la normativa, secondo cui l’esenzione è dovuta se l’attività alberghiera avviene fuori dai canali commerciali e a un prezzo che sia meno della metà del prezzo di mercato. Ma queste strutture invece applicano i prezzi di mercato. Ora i vescovi italiani cercano sponda nell’ala cattolica del governo per avere un’ulteriore esenzione illegittima – chiosa – Direi allora che i cittadini italiani e lo Stato devono cercare una sponda nella Commissione Europa per recuperare le risorse che sono quanto mai preziose in questo momento in cui c’è difficoltà a garantire servizi e sono stati tagliati addirittura i fondi per la disabilità. Parliamo di servizi da centinaia di milioni di euro. Qui possiamo recuperare addirittura 11 miliardi“.