Cultura

Apre la stanza segreta di Michelangelo: cosa c’è dentro e perché l’artista si rifugiò qui per due mesi. Le immagini dell’interno

di Marco Ferri

Sono occorsi 48 anni e 27 ministri della Cultura della Repubblica italiana per rendere possibile a tutti l’accesso a una stanzuccia posta sotto il piano di calpestio di uno dei due ricetti della Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo – parte integrante del Museo delle Cappelle Medicee, a Firenze – sulle cui pareti vi è una serie di disegni attribuiti a Michelangelo Buonarroti, capaci di impressionare sia per l’alone di mistero che li ha sempre avvolti, sia per la possibile paternità (ma allo stato attuale non risultano noti documenti che lo certifichino).

Comunque sia, le figure disegnate furono scoperte quasi per caso nel lontano novembre 1975 quando Paolo Dal Poggetto, allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, incaricò il restauratore Sabino Giovannoni di effettuare dei saggi di pulitura in uno stretto corridoio sottostante l’abside della Sagrestia Nuova, in occasione di un sopralluogo preliminare alla ricerca di uno spazio adeguato alla realizzazione di una nuova uscita del museo.

L’esistenza dell’ambiente – 30 metri in tutto, alto due metri e mezzo al culmine della volta – era ben noto, ma fino al 1955 veniva usato come deposito di carbonella; rimasto poi inutilizzato, fu chiuso e dimenticato per almeno due decenni, sotto una botola completamente coperta da armadi, mobili e suppellettili accatastate. È qui, durante dei saggi sulle pareti, che il restauratore si imbatté, sotto due strati di intonaco, in una serie di disegni murali di figura, tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna, di dimensioni varie, in molti casi sovrapposti, che Dal Poggetto attribuì per la maggior parte a Michelangelo. L’allora direttore ipotizzò che l’artista si fosse rifugiato nel piccolo ambiente nel 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII, infuriato perché l’artista – durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città – aveva militato come supervisore delle fortificazioni per il breve periodo di governo repubblicano (1527-1530). Ottenuto il perdono della famiglia, dopo circa due mesi – che secondo la ricostruzione dovrebbero collocarsi tra la fine di giugno e la fine di ottobre 1530 – Michelangelo tornò finalmente libero e riprese nuovamente i suoi incarichi fiorentini (come la realizzazione della stessa Sagrestia Nuova), fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma.

I disegni, ancora oggetto di studio da parte della critica, secondo la tesi di Dal Poggetto furono realizzati durante il periodo di “auto-reclusione” dell’artista che avrebbe utilizzato i muri della piccola stanza per “abbozzare” alcuni suoi progetti tra i quali opere della Sagrestia Nuova, come le gambe di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, citazioni dall’antico, come la testa del Laocoonte, e progetti riferibili ad altre sculture e dipinti. Insomma una sorta di album di disegni non su carta, ma su intonaco, non da sfogliare, ma da ammirare a 360 gradi.

La suggestione digitale
Se sulle pareti sono ben visibili le tante figure abbozzate, in alcuni punti la volta del piccolo ambiente è caratterizzata da aloni scuri, talvolta neri, che sono il risultato del fumo delle candele necessarie per illuminare la stanza al calare del sole. Su uno di questi aloni, ben visibile, compare anche l’impronta digitale di un dito e in molti, in tutti questi anni, hanno fatto a gara sia a immaginarsi che quella potesse essere la traccia lasciata da un dito del Genio di Caprese, sia a cercare il modo di poterlo dimostrare. Ovviamente ancora non è stato possibile giungere ad alcun risultato e quell’impronta resta “di ignoto”, ma la storia dell’arte dell’ultimi decenni, data in pasto a folle sempre più smaniose di selfie invece che di sapere, rischia di affidarsi più alle suggestioni che ai documenti. Con tutto quel che ne può seguire.

Accesso contingentato
L’accesso all’ambiente non è semplice poiché necessita la discesa di una stretta e angusta scala che, purtroppo, ne impedirà la fruizione ai portatori di disabilità motoria. Tuttavia i vertici del ministero hanno deciso l’apertura al pubblico dell’ambiente, mai stato accessibile al pubblico in maniera regolamentata prima d’oggi, ma solo a partire dal 15 novembre per gruppi contingentati di massimo quattro persone alla volta, in modo da proteggere i disegni e mantenere adeguate condizioni conservative, indispensabili a salvaguardare i preziosi manufatti. Il numero limitato di presenze per fasce orarie è dovuto alla necessità di intervallare il periodo di esposizione alla luce a led a periodi prolungati di buio. Il necessario monitoraggio dei valori microclimatici verrà condotto nei prossimi mesi, d’intesa con l’Opificio delle Pietre Dure.

Si potranno quindi ammirare i disegni attribuiti a Michelangelo presenti nella stanza segreta, che poi tanto segreta non è perché lo stesso Dal Poggetto pubblicò sull’argomento un libro lo stesso anno della scoperta e poi di nuovo nel 2012, con i contributi di Cristina Acidini e Monica Bietti, allora rispettivamente soprintendente del Polo Museale Fiorentino e direttrice delle Cappelle Medicee. Ma queste sono sottigliezze. L’importante è che gli attuali direttori dei musei, in scadenza di mandato, si affrettino ad assumersi la paternità di iniziative eclatanti, magari legate a una più vasta fruizione del bene comune. Per esempio fino a ieri per visitare quella piccola stanza era necessario firmare una liberatoria per sollevare lo Stato dalla responsabilità di eventuali incidenti che potevano occorrere nel discendere quei pochi, ripidi scalini. Oggi invece è possibile farlo addirittura prenotando telefonicamente o per email. Bene, ne siamo felici. Ma allora cos’è cambiato? Tecnicamente niente! Sono solo aumentati il prezzo del biglietto e la necessità di stupire i visitatori. Ma sono sottigliezze.

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Info

La stanza segreta sarà accessibile esclusivamente su prenotazione fino ad un limite di 100 persone alla settimana. Sarà aperta il lunedì (alle 15, 16:30 e 18), il mercoledì (alle ore 9, 10:30, 12, 13:30, 15, 16:30, 18), il giovedì (alle ore 9, 10:30, 12, 13:30, 15), il venerdì (alle ore 15, 16:30 e 18) e il sabato (alle ore 9, 10:30, 12, 13:30, 15, 16:30, 18). La permanenza massima all’interno della stanza sarà di 15 minuti (tempo non certo bastante per spiegazioni esaustive dei vari disegni presenti), accompagnati dal personale di vigilanza del museo.

Il biglietto di ingresso alla stanza avrà un costo di 20 euro a persona (2 euro i ridotti; gratuito per i minori di 18 anni) a cui si andranno ad aggiungere i costi della prenotazione obbligatoria (3 euro) e il prezzo del biglietto di ingresso al Museo delle Cappelle Medicee (10 euro intero, 3 euro ridotto fino al 15 dicembre 2023). Un totale di 30 euro più la prenotazione obbligatoria per i biglietti interi e 5 euro più i 3 euro di prenotazione obbligatoria per i ridotti. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito web www.bargellomusei.beniculturali.it; per le prenotazioni invece www.operalaboratori.com oppure telefonare al numero 055.294883.

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