È il momento in cui bisogna piantare gli alberi, non tagliarli. Ci sono persone di Villetta che si stanno battendo e io sono con loro”. La poetessa e scrittrice Dacia Maraini conferma al Fatto di essere la prima, oltre che la più nota attivista in una vicenda proveniente dall’Appennino centrale e che, come avvenuto per la morte dell’orsa Amarena, rischia di far saltare sulla sedia gli ambientalisti. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, tra i più importanti d’Italia, ha infatti deciso il taglio di ben 3.410 pini neri (circa 15 ettari) nella pineta di Villetta Barrea, piccolo angolo di paradiso al confine tra Abruzzo, appunto, Lazio e Molise. Un intervento previsto nell’ambito di un progetto di prevenzione degli incendi boschivi, ratificato proprio da una delibera del Comune di Villetta Barrea (appena 602 abitanti in provincia dell’Aquila) il 6 luglio 2022.

L’abbattimento ragionato degli alberi per prevenire gli incendi, va detto, è una pratica molto comune. Qui però il tema è che il cosiddetto pinus nigra è una specie floristica autoctona e dunque protetta. Della “famosa pineta di Villetta Barrea” si parla sui principali blog di settore, ma soprattutto all’articolo 21 del regolamento del Parco che al comma 7, lettera d, esclude dal taglio “i nuclei spontanei di Pino nero”. Anche perché, come sottolinea l’Ispra, il terreno circostante è caratterizzato da una frana di primo livello, che la pineta aiuta a trattenere. Quindi il parco vuole abbattere un pezzo di bosco che il parco stesso fino a un anno fa diceva di voler di preservare. “Si tratta di un intervento chirurgico limitato ai 50 metri sul lato strada”, spiega il direttore del Parco, Luciano Sammarone, che aggiunge: “Non c’è alcun regolamento approvato, perché manca il piano, ancora incagliato dalla burocrazia delle regioni Abruzzo e Lazio”.

Documenti alla mano, nella relazione tecnica del progetto esecutivo si afferma che l’esigenza “di intervenire in queste aree nasce dal fatto che esse sono al bordo di viabilità ordinaria” e si rileva che “la pineta si trova a strettissimo contatto con l’area urbana e c’è anche un elettrodotto che interessa la pineta nella sua fascia più bassa”. Insomma, bisogna proteggere strade, case e, soprattutto, l’elettrodotto, per il quale si lavora all’ammodernamento. Tra i pareri positivi al progetto, oltre a quello della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila, c’è quello dell’Università della Tuscia, che però “raccomanda di eliminare tutti i pini isolati attualmente presenti nella prateria e nel ginepreto perché sono quelli che più disseminano e più minacciano quindi la scomparsa della comunità di prateria”. Insomma, meglio i ciottoli del bosco. “Si tratta di pini piccoli, in media 15 centimetri di diametro – dice Sammarone al Fatto -. Quella interessata dall’intervento non è la pineta storica, che si trova più a monte. Gli alberi arrivano fino alle case, si tratta di un intervento indispensabile per ridurre il rischio di incendi”. Proprio per i piani antincendio, l’ente Parco ha ricevuto dal ministero un finanziamento, proveniente di fondi Ue, di 3,5 milioni di euro, di cui 250mila euro destinati alla pineta di Villetta Barrea. Nella relazione esecutiva si fa cenno alla destinazione degli alberi tagliati, la “biomassa da cippato” e “materiale di imballaggio”. La centrale a biomasse più vicina è quella di Pescasseroli, ma si tratta di un settore che attrae molti investimenti in zona, tra cui quelli dell’Enel che, come raccontato anche dal Fatto il 12 settembre scorso, ha in ballo un progetto da 500 milioni di euro proprio a pochi chilometri in linea d’aria da Villetta, sui Monti delle Mainarde, a cui – va detto – i vertici del Parco nazionale per ora hanno dato parere negativo. “Sarebbe meglio che il legno venisse utilizzato per il comparto dell’artigianato, piuttosto che gettato in discarica a un prezzo irrisorio”, dice ancora Sammarone.

Il “pino gate” in Abruzzo è diventato caso. Dacia Maraini, che proprio a Villetta è ormai di casa, è incontenibile: “Per prevenire gli incendi quindi cosa facciamo, tagliamo tutti i boschi del mondo? Non è logico. Gli alberi sono l’unica nostra salvezza, vanno piantati dappertutto, anche in città. Gli incendi si prevengono curando i boschi, bisogna controllarli, anche con la tecnologia. Ci sono persone di Villetta che si stanno battendo e io sono con loro”. E il dossier ora è finito sulla scrivania di un importante giurista italiano, Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale. “Chiedere un contributo ministeriale per abbattere degli alberi non sta in piedi – dice -. Secondo le tabelle regionali, quella è una zona in cui il rischio incendi è molto basso, non il rischio frane che è altissimo. Questo progetto viola l’obiettivo del direttore del Parco e per questo presenta forti profili di illegittimità”. Franco Tassi, storico direttore del Parco dal 1969 al 2002, è il più arrabbiato: “Vi assicuro che gli alberi abbattuti saranno oltre 10.000, perché ogni arbusto che viene giù se ne porta almeno altri due. È assurdo che sia il Parco a promuovere queste azioni: l’Ente dovrebbe proteggere il bosco, non smantellare l’ecosistema”. La battaglia è appena iniziata.

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