A Kiev circolano liste attendibili delle forniture tedesche all’Ucraina che includono – in un lungo elenco che va dai droni di superficie ai radar controbatteria GO 12 – i missili M26. Questi ultimi possono essere installati sugli HIMARS, in grado di trasportare munizioni convenzionali migliorate a duplice scopo, in inglese conosciute con l’acronimo DPICM. In definitiva sono bombe a grappolo. Anche se il pezzo pregiato del pacchetto di aiuti militari tedeschi è un sistema di difesa aerea IRIS-T SLM, è la presenza di M26 – di cui non è specificata la versione né se fossero stoccati in Germania, in basi americane o presso paesi terzi – quella che fa più discutere. Ogni missile trasporta sei razzi e più di seicento bombe potendo colpire a una distanza di poco inferiore ai 35 chilometri. Trattandosi di missili che la Germania non può più usare per lo scopo per cui erano stati prodotti ma soprattutto di fabbricazione americana e perfettamente integrabili con gli HIMARS già in dotazione di Kiev, è facile pensare che andranno a nozze con i lanciatori di razzi e le munizioni che Washington sta già fornendo. Non di meno, sono armi che lasciano sul terreno ben più dell’uno per cento di bombe inesplose, che è lo standard di Washington.

L’uso illegale di munizioni a grappolo – oltre che di bombe al fosforo – da parte della Russia in zone residenziali dell’Ucraina invasa ha prodotto una gran parte delle vittime civili e il danneggiamento di numerosissime infrastrutture non militari: ciò non è stato oggetto di una specifica condanna internazionale, poiché oscurato dai ben più massici attacchi missilistici indiscriminati da parte di Mosca contro aree urbane. Proprio per rispondere all’uso sfacciato di tali munizioni, oltre che per supplire alla carenza di munizioni delle artiglierie ucraine, Washington ha inviato nell’estate 2023 le prime DPICM. Tale decisione ha provocato una levata di scudi da parte non solo dei filorussi ma anche di ottimi amici di Kiev, come il primo ministro britannico Rishi Sunak e il primo ministro canadese Justin Trudeau, che hanno espresso forte contrarietà in quanto firmatari della Convenzione del 2008 sulle munizioni a grappolo, accordo a cui né gli USAUcraina né tantomeno la Russia hanno aderito. La Germania con questa mossa, va detto, non invierebbe il munizionamento ma il missile più adatto allo scopo.

Un male necessario? – Superiori esigenze di sicurezza hanno messo a tacere negli USA – ma anche in Ucraina – i dubbi sull’uso di armi i cui effetti a lungo termine sui civili sono ben noti. D’altronde, addirittura sei anni fa la Polonia – che con Kiev condivide le preoccupazioni geostrategiche – aveva rilasciato una dichiarazione a nome proprio e di altri quattro stati membri dell’Unione Europea che non sono parti della convenzione per l’eliminazione delle bombe a grappolo – Estonia, Finlandia, Grecia e Romania – in cui esprimendo sostegno all'”obiettivo umanitario” dell’ accordo entrato in vigore nel 2010 e che oggi coinvolge 111 stati metteva in chiaro l’importanza – non derogabile – di soddisfare le “legittime preoccupazioni di sicurezza e le esigenze militari e di difesa”. Sei mesi prima Varsavia aveva dichiarato che la rinuncia alle così dette cluster munition – di cui è un importante produttore – avrebbe significato un grave indebolimento delle capacità di difesa, il che non era accettabile già allora alla luce del deterioramento del contesto di sicurezza. Il riferimento, come si intuisce facilmente, era alla stessa Russia. Ma che cosa si intende quando parliamo di “munizioni a grappolo” e perché sono così terribili?

Un’arma non nata ieri – Una bomba a grappolo è un ordigno che diffonde piccoli ordigni esplosivi che possono adattarsi – a seconda delle necessità agli obiettivi più diversi: dall’uccisione del personale militare, a piedi o su veicoli – alla diffusione di mine anticarro, fino alla distruzione di infrastrutture come piste per aerei o impianti elettrici. Uno dei primi esempi fu il così detto “cestino del pane di Molotov” usato dai sovietici contro la Finlandia nel 1939-40: si presentava come un cilindro lungo quasi due metri e mezzo che cadendo rilasciava – con un sistema misto di molle e turbina – un centinaio di bombe incendiarie, oltre a trasportare una carica esplosiva principale spesso molto potente.

Quando sono utili – Tali armi, durante le guerre in Vietnam e in Afghanistan come oggi in Ucraina e in Siria, si sono dimostrate un valore aggiunto – in termini militari, al netto degli effetti terribili sui civili – se utilizzate per colpire concentrazioni di truppe, sistemi di artiglieria, difese aeree, depositi di munizioni, stazioni radar e velivoli a terra, ma non sono mai state risolutive quando il nemico ha fatto ricorso a forme di trinceramento o si è messo al sicuro in dei bunker. Funzionari statunitensi hanno stimato che le forze ucraine hanno recentemente sparato fino a ottomila colpi di artiglieria al giorno, comprese centinaia di munizioni a grappolo, spesso colpendo convogli e piste di eliporti e aeroporti nell’Ucraina occupata.

Perché sono così pericolose – Il problema principale con le bombe a grappolo sono proprio gli effetti a lungo termine sui civili: i governi che hanno pensato di abolirle lo hanno fatto per la preoccupazione per le sofferenze e le perdite di vite umane, “causate dall’utilizzo di munizioni a grappolo al momento del loro impiego, allorché non funzionano come previsto o vengono abbandonate”. Certe volte rimangono inesplose – come vere trappole per bambini, operai, agricoltori e semplici curiosi capaci di uccidere, mutilare e traumatizzare – il 40% delle bombe trasportate e diffuse, come nel caso dei vecchi arnesi di fabbricazione sovietica.

Le bombe al fosforo: un’arma devastante – Se il divieto di uso di bombe a grappolo è una libera scelta degli stati, il diritto internazionale, a partire dal Protocollo sulle proibizioni o restrizioni sull’uso delle armi incendiarie, fa divieto di attaccare “in ogni circostanza con armi incendiarie la popolazione civile in quanto tale, singoli civili o beni civili nonché… qualsiasi obiettivo militare situato all’interno di una concentrazione di civili”. Tra queste armi rientra, senza ombra di dubbio, il fosforo bianco, una sostanza chimica con una consistenza simile alla cera e di colore giallastro, che si accende istantaneamente quando entra in contatto con l’ossigeno. Le sue caratteristiche chimiche rendono le così dette bombe al fosforo particolarmente pericolose: con una temperatura di combustione di 800–2500 °C, la capacità di aderire a varie superfici – tra cui pelle umana e vestiti – in modo tenace, la difficoltà ad estinguerne la fiamma, il fosforo bianco facilmente causa ustioni profonde fino alle ossa e incendi, anche sul corpo umano e sui vestiti, che ripartono in modo incontrollabile. I russi – da sempre in difficoltà nei combattimenti notturni per la mancanza di visori – ne hanno fatto ampio uso sia per colpire le truppe ucraine – causando incendi negli edifici in cui erano asserragliate – sia per illuminare – in modo scellerato – contesti urbani durante i combattimenti nelle ore non diurne.

Kiev rassegnata e contenta di usarle – “Voglio considerare la situazione da una prospettiva di equità”, ha dichiarato Zelensky a luglio al vertice annuale della NATO a Vilnius, in Lituania. “La Russia utilizza costantemente munizioni a grappolo sul nostro territorio e combatte solo sulla nostra terra. Stanno uccidendo la nostra gente”. La risposta americana, come detto, non ha tardato molto; con la conseguenza che i combattimenti da Kupiansk a Avdiivka continuano feroci e Kiev dispone di armi più efficaci. Gli ufficiali ucraini ringraziano Washington – e adesso Berlino – non solo perché le DPICM colpiscono duro il nemico quando rimane scoperto, ma anche perché con le loro le munizioni a grappolo hanno aiutato a tenere alto il morale delle truppe, che per adesso non hanno il tempo di pensare a quando il territorio dovrà essere bonificato. Gli basta sperare che saranno loro a farlo e non i russi.

david.rossi.italy@proton.me

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