di Michele Sanfilippo
A Churchill è attribuita questa famosa frase: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Come gli accadeva spesso, aveva ragione. Le democrazie rappresentative, in particolare quelle occidentali negli ultimi ottant’anni, ma in particolare tra il secondo Dopoguerra e la prima metà degli anni 70, hanno saputo creare condizioni straordinarie per lo sviluppo sociale, culturale ed economico. La loro capacità di fare in modo che ampie fasce della popolazione potessero vivere in maniera dignitosa, la presenza di libertà di pensiero e di espressione, un solido ascensore sociale ne hanno fatto davvero uno dei modelli di governo tra i migliori di sempre e in grado di garantire una lunga pace e un’apprezzabile prosperità.
Ma negli ultimi trent’anni (grosso modo a partire da Reagan e Thatcher) è avvenuta una mutazione genetica per la quale sembra che non ci siano vaccini.
La finalità principale dei governi democratici che, fino ad allora era grossomodo sovrapponibile al benessere dell’uomo, è stata sostituita dal benessere del capitale. Per capirsi elenco alcune frasi chiave de modello neoliberista che, da allora, ha preso il potere, pressoché, ovunque:
– se l’economia prospera, in cascata, ne godranno tutti.
– la società non esiste, contano solo gli individui
– Il governo non risolve i problemi, li sovvenziona.
Tutta la politica, in particolare quella di sinistra (o sedicente tale), s’è gradualmente assoggettata a questa nuova religione.
Nell’arco di trenta, quarant’anni il progressivo smantellamento dei sistemi di welfare operato per favorire l’ingresso dei privati ha determinato un sempre crescente aumento di persone in grado di arrivare alla fine del mese. Le conseguenze di quest’impoverimento diffuso hanno determinato la crescita, più o meno, ovunque di partiti di estrema destra illiberali che hanno preso o stanno per prendere il potere. Qualche nome: Trump, Le Pen, Orban, Meloni, Kaczynski, Erdogan etc. In Germania “Allianz fur Deutschlan” e “Vox” in Spagna sono in crescita costante.
Agli avversari di tali partiti, ormai dovrebbe essere chiaro che non basta additare l’avversario dandogli dell’illiberale per fermarlo. I romani dicevano: primum vivere deinde philosophari. Quindi, le democrazie occidentali se vogliono sopravvivere a questi tempi bui devono lavorare per creare condizioni di vita per cui valga la pena lottare (e di votare).
In questi mesi bui, però, sta accadendo tutto il contrario. A fronte di drammatiche crisi come quelle della guerra tra Russia e Ucraina o quella, appena esplosa tra Israele ed Hamas, i governi occidentali si sono trincerati dietro un becero manicheismo: noi siamo il bene di là c’è il male. Non ci sono terze posizioni. Invece di cercare di capire anche le ragioni dell’avversario per trovare soluzioni e salvare vite si preferisce mantenere posizioni di rendita usando all’esterno le armi della guerra e all’interno tutta la potenza di fuoco di un’informazione di parte.
A me questo sembra il miglior modo di far vincere il male.