Ambiente & Veleni

Vittoria di ClientEarth e Lipu sulla questione del lago di Vico. La regione Lazio dovrà assicurare l’accesso all’acqua potabile

Il Consiglio di Stato dà ragione a ClientEarth e Lipu e obbliga la Regione Lazio ad attivarsi per garantire la tutela delle acque del Lago di Vico, destinate al consumo umano. Mentre tutta Italia faceva i conti con la siccità, infatti, come raccontato da ilFattoquotidiano.it, a maggio 2023, le due associazioni sono tornate a denunciare il mancato accesso all’acqua potabile “a causa della coltivazione intensiva delle nocciole”, annunciando che avrebbero impugnato due sentenze emesse a febbraio 2023 dal Tar relative ai ricorsi presentati a ottobre 2022 contro la Regione su “Acqua Potabile” e “Conservazione degli Habitat”. Ed ora, a un anno di distanza dall’avvio di quell’azione legale, il ricorso in materia di acque è stato accolto con una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che, confermando quanto sostenuto da ClientEarth e Lipu, riconosce l’inerzia delle autorità competenti e obbliga la Regione Lazio ad esercitare i poteri sostitutivi, pronunciandosi sull’istanza e attivandosi per garantire la tutela delle acque destinate al consumo umano nell’area.

Le alghe rosse e il problema dei fertilizzanti – Secondo le associazioni ambientaliste, infatti, la causa è da ricercare principalmente “nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno”, la cui presenza è favorita “dal sovraccarico di nutrienti dovuti all’utilizzo di fertilizzanti nelle aree agricole che circondano il lago”, per lo più nella coltivazione intensiva delle nocciole. Le piantagioni coprono quasi 22mila ettari, presentandosi lungo le sponde del Lago di Vico come una monocultura. Di fatto, le alghe rosse tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna e “rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione”. ClientEarth e Lipu ritengono che enti e autorità competenti non abbiano fatto abbastanza per tutelare quel luogo e la salute dei cittadini.

L’esperto: “Si riconoscono gli effetti dell’inerzia e i danni delle monocolture” – “La diretta conseguenza dell’inadempienza nell’ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa di settore da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola è la non potabilità dell’acqua del servizio idrico del territorio, che si somma al processo di eutrofizzazione che interessa il Lago di Vico” scrivono le associazioni. “Oltre a confermare e condannare l’inerzia delle autorità competenti, che si è protratta per anni, nel prevenire e contrastare il fenomeno della fioritura delle alghe tossiche – afferma Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth, esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità – la decisione riconosce indirettamente gli effetti deleteri che le monocolture possono avere sugli ecosistemi, che finiscono per riverberarsi sulle comunità locali, le quali, pur beneficiando economicamente di tali attività, ne risultano in ultima analisi gravemente danneggiate, insieme alla biodiversità”.

Sessanta giorni di tempo per la Regione – La Regione Lazio ha ora 60 giorni di tempo per attivarsi, dando seguito al giudizio espresso dal Consiglio di Stato in materia di ‘Acqua potabile’, mentre si attende la sentenza in materia di ‘Conservazione degli Habitat’. A dire in vero, l’azione legale partita nel 2022 comprendeva altri due ricorsi: uno contro l’Ausl di Viterbo sempre sulla tutela dell’acqua potabile e un altro contro la Regione per la mancata istituzione di una Zona Vulnerabile ai Nitrati. Su quest’ultimo tema, il Tar del Lazio si era già espresso a febbraio 2023, imponendo alla Regione di pronunciarsi entro 90 giorni. La decisione di istituirla è stata ufficializzata dall’Ente proprio a maggio 2023, nelle stesse ore in cui le associazioni annunciavano che si sarebbero rivolte al Consiglio di Stato. “A fronte delle crisi ambientali senza precedenti che stiamo vivendo – aggiunge Giorgia Gaibani, responsabile Natura 2000 e Difesa del territorio della Lipu – è fondamentale che le autorità prevengano l’ulteriore degrado del nostro territorio ponendo le direttive europee a tutela della salute umana e degli ecosistemi al centro delle loro politiche”.