A due giorni dalla sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati contestati a Roberto Mandolini e Francesco Tedesco, i due carabinieri era contestato il falso nell’ambito dell’omicidio di Stefano Cucchi. Dopo un post su Facebook Ilaria Cucchi ha firmato un intervento sul quotidiano La Stampa per ribadire la richiesta che al maresciallo Mandolini venga tolta la divisa di carabiniere.
“Tre Corti di Assise diverse hanno condannato il maresciallo Roberto Mandolini per i reati commessi al fine di proteggere e nascondere i responsabili di quel ‘violentissimo pestaggio‘ che portò a morte Stefano Cucchi. Ventiquattro giudici diversi e in tempi diversi – scrive la senatrice – lo hanno condannato al di là di ogni ragionevole dubbio. Ad essi aggiungiamo quelli della Suprema Corte di Cassazione che ieri lo hanno ritenuto responsabile confermando la affermazione delle sue responsabilità ma dichiarando i reati commessi, oggetto di giudizio, prescritti. È passato troppo tempo dall’omicidio di mio fratello e quindi, per legge, i reati sono cancellati. Dichiarati sussistenti ma non più perseguibili”.
Cucchi ricostruisce cosa avvenne la notte dell’arresto: le botte, la preoccupazione di Tedesco, le azioni di Mandolini che fece di tutto “per evitare che le responsabilità dei suoi sottoposti potessero essere soltanto sospettate” compresi “verbali rifatti”. È cronaca su come il geometra, che era stato arrestato per possesso di droga, arrivò all’udienza di convalida: non si reggeva in piedi per le numerose lesioni provocate dal pestaggio. Nei guai, poi assolti, finirono gli agenti della Polizia penitenziaria.
“Il 28 Aprile 2011 il maresciallo Mandolini testimoniò di fronte ai giudici affermando, sotto giuramento, che vide Stefano Cucchi come ‘persona tranquilla, spiritosa’. Sostenne – prosegue Cucchi nel suo intervento – di aver fatto ‘quattro chiacchiere con lui’, di aver ‘scherzato’ con lui ‘con linguaggio romanesco, simpatico insomma’. Aveva la sua divisa con tutte le varie decorazioni e parlava sfoderando l’arroganza di una tranquillità che solo i superiori potevano dargli mentre faceva processare degli innocenti. Oggi chiedo che l’Arma gli tolga quella divisa. Sono passati 14 anni dall’uccisione di mio fratello. Prescritto. E sono prescritti anche i reati per i quali sono stati condannati gli alti ufficiali della scala gerarchica. Ma per loro si troverà modo di assolverli perché le loro carriere e i loro lustrini sono più importanti della nostra vita. Mi auguro di essere smentita. Me lo auguro davvero perché devo aver fiducia nella Giustizia. Devo”.