Ha soltanto otto mesi, è affetta da una patologia mitocondriale giudicata incurabile ed è ricoverata al Queen Medical Center di Nottingham. Ma i medici inglesi sono convinti che sia destinata a morire. Un caso finito davanti ai giudici dell’Alta corte di Londra, che hanno negato ai genitori di Indi Gregory la possibilità di portare la figlia all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per continuare a mantenerla in vita tramite il supporto delle macchine ed evitare che invece venga staccata la spina secondo l’intenzione dei camici bianchi britannici.

Per il caso di Indi si era fatto avanti il centro italiano offrendo la possibilità di assisterla, come aveva fatto in passato per altri due bimbi inglesi, ma anche per loro la giustizia aveva detto ‘no’. Si trattava di Charlie Gard e Alfie Evans, al centro entrambi di una dolorosa vicenda giudiziaria e mediatica, morti nel Regno una volta sospeso il supporto vitale. Anche per Indy è in corso una lunga battaglia nei tribunali d’Inghilterra tra i giovani genitori, Claire Staniforth e Dean Gregory, aiutati dal Christian Legal Centre, e i medici sostenuti nei loro pareri dai giudici. Il padre della neonata ha commentato la decisione della corte, in cui viene usata la solita formula secondo cui un trasferimento non sarebbe nell’interesse della piccola e comporterebbe per lei ulteriori sofferenze, definendola “ripugnante”.

“Anche se il trasferimento in Italia comporta qualche rischio, l’unica alternativa che ci è stata offerta nel Regno Unito è quella di accettare la morte di Indi”, ha detto Gregory alla Bbc, sottolineando che non c’è nulla da perdere né per i genitori né per la figlia. Sebbene il verdetto draconiano del giudice non offra molte speranze, in quanto “nulla suggerisce che la prognosi di Indi Gregory possa essere modificata in modo positivo dal trattamento dell’ospedale italiano”, il padre e la madre intendono andare avanti con la battaglia legale e hanno annunciato un ricorso in appello. Un loro nuovo tentativo quindi, dopo quelli per contestare la decisione dei medici di staccare la spina che erano stati respinti da una corte. Eppure ci sono stati altri casi in cui il volere dei genitori di rivolgersi a ospedali italiani era stato pienamente rispettato.

Come successo per Tafida Raqeeb, che aveva 5 anni quando in gravi condizioni era stata trasferita da Londra al Gaslini di Genova. I suoi familiari avevano vinto lo scontro in tribunale affinché non le venisse interrotto il supporto alle funzioni vitali come chiesto invece dal Royal London Hospital. C’è poi il caso di Alex Montresor: il piccolo affetto da una malattia genetica rara ripresosi fino ad avere una vita paragonabile a quella dei suoi coetanei dopo un trapianto di cellule staminali da genitore che non aveva potuto ottenere in Gran Bretagna e a cui era stato sottoposto invece al Bambino Gesù di Roma.

Articolo aggiornato dalla redazioneweb alle 10.34 del 3 novembre 2023

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Israele, dal carcere al legame con un gruppo terroristico: chi è Tzvi Sukkot, l’estremista a capo della commissione per la Cisgiordania

next
Articolo Successivo

Usa, Biden preoccupato dall’offensiva d’Israele a Gaza: pieno sostegno in pubblico, ma la Casa Bianca teme pesanti conseguenze elettorali

next