L’aria che respiriamo può danneggiare la nostra salute, di conseguenza dove viviamo può condizionare l’insorgenza di malattie durante la nostra vita. Se il legame tra aria inquinata e il rischio di malattie cardiache e dei tumori trova già conferme in svariati studi scientifici, sull’associazione tra inquinamento atmosferico e morbo di Parkinson la comunità scientifica ha sempre espresso ed esprime cautela. A rafforzare l’ipotesi tra aria insalubre e Parkinson è un nuovo studio, condotto dai ricercatori del Barrow Neurological Institute in Arizona. Il team statunitense ha scoperto che le persone che vivono in regioni con livelli alti di inquinamento atmosferico hanno un rischio maggiore del 56% di sviluppare la malattia di Parkinson, rispetto a coloro che vivono in aree con livelli più bassi di inquinamento atmosferico.
La ricerca, pubblicata online su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, è stata svolta col fine di identificare i modelli geografici nazionali della malattia di Parkinson e testare le associazioni specifiche a livello nazionale e regionale con il particolato fine. “Studi precedenti hanno dimostrato che le polveri sottili causano infiammazioni nel cervello, un meccanismo noto attraverso il quale potrebbe svilupparsi la malattia di Parkinson”, ha detto Brittany Krzyzanowski, ricercatrice del Barrow Neurological Institute, che ha guidato lo studio.
“Grazie a tecniche analitiche geospaziali all’avanguardia, siamo stati in grado di confermare, per la prima volta, una forte associazione a livello nazionale tra il Parkinson e le polveri sottili negli Stati Uniti”, ha continuato Krzyzanowski. Lo studio geografico basato sulla popolazione ha identificato quasi 90.000 persone con malattia di Parkinson in una serie di dati che comprende quasi 22 milioni di individui. Le persone identificate come affette da Parkinson sono state geocodificate in base al quartiere di residenza, consentendo ai ricercatori di calcolare i tassi di Parkinson di ciascuna regione. Sono state calcolate anche le concentrazioni medie annuali di particolato fine in queste aree specifiche.
Dopo aver aggiustato per altri fattori di rischio, tra cui l’età, il sesso, la razza, il fumo e l’impego di cure mediche, i ricercatori di Barrow sono stati in grado di identificare un’associazione tra l’esposizione precedente di una persona alle polveri sottili e il suo rischio successivo di sviluppare la malattia di Parkinson. Lo studio ha anche rilevato che la relazione tra inquinamento atmosferico e malattia di Parkinson non è la stessa in ogni parte del Paese e varia a seconda della regione. La valle del fiume Mississippi, in Ohio, è stata identificata come uno snodo della malattia di Parkinson, insieme al Nord Dakota centrale, a parti del Texas, al Kansas, al Michigan orientale e alla punta della Florida.
Le persone che vivono nella parte occidentale degli Stati Uniti hanno un rischio ridotto di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto al resto della nazione. “Le differenze regionali nella malattia di Parkinson potrebbero riflettere disparità nella composizione del particolato: alcune aree potrebbero avere un particolato contenente più componenti tossici rispetto ad altre”, ha spiegato Krzyzanowski. Sebbene gli autori non abbiano ancora esplorato le diverse fonti di inquinamento atmosferico, Krzyzanowski ha osservato che la densità della rete stradale nella valle del fiume Mississippi è relativamente alta e che, anche la Rust bell (un’area compresa tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, ndr) fa parte di questa regione. “Ciò significa che l’inquinamento in queste aree potrebbe contenere più particelle di combustione provenienti dal traffico e metalli pesanti provenienti dall’industria manifatturiera, che sono stati collegati alla morte cellulare nella parte del cervello coinvolta nella malattia di Parkinson”, ha dichiarato Krzyzanowski.
I ricercatori hanno condotto lo studio con l’intento che i risultati aiutino ad applicare politiche più severe che abbassino i livelli di inquinamento atmosferico e riducano il rischio di Parkinson e di altre malattie associate. “Nonostante anni di ricerche per identificare i fattori di rischio ambientali della malattia di Parkinson, la maggior parte degli sforzi si è concentrata sull’esposizione ai pesticidi”, ha evidenziato Krzyzanowski. “Questo studio suggerisce che dovremmo considerare anche l’inquinamento atmosferico come un fattore che contribuisce allo sviluppo della malattia di Parkinson”, ha aggiunto Krzyzanowski.
Lella Simone