Non ha diritto ad essere curata perché si rifiuta di indossare l’hijab. Un rifiuto che in Iran ha provocato numerose vittime, da Mahsa Amini fino ad Armita Garawand, morta dopo 28 giorni di coma. Questa volta a opporsi agli obblighi imposti dal regime degli ayatollah è Narges Mohammadi, vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2023, che ha bisogno di cure urgenti: il suo rifiuto a indossare il velo ha bloccato il suo trasferimento in ospedale, ha avvertito la famiglia, comunicando che la sua salute è a rischio. Le autorità carcerarie si sono rifiutate di trasferire la donna, che soffre di problemi cardiaci e polmonari, in un ospedale fuori dalla prigione di Evin, stando al comunicato.

Mohammadi, 51 anni, è stata premiata a ottobre “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran“. L’assegnazione è avvenuta sulla scia delle proteste durate mesi in tutto l’Iran, scatenate dalla morte in carcere, nel settembre 2022, di Mahsa Amini, 22 anni, arrestata per aver presumibilmente violato le rigide regole di abbigliamento femminile. Mohammadi ha poi annunciato che non avrebbe indossato in nessun caso l’hijab.

“Il direttore del carcere ha detto che, secondo gli ordini delle autorità superiori, il trasferimento in ospedale senza velo è proibito, e il suo trasferimento è stato annullato”, ha detto la famiglia. Lunedì, un’équipe medica si è recata nell’ala femminile di Evin per esaminare Mohammadi ed effettuare un ecocardiogramma dopo che “la prigione si era rifiutata di trasferirla in infermeria” senza velo, prosegue il comunicato. La tac ha mostrato due vene con gravi ostruzioni e un’alta pressione polmonare, con la necessità di un’angiografia coronarica e di una tac polmonare. È disposta a rischiare la vita non indossando l’”hijab”, anche per le cure mediche”, afferma la famiglia.

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