Rimane paralizzata agli arti dopo l’asportazione di un tumore benigno al cervello e finalmente l’ospedale la risarcisce economicamente. Il caso è quello di Sabrina Di Girolamo, una parrucchiera 36enne sposata e con due figlie alla quale tra il 2016 e il 2017 è stato diagnosticato un tumore benigno. La donna finì sotto i ferri per un “neurinoma dell’acustico delle dimensioni complessive di circa 16 millimetri per 12, collocato in corrispondenza della fossa cranica posteriore”, ma uscita dalla sala operatoria non riuscì più a muovere gambe e braccia.
Insomma, l’intervento definito di “routine” l’ha resa tetraplegica e su una sedia a rotelle. L’azienda ospedaliera veronese, dove la donna venne operata, è già stata condannata in primo grado ad un risarcimento di 1,6 milioni di euro. Solo che fino a poche settimane fa la Di Girolamo di soldi ne aveva ricevuti solo 50mila euro. Dal 10 ottobre scorso la situazione si è finalmente sbloccata perché il nosocomio veronese ha fornito gli spettanti 769.900 euro, mentre l’altra metà rimane a carico delle assicurazioni.
Come riporta Fanpage “secondo gli inquirenti, i danni sarebbero stati causati dall’errore di uno specializzando che forse lasciato solo dal neurochirurgo, avrebbe sbagliato a posizionare la paziente causando danni irreparabili a livello neurologico” Medici che, accusati di lesioni colpose non sono andati a processo perché la querelante ha accettato il risarcimento e ritirato la querela. In un’intervista al Corriere la Di Girolamo ha affermato: “Nessuno potrà mai restituirmi ciò che mi hanno tolto per sempre, nessuna cifra mi risarcirà di tutto il dolore e l’immane sofferenza tuttavia i soldi mi servono per curarmi, viste le tante e costose terapie a cui sono costretta costantemente a sottopormi”.