Dopo una notte trascorsa ai domiciliari, nel processo per direttissima tenutosi alle 10 di stamani la giudice del Tribunale di Bologna Francesca Zavaglia, ha convalidato l’arresto dei tre attivisti di Ultima Generazione fermati ieri dalla Digos per aver bloccato la Tangenziale nord di Bologna nella mattina del 2 novembre.

Dieci persone “armate” di pettorine e cartelli avevano infatti interrotto il traffico tra le uscite 8 via Michelino e 7bis Porrettana in direzione Casalecchio di Reno. Due di loro, utilizzando una malta a presa rapida, avevano fissato le loro mani all’asfalto. Accusati di violenza privata aggravata, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio, l’arresto è stato convalidato per i primi due capi d’accusa, ma non per l’accusa di interruzione di pubblico servizio aggravata. Per due degli attivisti la giudice ha disposto il divieto di dimora a Bologna, mentre per il terzo l’obbligo di firma.

Dopo che i difensori dei tre attivisti, gli avvocati Elia De Caro e Mimma Barbarello, hanno chiesto i termini a difesa, la giudice ha fissato l’inizio del processo al 30 novembre. L’arresto per violenza privata aggravata, avvenuto ieri, è da ricondursi all’aver messo a rischio la propria incolumità e quella degli automobilisti. Inoltre i tre, secondo la Questura, erano ritenuti i promotori dell’azione di protesta, ruolo tuttavia non riconosciuto, come ha spiegato Elia De Caro fuori dall’aula oggi.

Il blocco stradale non è stato, peraltro, l’unico blitz organizzato dagli attivisti ieri: nella sede della Regione Emilia-Romagna tre giovani con lo striscione “Fondo di riparazione” sono entrati nel palazzo facendo risuonare allarmi acustici e chiedendo ai rappresentanti regionali di riceverli e ascoltarli.

Fuori dal tribunale ad attenderli da stamattina c’era un presidio con diverse decine di ambientalisti di Ultima Generazione: “E’ gravissimo che il Governo risponda così alle richieste disperate della cittadinanza. […] Se non verremo numerose e numerosi domani, sapranno che possono farlo e farlo sempre peggio nel silenzio generale”, avevano scritto ieri sui propri canali social.

“Mentre noi veniamo arrestati perché chiediamo che il collasso climatico venga preso seriamente, l’Italia è in ginocchio”, si legge sulla pagina Instagram degli attivisti, da cui hanno pubblicato video e aggiornamenti anche sui nubifragi che hanno colpito il Pratese. “Con la disobbedienza civile accettiamo le pene corrispondenti al reato commesso, ma qui si tratta di una reazione spropositata”, scrivono poi. Ultima Generazione ha perciò dato il via a una campagna di crowdfunding per le spese processuali: “Abbiamo bisogno di una buona difesa legale”.

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