Si difende e respinge le accuse ma senza rispondere alle domande Liliane Murekatete, moglie di Aboubakar Soumahoro (estraneo all’inchiesta, ndr), agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su alcune cooperative che si occupavano della gestione dei migranti. Non mi sono mai appropriata di somme della cooperativa né le ho utilizzate per acquisti di borsette o beni superflui” ha detto l’indagata davanti al giudice per le indagini preliminari di Latina durante l’interrogatorio di garanzia. La donna, assistita dal suo avvocato Lorenzo Borrè si è avvalsa della facoltà di non rispondere rendendo però dichiarazioni al giudice.

Per l’accusa parte dei soldi destinati all’accoglienza e all’inserimento dei migranti venivano spesi in alberghi, ristoranti, abbigliamenti di lusso e gioielli, oppure girati in conti all’estero e in particolare in Ruanda, in Belgio o in Portogallo. Circa 2 milioni di euro di fondi pubblici distratti, assegnati alla cooperativa Karibu e alle “sorelle” Consorzio Aid e Jambo Africa, mentre gli ospiti delle strutture gestite vivevano in alloggi fatiscenti e condizioni igienico-sanitarie carenti.

Murekatete “ha puntualizzato alcuni dati, le pretese distrazioni di somme non sono mai state acquisite da lei – spiega il difensore – i due bonifici da 35mila euro non sono mai stati accreditati, ci sono poi 15mila euro per l’acquisto di cibo e spese per le strutture e per l’assistenza ai migranti e il resto delle spese, poco meno di 8mila euro, per il contratto di locazione di Bruxelles”. Al termine dell’atto istruttorio il giudice si è riservato di decidere. “Se saranno confermati i domiciliari ci rivolgeremo al Riesame di Roma” annuncia il difensore.

Anche Marie Therese Mukamitsindo, madre di Liliane Murekatete, si è avvalsa della facoltà di non rispondere e ha fatto dichiarazioni spontanee. venerdì mattina intanto si è svolta in tribunale a Latina l’udienza preliminare sul primo filone dell’inchiesta, che riguarda reati fiscali: il giudice per l’udienza preliminare si è riservato di decidere sull’inammissibilità di costituzione delle parti civili chiesta dalle difese rinviando alla prossima udienza, fissata per il 17 novembre.

Le indagini erano partite dalle denunce di alcuni lavoratori di Karibu – fondata e gestita da Mukamatsindo – che nel 2022 si erano rivolti al sindacato Uiltucs di Latina per contratti in nero e stipendi arretrati per oltre 3 anni. I finanzieri avevano indagato sui Cas (centri di accoglienza straordinaria) pontini gestiti dalle coop e avevano trovato una situazione di estremo degrado: “sovrannumero di ospiti”, “condizioni igieniche carenti”, “derattizzazione non effettuata”, “insufficienza e scarsa qualità del cibo”, “carenze del servizio di pulizia”, “carenze nella conservazione della carne” e “carenze nell’erogazione dell’acqua calda”. Nel corso dell’indagine per malversazione – che aveva portato il gip a disporre un sequestro di 650mila euro e l’interdizione per gli indagati – era emerso che, a fronte di fatture ritenute fittizie emesse a partire dal 2018, parte dei fondi erogati dal ministero dell’Interno per la gestione dei centri d’accoglienza era stato girato in Ruanda – circa 500mila euro – dove il fratellastro di Murekatete, Rukundo, aveva realizzato un resort di lusso con ristoranti e piscine.

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