La scomparsa del gattone Hiro, di Nino Frassica e della moglie Barbara Exignotis, ha gettato nell’angoscia la coppia. E’ sparito a Spoleto durante le riprese di “Don Matteo”. Dopo oltre un mese, una volta rientrato a Roma, l’attore non si dà pace. Continua a fare appelli per trovarlo. Propone laute ricompense (poi ritirate per l’eccessivo clamore che provocano) e con la voce spezzata avvisa che il suo micione, uno splendido esemplare Sacro di Birmania, deve seguire una dieta rigorosa per motivi di salute. Un furto o uno smarrimento? La famiglia Frassica sta seguendo la pista di una coppia che sostiene stia nascondendo il suo amico peloso. “Hiro è trattenuto in una casa di piazza Campello, a Spoleto“, accusa l’attore. A chi gli chiede come mai non sia stata ancora fatta denuncia alle Forze dell’ordine, sulla base dei suoi sospetti che individuano delle persone specifiche, risponde: “Non possiamo fare la denuncia per furto, ma per scomparsa, quindi servirebbe a ben poco in questa situazione”. Ne parliamo con l’avvocata Roberta Poscente, alle dipendenze dell’associazione Lav che si occupa di salvaguardare la vita e i diritti degli animali con azioni dirette, interventi legali e in emergenza. Poscente fa parte di un team di legali che opera tutti i giorni per la tutela dei nostri amici e compagni di vita
Avvocata Poscente, come è considerato il gatto nel nostro ordinamento giuridico?
È a tutti gli effetti un animale da affezione. Il regolamento Ue 576 del 2013 – allegato 1 annovera anche i gatti in questa categoria. Nel nostro ordinamento era previsto l’obbligo di iscrizione dell’animale all’interno di una banca dati (secondo un accordo Stato-Regioni) già prima del decreto legislativo 134 del 2022 che istituisce l’obbligo di registrazione anche nel caso dei nostri amici felini. Ogni proprietario, dichiarando che quel gatto è suo attraverso l’apposizione di microchip, lo tutela in caso di smarrimento, furto e anche nei casi di maltrattamento o incidenti.
Che cosa può fare un proprietario in uno dei casi che ha citato?
Il codice penale italiano, negli articoli 544 bis e ter, prevede delle fattispecie di reato contestati nel caso di uccisione e maltrattamento di animali. Pur non essendo riconosciuto il gatto come essere senziente, il proprietario che lo ha registrato regolarmente può costituirsi parte civile in un procedimento. Per essere eventualmente risarcito e ottenere giustizia per il proprio animale.
Nel caso specifico di furto?
In questo caso il furto di un animale, nel codice nostro penale, è assimilato a quello di un bene mobile deperibile. Al pari di una macchina, anche se mi fa male al cuore questa definizione. Quindi risulta ancor più indispensabile che l’animale sia correttamente identificato a nome di un proprietario. Altrimenti bisognerà dimostrarne con prove l’effettiva proprietà.
Cosa dice la Costituzione in merito?
Non dichiara espressamente che l’animale abbia personalità giuridica. Ma la riforma costituzionale del 2022 riporta una modifica importante nell’articolo 9: introduce, tra i principi fondamentali, il concetto che anche l’animale sia un’entità che gode di una tutela diretta nel nostro ordinamento. Sarà la legge dello Stato a determinare i modi e le forme di questa tutela. Certo è che questa modifica dovrà per forza aprire la strada a una serie di riforme e interpretazioni giurisprudenziali per favorire una sempre più concreta tutela dell’animale.
Cosa pensa possano fare ora Nino Frassica e la moglie?
Nel caso il loro gatto non fosse regolarmente registrato potranno rivolgersi alle Forse dell’ordine con le prove che hanno a disposizione. Fotografie, documenti sanitari, fatture veterinarie. Ma potranno solo fare denuncia per scomparsa perché nel caso del furto è prevista una fattispecie di reato che prevede altri elementi aggiuntivi da dimostrare. Il signor Frassica può provare che le persone su cui ricade il suo sospetto sono responsabili dell’appropriazione del gatto?
Il fenomeno dei furti dei gatti è diffuso?
Come associazione non abbiamo una visione così allargata del fenomeno. Ma ci sono arrivate diverse segnalazioni attraverso i nostri referenti locali. E’ un tema abbastanza ricorrente nell’attualità. Che i gatti siano di razza o meno esistono sacche di disagio sociale con accumulatori seriali di felini. Non è all’ordine del giorno ma ogni tanto capita.
Che differenza c’è fra accumulatore e gattaro?
Il gattaro è un’espressione gergale che fa riferimento a chi in vario modo si prende cura di una certa quantità di gatti a fine benefico. L’accumulatore di gatti incarna invece una tipologia nociva.
Ci sono stati negli anni passati casi comprovati di furto di gatti che non si sono conclusi con sentenza di colpevolezza. Cosa ne pensa?
Bisogna valutare caso per caso se ricorrano tutti gli elementi propri del reato contestato. Per emettere sentenza di colpevolezza i giudici devono appurare tutti gli elementi che caratterizzano il reato. Tra questi spesso viene considerato anche il valore economico del ‘bene’. Ma oggi, al di là di questo, il giudice non può, a nostro parere, omettere di considerare che il valore del gatto nella nostra società ha acquisito sempre di più un carattere affettivo che travalica meramente l’aspetto economico.
Qual è il caso più curioso cha avete seguito con l’associazione?
Un procedimento penale che ha visto coinvolto un signore della provincia di Perugia. Nella sua cantina è stato trovato un numero considerevole di gatti randagi, tutti morti oltre a strumenti e feticci. Una ghigliottina e maschere di pelle di gatto. È stato condannato alla reclusione e anche a un risarcimento economico. Le associazioni animaliste si sono costituite nel processo come parti civili. Persone che accolgono gatti che trovano in giro senza microchip ce ne sono tante, ma non tutti sono ladri o hanno intenzioni malevole nei loro confronti.