Crudeltà, premeditazione, futili motivi e aver accoltellato la propria convivente. Sono quattro le aggravanti da ergastolo che la procura di a di Milano, che ha chiesto il giudizio immediato, contesta ad Alessandro Impagnatiello. L’uomo è accusato di aver ucciso con 37 coltellate, il 27 maggio scorso, la compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. L’aggiunta Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo contestano al barman, attualmente detenuto, l’omicidio della fidanzata che aveva scoperto un’altra relazione. Le indagini hanno permesso di stabilire che prima di affondare la lama contro la vittima, Impagnatiello ha cercato per mesi di avvelenare Giulia con un topicida. Questo perché voleva liberarsi della relazione e del figlio per poter portare avanti il rapporto con una giovane collega.

La Procura di Milano e i carabinieri avevano risolto in 72 ore il mistero della scomparsa della ragazza raccogliendo sufficienti elementi per indagare Impagnatiello fino alla sua confessione. L’ammasso di bugie e incongruenze, le tracce biologiche ritrovate nel bagaglio della sua Volkswagen T-Roc, i messaggi con l’altra donna e anche le ricerche effettuate online dopo l’omicidio. “Rimuovere macchie di sangue”, “invio programmato whatsapp”, “email orario programmato”: queste alcune delle ricerche di Impagnatiello. Elementi che – sottolineavano il decreto di fermo – evidenziavano un “concreto e attuale pericolo che l’indagato possa inquinare le fonti di prova”. Un fermo che era stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari escludendo però le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.

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