Una tira l’altra. Non ci riferiamo alle proverbiali ciliegie, ma a patatine, gelati, biscotti, bibite, cereali zuccherati e altri cibi ultra processati. Un nuovo studio pubblicato su Bmj ha rilevato che questi alimenti prodotti industrialmente, sottoposti a ripetute lavorazioni, possono creare dipendenza tanto quanto nicotina, cocaina o eroina e che 1 persona su 10 ne è dipendente al punto di “soddisfare i criteri per la diagnosi di disturbo da uso di sostanze”, hanno affermato gli esperti. Si tratta di prodotti molto ricchi di ingredienti aggiunti come sale, zucchero, coloranti, additivi e rappresentano la principale fonte di carboidrati raffinati e di grassi aggiunti nell’alimentazione moderna.
Lo studio
Lo studio ha analizzato 281 ricerche provenienti da 36 Paesi diversi e ha evidenziato che la dipendenza da cibi ultra processati colpisce il 14% degli adulti e il 12% dei bambini. Dati sovrapponibili a quelli che riguardano l’alcol e il tabacco nel 18% dei consumatori, ma che nei confronti dei bambini rappresentano livelli di dipendenza senza precedenti. Una dipendenza che rappresenta un vero e proprio allarme dato che il consumo eccessivo di questi alimenti è correlato a declino cognitivo, a cancro, disagio psicologico e mortalità precoce.
Perché creano dipendenza
“I carboidrati o i grassi raffinati provocano livelli di dopamina extracellulare nel cervello simili a quelli osservati con le sostanze in grado di creare dipendenza, come nicotina e alcol”, spiegano i ricercatori, e su queste analogie i ricercatori considerano queste sostanze “ottimi candidati a causare dipendenza”. Mangiare cibi ultra processati provoca un’ondata di dopamina, legata ai meccanismi di ricompensa e piacere, seguita da un calo improvviso, con il risultato di un ciclo infinito di desiderio, dipendenza e crollo, simile a quello di chi è dipendente dall’alcol o dalle droghe, con il conseguente consumo incontrollabile ed eccessivo di questi alimenti.
Il parere dell’esperto
La questione di come certi ingredienti, come appunto sale, grassi e zuccheri, ben combinati possano creare dipendenza, non è un dato nuovo. “Nei primi anni Ottanta, l’industria del tabacco era preoccupata del calo delle vendite legate al fumo perché ormai era accertato che il tabacco provocava malattie: avevano ormai perso la guerra per dimostrare che il fumo non facesse male. Ma non si arresero e quindi cominciarono a interessarsi alle industrie del cibo”, spiega al FattoQuotidiano.it, Franco Berrino, noto epidemiologo e già direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano.
Dottor Berrino, questo come si collega al fenomeno della dipendenza da cibi ultraprocessati?
“Multinazionali come Philp Morris, cominciarono ad acquisire multinazionali del food come la Kraft e iniziarono a studiare cibi che potessero catturare nuovi clienti e creare dipendenza. Le industrie del tabacco avevano già una grande esperienza sull’uso di aromi artificiali che introducevano nel tabacco proprio per aumentarne la dipendenza”.
Quindi fecero molti studi su cosa potesse creare un legame con certi cibi?
“Sì, investirono miliardi di dollari, ingaggiando degli ‘assaggiatori’ e così hanno scoperto il bliss point”.
Che cos’è?
“Una combinazione ‘magica’ di zuccheri, grassi e sali che rende i cibi irresistibili fino a non poterne fare a meno. Il risultato non è frutto solo di un’ottimale composizione di carboidrati e grassi, ma anche di una certa consistenza del prodotto. Sì è visto per esempio come siano appetibili cibi morbidi dentro e croccanti fuori, come i Ferrero Rocher! Da chiarire che non abbiamo la prova assoluta che questi cibi causano dipendenza come tabacco e droghe; ma già sappiamo che lo zucchero attiva gli stessi circuiti cerebrali della cocaina”.
Ecco perché in particolare le patatine sono così gettonate.
“Sì, la questione delle patatine non è una banalità. Ricordo anni fa, mentre mi trovavo in un rifugio a 4.000 m sull’Himalaya, vidi un portatore che aveva un carico enorme sulle spalle e volevo capire che cosa contenesse. Ebbene, era carico di Pringles! Oggi, da quelle parti cominci a vedere bambini sovrappeso od obesi un tempo impossibile da incontrare”.
Come uscire da queste trappole alimentari?
“Il primo punto è che ormai sappiamo, grazie anche a decine di studi usciti negli ultimi 6-7 anni, quali danni alla salute provocano i cibi ultra trasformati. Che interessano anche i salumi, snack dolci e salati, bibite zuccherate: più ne mangiamo, più aumenta la mortalità. Alcuni Stati usano segnaletiche sulle confezioni di questi prodotti, come il semaforo nutrizionale, per scoraggiarne il consumo. È un provvedimento però un po’ grossolano. Ancora più efficace è ricorrere alla tassazione. Per esempio, in Danimarca hanno proibito la produzione di grassi idrogenati; dopo il divieto si è verificata una diminuzione di ictus e infarto molto significativa, circa il 14-15%. A New York la proibizione riguarda solo la ristorazione, anche in quel caso c’è stata una diminuzione di questi eventi, circa il 5%, che è già qualcosa. E poi ci sono i Paesi che hanno tassato le bevande zuccherate, anche in quel caso si sono visti dei benefici”.
Alla fine, la soluzione sarebbe…
“Mangiamo solo cibi naturali e non cibi molto trasformati dall’industria alimentare”.