Tornerà il voto numerico alle scuole elementari. Ad annunciarlo è la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia. A tre anni dall’introduzione della valutazione descrittiva al posto dei 4 o degli 8, il governo di destra ha tutta l’intenzione di archiviare il lavoro condotto dal gruppo di lavoro ministeriale coordinato dalla professoressa Elisabetta Nigris, docente dell’Università di Milano Bicocca e allora coordinatrice nazionale dei presidenti del corso di laurea in Scienze della formazione primaria per tornare all’epoca in cui Mariastella Gelmini, ministra dell’Istruzione nel governo Berlusconi IV, aveva riportato i numeri in pagella. I tempi non sono chiari (anche perché è necessario passare dal Parlamento per apportare la modifica pensata da Frassinetti e non basta un’ordinanza ministeriale) ma l’intenzione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è chiara: “Il giudizio, introdotto nella scorsa legislatura, ha creato solo confusione nelle famiglie, complicando il lavoro dei docenti”, ha detto in un’intervista all’Ansa la sottosegretaria.

Addio al lavoro che le scuole hanno fatto in questi tre anni per mettere in atto le linee guida scritte dal gruppo di lavoro ministeriale con il sostegno dell’ex ministra Lucia Azzolina e la regia dell’ex capo dipartimento, Max Bruschi. A mettere in moto la “rivoluzione” della valutazione era stata chiamata in viale Trastevere proprio la professoressa Nigris che con i rappresentanti di altre università, di Indire e Invalsi oltre a insegnanti, ispettori ministeriali e dirigenti scolastici aveva lavorato sui criteri per la valutazione, arrivando alla stesura della nuova ordinanza in risposta alla legge del Parlamento che nel maggio 2020 eliminava i voti alla primaria. La ratio dietro quella novità era stata quella di passare a un sistema di valutazione di tipo formativo che “ha come prima funzione – spiega Nigris, contattata dal FattoQuotidiano.it – quella di accompagnare il percorso degli apprendimenti, identificando le potenzialità degli allievi, aiutando a capire come superare lacune”. Risultato? Al posto dei numeri, alla primaria sono stati introdotti quattro nuovi indicatori (in via di acquisizione, base, intermedio e avanzato) per definire i singoli obiettivi di apprendimento, ma soprattutto i docenti erano stati chiamati ad osservare e monitorare il lavoro dei bambini per guidarlo in modo più efficace. Una novità che avrebbe dovuto essere accompagnata da un percorso di formazione nelle singole province e nelle singole scuole (che non è mai stato messo in atto) e da un monitoraggio di un valutatore esterno che raccogliesse i dati scientificamente, anche questo mai realizzato.

Ora Frassinetti vuole fare un passo indietro: “L’idea di tornare al voto o al giudizio tradizionale (insufficiente, discreto, ottimo) nasce – dice la sottosegretaria al nostro giornale – dall’ascolto di tantissime famiglie che non comprendono appieno gli attuali giudizi così come anche di molti maestri e maestre. Non capisco quale sia il timore nel ripristinare una valutazione più chiara. Nella vita i voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future, certo con questo nessuno vuole drammatizzare il brutto voto ma far capire che c’è la possibilità serenamente di poter migliorare”. Inutile fare presente che – a detta della professoressa Nigris – “la valutazione ha un valore formativo e non sanzionatorio e perché la valutazione descrittiva ha la possibilità di individuare e spiegare con maggiore rigorosità quello che il bambino ha imparato nella sua interezza e nella sua articolazione”. La sottosegretaria ribatte: “Anche la valutazione numerica o i giudizi tradizionali hanno valore formativo e non penso che ci sia in questo una intenzione sanzionatoria. Dare atto che uno scolaro ha una preparazione insufficiente non è una sanzione ma una valutazione che deve stimolare a migliorare”.

Da parte sua la professoressa Nigris reagisce ricordando che sarebbe stata necessaria una formazione a tappeto, come era stato chiesto dal gruppo di lavoro ministeriale, e ribadisce la validità di questo approccio alla valutazione confermato dalla ricerca internazionale: “La valutazione descrittiva aiuta i bambini a imparare meglio e in modo più efficace. Nel Paese europeo, la Finlandia, dove ci sono migliori risultati Ocse Pisa non si valuta fino a 12 anni con il voto. Sono ormai molte le scuole secondarie, in Italia, che stanno sperimentando la valutazione descrittiva durante l’anno scolastico, al di là del voto in pagella che ancora è previsto dalla legge. E questo è apprezzato da ragazzi, mamme e papà. La confusione che alcuni genitori denunciano è dovuta al fatto che in questi anni non si è investito nella formazione e soprattutto in questo ambito; dopo tre anni di lavoro in quella direzione ora è assurdo cancellare il cammino fatto da molte scuole e molti insegnanti che si sono impegnati nel migliorare il percorso formativo dei loro allievi con grande sforzo e passione”.

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