Sempre in bilico tra l’essere una regina del jet set (dalla Dolce Vita romana a Hollywood), un’icona di stile (a 85 anni Alessandro Michele la volle come testimonial di Gucci), una paladina dell’anticonformismo ma sempre e comunque “una delle donne più potenti del cinema europeo”, come l’ha definita e incoronata il New York Times
Pochi giorni fa, a domanda diretta sulla morte, Marina Cicogna rispondeva: “È un argomento che quando lo vivi addosso devi inquadrarlo. Ci pensi tutto il tempo, e ti chiedi come affrontarlo. Non ho una risposta”. Parole che hanno un suono ancora più intenso, soprattutto oggi che la “contessa del cinema italiano” – definizione che per la verità lei non ha mai amato troppo -, è morta a 89 anni dopo una lunga malattia, il cancro, di cui lei stessa ha parlato nella biografia Ancora spero, uscita pochi mesi fa per Marsilio.
Ancora spero era anche, dal ‘400, il motto di casa Cicogna, famiglia della grande aristocrazia veneta, che ha avuto tra i suoi esponenti più noti il nonno della produttrice, ideatore nel 1932 del Festival del cinema di Venezia. “Nel 1932 questo signore, vede che gli attori americani vanno in vacanza a Venezia e per aiutare i suoi alberghi tira su un lenzuolo per proiettare film”, raccontò. E proprio la passione del cinema è stata uno dei cardini della sua vita – sempre vissuta a mille all’ora, tra trasgressione, amori, amicizie e litigi furibondi, viaggi incredibili e incontri clamorosi -, che ha il sapore di una grande sceneggiatura. Ecco una serie di chicche, aneddoti e curiosità per districarsi (senza perdersi) nell’ipnotica vita di Marina Cicogna, erede delle dinastie Cicogna Mozzoni, da parte di padre, e Volpi di Misurata per parte di madre, sempre in bilico tra l’essere una regina del jet set (dalla Dolce Vita romana a Hollywood), un’icona di stile (a 85 anni Alessandro Michele la volle come testimonial di Gucci), una paladina dell’anticonformismo ma sempre e comunque “una delle donne più potenti del cinema europeo”, come l’ha definita e incoronata il New York Times.
MARINA CICOGNA, L’OSCAR VINTO E MAI RITIRATO
Per sua stessa ammissione, non ha mai prodotto cinema popolare (e nemmeno i grandi registi) ma ha lasciato il segno, sempre, imponendosi in un ambiente molto maschilista in anni in cui le donne non venivano nemmeno prese in considerazione. “Ti facevano le scarpe lisciandoti il pelo. C’ero solo io e dopo, come distributrice, Vania Traxler”, raccontò. In più aveva contro anche la sua famiglia: “Certi film in cui credevo, come Metti, una sera a cena di Patroni Griffi, non li volevano nemmeno all’Euro, la casa di produzione e distribuzione familiare”. E ancora: “Ci fu la tragedia del suicidio di mio fratello Bino, e per i debiti lasciati mia madre dovette vendere tutto. Il mondo del cinema c’è stato contro”. Nonostante tutto, se credeva in qualcosa, sapeva sempre come ottenerlo. Così, nel 1971, fu la prima produttrice donna al mondo a vincere un Oscar (suo padre, che era un ingegnere estraneo al cinema, lo prese invece per aver prodotto Ladri di biciclette) con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri: “Non andai nemmeno a prenderlo a Los Angeles. Mi sentivo una cretina, perché non ero andata”. Ma che fine ha fatto la statuetta? “L’Oscar è arrivato e nessuno lo ha mai visto, è stato portato a casa di Petri. E penso sia lì”. Il David di Donatello alla carriera, ricevuto nel 2023, stava invece fieramente esposto nella sua casa romana.
IL GRANDI AMORI, DA FLORINDA BOLKAN A BENEDETTA
A Parigi, a casa di Elsa Martinelli e Willy Rizzo, conobbe Florinda Bolkan, che era appena tornata da una vacanza a casa Kennedy. Nacque per caso un grande amore durato vent’anni: “La trovavo speciale, solare, libera, disinibita, fisico asciutto, sorriso infantile, aspetto androgino”, ha spiegato. In quel periodo la Bolkan, che era stata executive hostess della compagnia aerea Varig (dove accompagnava i passeggeri più famosi), grazie a lei fece il grande salto e divenne un’attrice leggendaria. Il loro fu un amore passionale, intenso, fatto anche di grandi tradimenti: “Alle sue scappatelle davo poco peso ma si rifiutava di accettare la mia con Benedetta, che dovette nascondersi in un armadio, tra i miei vestiti”, ammise la Cicogna. Che con Benedetta Gardona ha vissuto per quasi 40 anni, sempre considerando un dettaglio i 25 anni di differenza d’età. Perché ha deciso di adottarla invece di sposarla? Perché “io non mi sposerei mai, a me un uomo che dice ‘mio marito’ … no no … per me il matrimonio comunque è un problema, già tra eterosessuali. Il matrimonio lo troverei assolutamente ridicolo, non mi piace l’idea del matrimonio tra omosessuali”, ha spiegato.
I FLIRT INDIMENTICABILI, DA ALAIN DELON A TARZAN
Ma nel curriculum sentimentale di Marina Cicogna non sono mancate anche storie con uomini, alcuni dei quali parecchio famosi. Su tutti, Alain Delon, che conobbe a Megève, dove condivideva una stanza d’hotel con Ljuba Rizzoli, moglie di Andrea Rizzoli: “Lui lasciò un biglietto sotto la porta: ti aspetto nella camera 104. Mancava il destinatario. Strappai il biglietto dalle mani di Ljuba e mi precipitai io. Ero la ragazzina invaghita di un mito, galleggiai sospesa in un’altra dimensione per qualche settimana”. La produttrice ebbe un flirt anche con Lex Barker, il Tarzan del cinema, di cui ricorda un aneddoto gustosissimo legato anche a un suo grande amico, Gianni Agnelli: “Gianni entrò in stanza con una torcia per vedere se era così bello. Alzò il lenzuolo e disse: mi fate vedere questo Tarzan? In effetti non è male”. A proposto dell’Avvocato, la Cicogna confermò una delle sue leggendarie conquiste sentimentali: “Con Anita Ekberg ebbe una relazione, direi relativamente importante”.
L’INCONTRO CON MARYLIN MONROE E L’AMICIZIA CON JACKIE KENNEDY
Nella sua vita Marina Cicogna ha incontrato praticamente tutti i grandi divi del cinema e dell’alta società americana. A cominciare da Marilyn Monroe, di cui ricordava l’attrazione per qualunque cosa fosse italiana: “Di lì a poco sposò Joe Di Maggio, comunicava insicurezza per la ricerca del suo personaggio, sul set faceva impazzire i registi, dove devo mettere il dito, e la gamba?”. Altro incontro leggendario, quello su Greta Garbo, con cui è stata in crociera in Costa Azzurra sulla barca di Onassis: “Era simpatica, divertente, tutto l’opposto della serietà di cui si diceva. Accanto a una spiaggia di nudisti mi disse: quel signore mi sembra nudo, ma è tanti anni che non vedo un uomo nudo, forse mi sbaglio”. Una delle sue più grandi amiche fu Jackie Kennedy: “La ricordo determinata, di ingenuo non aveva nulla, sapeva quello che voleva, anche quando andò controcorrente e lo mostrò sposando in seconde nozze Onassis tra lo scandalo generale. A lui non interessava la cultura ma parlava otto lingue. Il contrario di Jackie che era affascinata dall’Europa”.
COME L’HA CAMBIATA LA MALATTIA
Della malattia ha parlato lei stessa sia nella sua autobiografia che nel documentario La vita e tutto il resto, uscito nel 2021 (stracult la scena in cui uno dei loro Pomerania si innervosisce e cerca di mordere la compagna Benedetta). “La malattia è noiosa, agisce sulla psiche e cambia i valori dele cose, di quello che avevi voglia di fare non ti frega più niente”, ha ammesso in un’intervista al Corriere della Sera. “Fino a 84 anni avevo una vita regolare, sciavo ancora abbastanza bene, da un giorno all’altro quasi non mi potevo più muovere”, ricordava. Ne parlava liberamente perché pensava che fosse naturale farlo: “Ma sai, quando ti dicono signora lei ha un cancro cosa fai, lo metti da parte? È una cosa violenta, inattesa, improbabile. Un medico in Svizzera mi ha dato la notizia e la mia vita è diventata un’altra”. Una vita comunque vissuta intensamente fino all’ultimo, sempre mordendola come solo le persone ambiziose, curiose, caparbie e carismatiche sanno fare.