In Italia sono stati tagliati i fondi per le persone con disabilità a fronte di esigenze e bisogni in costante crescita. E nonostante le risorse stanziate fossero già ritenute inadeguate. La condizione di vita di oltre 3 milioni di donne e uomini con fragilità che vivono nella Penisola ha visto un peggioramento durante gli anni della pandemia e non si è mai ripresa del tutto. Anzi. Con le conseguenze del caro-vita, le persone disabili hanno visto dimezzati servizi essenziali, terapie, sostegno scolastico e assistenza domiciliare. Per questi motivi le associazioni e le famiglie si aspettavano di ricevere con l’attuale Legge di Bilancio per il 2024 almeno gli aiuti necessari attraverso le risorse già finanziate in precedenza. Nulla di tutto questo. È arrivata la doccia fredda con il congelamento dei 350 milioni di euro del Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità, senza nessuna reale garanzia di recupero di tali cifre per il 2024. Il maxi taglio si materializza con il governo Meloni, le cui forze politiche principali (Lega e Fratelli d’Italia in primis) in campagna elettorale avevano, tra le varie cose, promesso di incrementare le risorse e offrire una maggiore attenzione concreta per le persone non autosufficienti. Al contrario, ancora una volta sono penalizzate intere fasce di popolazione già in condizioni delicatissime.

Le associazioni insorgono: “Chiediamo al governo di ripristinare le risorse tagliate. Restituite i soldi alla disabilità”– “Diciamo un forte e convinto no a tutto questo, siamo contrari a questa scelta politica che riteniamo sbagliatissima, che provocherà altro disagio e aumenterà le criticità e le disuguaglianze sociali già presenti. La povertà delle famiglie con persone disabili a carico – aggiungono – accrescerà con questi tagli, non possiamo restare in silenzio e accettare passivamente. Non è ammissibile tagliare i fondi alle disabilità, ci saranno conseguenze gravi per la salute di centinaia di migliaia di persone disabili e i loro caregiver”. A denunciarlo a ilfattoquotidiano.it sono alcuni rappresentanti delle organizzazioni nazionali che hanno deciso di lanciare un appello al governo chiedendo “il ripristino dei fondi tagliati”. Si tratta, in ordine alfabetico, del Comitato 16 novembre, Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad), Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down (Coordown), Federazione italiana associazioni volontari in oncologia (Favo), Forum italiano diritti autismo (Fida), Fight The Stroke e Federazione italiana malattie rare (Uniamo).

Il cosiddetto decreto legge “anticipi”, al fine di garantire la copertura alle misure in esso previste, attinge a piene mani anche dal Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità azzerandone l’assegnazione per il 2023 (350 milioni). “La motivazione addotta è che quel Fondo sarebbe destinato all’attuazione della Legge delega sulla disabilità (legge n.227/2021) di cui mancano ancora alcuni decreti attuativi, motivo che non spiega perché non possa essere comunque usato per fronteggiare le numerose emergenze delle persone con disabilità e dei loro familiari”, affermano le organizzazioni promotrici dell’appello. La ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, il 3 novembre in occasione della presentazione della riforma dell’accertamento dell’invalidità civile e della valutazione multidisciplinare nei decreti attuativi approvati in CdM, ha parlato di ripristino dei fondi sulla disabilità soppressi “a partire dal 2025”. “Con queste parole viene certificato che per il 2023 e il 2024 perdiamo cosi ben 700 milioni di euro complessivi che erano destinati proprio alle persone con disabilità. Ma loro non possono aspettare due anni, se va bene. Chiediamo l’utilizzo subito delle risorse già stanziate”, reclamano tutte le associazioni contattate.

“Creano un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità ma ne tagliano quattro. Ci sono meno risorse, ci sentiamo presi in giro”– Il Governo nel frattempo licenzia il testo del disegno di legge di Bilancio, dove prevede l’istituzione di un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione annuale di 232 milioni, che però non comprende il Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità. E’ qui che le associazioni trovano oltre al danno la beffa. Per costituire il Fondo unico l’esecutivo ne sopprime però ben quattro: Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità (erano 100 milioni di euro nel 2023), Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità (200 milioni nel 2023),il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare (30 milioni nel 2023) e il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia (6 milioni nel 2023). Totale 336 milioni finanziati nel 2023 rispetto ai 232 milioni del nuovo Fondo unico.

“Da quello che è emerso finora al Fondo unico nel 2024 il governo destina una cifra inferiore di 104 milioni rispetto alle risorse complessive previste per il 2023 quando sussistevano ed erano finanziati tutti e quattro i fondi che si intende sopprimere. Ci sentiamo presi in giro, sono tagli che colpiranno duramente la dignità della vita delle persone fragili”, attaccano le organizzazioni firmatarie dell’appello. “Da evidenziare – continuano – che sia per il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità sia per il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare non sono ancora previsti rifinanziamenti a valere sul 2024. Per il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia non è prevista copertura per il 2025”. In sintesi: dal 2024 ci saranno solo il Fondo “per la legge delega” (già previsto comunque da anni di altri 350 milioni) più il Fondo unico con una dotazione di soli 232 milioni. Si tratta di cifre lontanissime rispetto a 1 miliardo di euro annuale che le organizzazioni chiedono a gran voce da tempo.

“Una vita dignitosa è un diritto che non può essere negato” – La presidente di Fida, Cristiana Mazzoni, a ilfattoquotidiano.it dice che “le persone con disabilità e i loro familiari sembrano sempre più sacrificabili in una società che fa fatica a riconoscere chi non sta al passo. Non siamo invisibili né cittadini di serie B – aggiunge – e abbiamo urgente bisogno che si continui costantemente ad investire su di noi poiché una vita dignitosa è un diritto che non può essere negato”. Contraria al maxi taglio è anche Annalisa Scopinaro, presidentessa di Uniamo. “Sappiamo che far quadrare i conti, alla fine dell’anno, non è mai facile. Siamo sempre stati disposti a fare sacrifici, quando ci sono stati chiesti. Ma paghiamo di tasca nostra parte delle spese sanitarie e quasi tutte le spese sociali per implementare le abilità dei nostri figli o sostenerli nel quotidiano, in modo che la loro qualità di vita sia per quanto possibile preservata”. La numero uno della Federazione malattie rare sottolinea inoltre che “i fondi per gli assistenti domiciliari, gli educatori, la progettazione della Vita indipendente, il Dopo di noi, sono sempre stati largamente insufficienti per i nostri bisogni. Almeno quanto era già stato destinato, sia pure per decreti che non hanno avuto il tempo di essere pubblicati, deve essere congelato in attesa di questi o indirizzato a sostenere progetti già in corso, come suggeriamo nel nostro appello”.

Tra gli obiettivi di questa iniziativa c’è anche la richiesta del rafforzamento delle risorse per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. Lo scorso 3 ottobre 2022 il Comitato Onu per i Diritti delle Persone con Disabilità si è pronunciato riconoscendo lo stato di effettiva gravità in cui vivono i caregiver familiari in Italia. “Il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza”, continua Alessandro Chiarini presidente di Confad. “Le misure adottate dallo Stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state riconosciute insufficienti e largamente inadeguate a garantire loro una qualità di vita accettabile. Nell’attesa che diventi operativo il Tavolo tecnico sui caregiver familiari – conclude- con questa iniziativa chiediamo di rafforzare molto gli investimenti su questa categoria di persone”.

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