La presidente del Consiglio ha dichiarato sabato che il 4 novembre si ricordano tutti coloro che sono caduti difendendo l’Italia. Indubbiamente dobbiamo ricordare le vittime italiane e straniere di quella guerra d’aggressione voluta dall’Italia monarchica – perché di questo si trattò – ma tutti i giorni. Ricordare come tantissimi morirono o restarono traumatizzati, o furono profughi e sfollati, o prigionieri in campi di concentramento all’estero, per esser stati costretti pena la fucilazione a partecipare all’attacco immotivato, unilaterale e deliberato del Regno d’Italia all’Impero austro-ungarico (il quale, semplicemente, si difese).
Secondo Giorgia Meloni l’esercito italiano dell’epoca “difese l’Italia” dall’invasore; ma l’invasore era l’Italia, sebbene gli eventi militari dimostrarono che non poteva reggere una simile iniziativa. L’aggressione all’Austria venne presentata come offerta d’aiuto alle minoranze italiane d’oltreconfine, in particolare in Dalmazia, Trentino, Sudtirol, Istria, Gradisca, Gorizia, Trieste. Naturalmente non aveva importanza che in quelle aree vivessero anche non italiani (slavi, tedeschi e di altre nazionalità). La retorica del re d’Italia nel lanciare i giovani dell’epoca al massacro contro i loro coetanei di diverse lingue e religioni lungo il confine austriaco è la stessa di Putin nel lanciare ogni giorno i giovani russi all’invasione dell’Ucraina da quasi due anni. Non c’è nessuna differenza: smanie imperialistiche di potenza travestite dalla difesa dei diritti di minoranze nazionali all’estero.
Ancora oggi la tragedia nazionale che i nostri bisnonni hanno dovuto subire per l’incompetenza e l’ignoranza dei governanti e dei vertici militari italiani, ad esempio, è associata al nome “Caporetto”. Fu in effetti una tragedia di tali dimensioni che non dovremmo mai dimenticarla. E’ interessante però che si tratti di una città slovena, il cui nome in realtà è Kobarid.
Sarebbe stato giusto reclamare diritti per gli italiani, ma senza negare quelli dei non italiani, uccidendoli, e senza portare l’Italia alla catastrofe; perché anche se infine gli imperi centrali hanno perso, e l’Italia avrebbe quindi “vinto” (e per questo, in modo patetico, la repubblica festeggia le proprie forze armate il 4 novembre, anziché promuovere l’autocritica nazionale almeno dopo 105 anni), è poco ma sicuro che la nostra nazione e le popolazioni italiane non vinsero davvero nulla – come avrebbero mostrato i conflitti sociali che avrebbero immediatamente attraversato tanto l’Italia quanto l’Europa.
La memoria storica dello Stato è malata.
Dobbiamo costruire una alternativa.