Era diventata il modello di scuola da imitare, il luogo delle relazioni e della responsabilità. Dopo un anno la sperimentazione senza voti della sezione “G” del liceo scientifico Morgagni di Roma è stata archiviata per sempre. A mandare in soffitta l’iniziativa, ideata da Enzo Arte, professore di matematica e fisica nel liceo, sono stati proprio i suoi colleghi: il collegio docenti (il “parlamentino” di ogni istituto), con 37 voti a favore allo stop e 36 contrari, ha deciso di porre fine al cosiddetto metodo finlandese tornado a mettere i “quattro” e i “sei” (o gli “otto”) sul registro. D’ora in poi più nessuno potrà iscrivere i propri figli al “Morgagni” con la certezza che non avranno la consueta valutazione, la riduzione delle verifiche e delle interrogazioni: la maggioranza dei professori ha deciso di tornare all’ “antica”, alla scuola che si è sempre fatta.

“I docenti – ha spiegato la preside Patrizia Chelini in una comunicazione pubblicata sul sito della scuola – che intenderanno continuare a seguire il metodo continueranno a farlo perché la libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione. Molti degli elementi cardine sono condivisi da docenti di altre sezioni che continueranno a usarli integrandoli con altre metodologie”. Non si potrà più, invece, scegliere di essere iscritti nella sezione senza voti. A svelare le motivazioni di questa scelta è il fautore della sperimentazione che al “Corriere della Sera” ha detto: “Un po’ me l’aspettavo perché in questi anni alcuni docenti avevano manifestato la loro contrarietà sostenendo che i voti sono utili. Ma penso anche che sia stato proprio il successo del progetto che ha dato fastidio. Si continuerà per le cinque classi che ci sono ora ma poi potrà proseguire solo su iniziativa dei singoli professori”.

Parole smentite dalla preside che contattata dal nostro giornale ha solo ribadito quanto già espresso nella circolare sul sito: “Gli argomenti trattati nel corso dei vari collegi dei docenti in cui abbiamo discusso le tematiche riguardanti la valutazione non sono riassumibili in poche frasi che non danno conto della complessità dei contenuti esposti. La decisione emersa nell’ultimo collegio è il risultato di anni di riflessione, discussioni, confronto e dialogo; la semplificazione riduce la complessità a bianco-nero, buono-cattivo, come in ogni questione in cui le posizioni ideologiche prevalgono sulla volontà di approfondire e di capire; ridurre le varie posizioni emerse a ‘invidia’ di alcuni docenti è offensivo e ingiusto”.

Un fallimento per il liceo “Morgagni” che è stato in quest’ultimi tempi al centro dell’attenzione della comunità pedagogica. Molti sono i genitori che erano in procinto di scegliere il liceo per i propri figli proprio perché attirati dalla sperimentazione al punto che chiederanno alla preside che se ne riparli in Consiglio d’Istituto.

D’altro canto il tema dei voti in Italia fa da sempre discutere. La Legge 517 del 1977 aveva introdotto la scheda personale dell’alunno. Alla scuola elementare (come allora si chiamava la primaria) era prevista una “valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione”, mentre alle medie (la secondaria di primo grado) si parlava di “motivati giudizi analitici per ciascuna disciplina” e di una “valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione”. Alle superiori c’era già il voto numerico. Nel 2008 con la ministra all’Istruzione Maria Stella Gelmini, grazie alla Legge 169 vengono cancellate le disposizioni sulla valutazione contenute nella 517/77 e si reintroduce l’uso del voto numerico per tutti

Con il Decreto legge 104, convertito poi nella legge 126 del 2020 si è prevista l’abolizione del voto numerico nella scuola primaria sia per la valutazione finale sia per la valutazione intermedia ma per “medie” e “superiori” è rimasto. Ora sembra essere la volontà del governo di tornare ai numeri anche alla primaria.

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