“Giorgia Meloni dice che il premierato è la madre di tutte le riforme? È una metafora un po’ audace. Saddam Hussein sulla prima guerra del Golfo usò l’espressione “la madre di tutte le battaglie””. È l’ironica premessa che lo storico Luciano Canfora, ospite de L’aria che tira (La7), fa della sua analisi sul disegno di legge costituzionale proposto dalla ministra per le Riforme Elisabetta Casellati in merito all’elezione diretta del presidente del Consiglio.
Canfora fa un parallelismo tra l’attuale esecutivo e il primo governo Mussolini: “Era un governo di coalizione con tanti partiti, come i popolari e i liberali. Le prime mosse che Mussolini fece furono due. Innanzitutto, volle cambiare la legge elettorale con la riforma Acerbo (con cui una lista di maggioranza con almeno il 25% dei voti avrebbe conseguito i due terzi dei seggi parlamentari, ndr). E questa legge era molto simile all’attuale riforma sul premierato – spiega – nel passaggio relativo al premio assegnato su base nazionale che assicura al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55% dei seggi parlamentari. La seconda cosa che fece Mussolini fu il potenziamento del ruolo del capo del governo, che, secondo lo statuto albertino, era molto modesto rispetto a quello del sovrano. Naturalmente sto facendo un’analogia sui primi passi di allora e i passi che il governo Meloni vuole compiere adesso”.
Secondo lo storico, non è la stabilità la vera motivazione di questa riforma, come rivendicato da Casellati e dal governo Meloni: “La stabilità è uno pseudo-problema, perché De Gasperi fu presidente del Consiglio ininterrottamente attraverso una serie di crisi di governo che non erano per niente né catastrofiche, né rovinose per il paese – continua – Io invece credo che l’idea sottintesa di questa riforma sia un’altra: siccome la popolarità dell’attuale presidente del Consiglio è piuttosto elevata, la sua “speranzella” è quella di essere rieletta nel 2027. Però la storia è lunga e i cambiamenti possono essere epocali, per cui magari cambierà tutto”.
Canfora conclude: “L’aspetto serio è che non si può mettere mano alla Costituzione ignorando che esiste il capo dello Stato che della Costituzione è il garante. Il rischio di deriva autoritaria? È troppo presto per usare questa espressione, perché probabilmente il conato fallirà. Però – chiosa – cosa ci sia dentro la mente degli autori di questa iniziativa non si sa. Qui Alessandro Manzoni direbbe: ‘Chi può entrare nella testa di Ferrer?'”.