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“Il destino di quella chiesa lo decideranno i cittadini”: così Gildo Claps durante la protesta contro la riapertura dell’edificio in cui fu uccisa e nascosta sua sorella Elisa

Quella chiesa era rimasta chiusa dal 2010 anni perché al suo interno era stato occultato per 17 anni il corpo di una 16 enne, Elisa Claps, uccisa da Danilo Restivo il 12 settembre del 1993

di Alessandra De Vita

“Portami con te ovunque ma non in questa chiesa”: è la frase affidata al volto, quello di Elisa Claps, sulle note di “Strada facendo” di Claudio Baglioni, tra i preferiti della ragazza potentina che in una domenica di settembre del 1993 ha incontrato un tragico destino nella sua stessa parrocchia. Ieri, quello sguardo sorridente e senza ombre, come solo quello di una 16enne può esserlo, era impugnato dalle centinaia di persone che hanno partecipato alla protesta organizzata dal presidio di Libera, davanti alla Chiesa della Santissima Trinità dove è stata celebrata la prima messa dopo la riapertura al culto. Quella chiesa era rimasta chiusa dal 2010 anni perché al suo interno era stato occultato per 17 anni il corpo di una 16 enne, Elisa Claps, uccisa da Danilo Restivo il 12 settembre del 1993. Quella domenica mattina, Elisa entrò in quella chiesa dove fu vista per l’ultima volta da Danilo Restivo che aveva scelto di incontrare, dopo le sue pressanti richieste, come lui stesso ammise durante il processo.

Restivo sta scontando la sua pena in Inghilterra, dove circa dieci anni dopo ha commesso un altro truce omicidio (ed è sospettato per un terzo crimine) ma restano molte ombre su come e da chi sia stato nascosto il corpo di Elisa in quel sottotetto a cui è sempre stato negato un sopralluogo sin dal primo giorno alla famiglia e per ben 17 anni. La stessa giudice, durante il processo a Restivo, negò ai prelati della SS. Trinità di costituirsi parte civile perché “non sono stati diligenti nella gestione degli spazi”. Soltanto dopo la morte del parroco, don Mimì, è stato ritrovato il corpo della ragazza, durante dei lavori di ristrutturazione. Sebbene, come afferma il giornalista d’inchiesta Pablo Trincia nella sua serie podcast “Dove nessuno guarda”, quel sottotetto e quella chiesa avevano già subito altre ristrutturazioni dopo l’omicidio di Elisa. Insomma, restano pesantissime responsabilità e dubbi mai evasi su cosa sia accaduto in quella chiesa.

Ciò che è certo è che ieri, c’erano più persone fuori che dentro, una folla numerosa e arrabbiata che ha accolto il presule al grido: “Vergogna”. I fedeli, circa 40, sono entrati dal retro, come a volersi nascondere. Il fratello di Elisa, Gildo Claps ha ringraziato così la folla che ha sorretto il dolore della sua famiglia: “Non avevo dubbi sareste stati numerosi, avete visto con quanta arroganza e disprezzo sono entrati in quella chiesa. Loro sono lì al buio, noi alla luce di Elisa. Continuano ad arroccarsi nel buio di quella chiesa dove non ci sarà mai luce ma solo buio che ha coperto Elisa per 17 anni in quel sottotetto. Continuano a chiudersi lì dentro mentre la città risponde a un appello che risuona da mesi ma loro non vogliono ascoltare, si trincerano. Fategliela celebrare la messa, questa è la chiesa di don Mimì Sabìa. Abbiamo cercato in ogni modo una conciliazione, non c’è stato verso avevamo solo chiesto che prendessero atto di ciò che è accaduto e che avessero il coraggio di chiedere scusa per una sola volta. Il destino di questa chiesa lo deciderà la città e mi conforta che sono davvero una minoranza lì dentro. La gran parte della città sta rifiutando tutto questo perché dopo 30 anni tutti hanno preso coscienza di ciò che è accaduto, c’è stata una riflessione collettiva che è arrivata fortissima alla mia famiglia: è straordinario ciò che sta accadendo. Per noi questa chiesa si riaprirà soltanto quando la curia farà i conti con la storia di Elisa, solo allora”.

Alla notizia della celebrazione, lo stesso Gildo aveva detto: “Prendiamo atto ancora una volta dell’assoluta mancanza di rispetto e dell’arroganza del vescovo Ligorio che ieri ha celebrato Messa nella chiesa della Trinità. In un momento in cui milioni di persone seguendo la fiction hanno preso consapevolezza di quanto quella Chiesa sia irrimediabilmente macchiata dal sangue e dalle menzogne che tra quelle mura si sono consumate, anziché il silenzio, come aveva peraltro indicato Papa Francesco, la Curia potentina sceglie ancora una volta la rimozione di quanto accaduto. Una preghiera la rivolgo io a quanti entreranno ad ascoltare le funzioni religiose: fermatevi a leggere la targa che celebra le virtù di Don Mimi Sabia e respirate a fondo il messaggio ipocrita che risuona in quella Chiesa”.

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