Martedì, dalle ore 19,15, saremo al Pantheon, a Roma, per incontrare Sigfrido Ranucci e la redazione di Report che, dalle 20, saranno “processati” dalla destra in Commissione di Vigilanza. Per l’ennesima volta sarà messa sul banco degli imputati una delle poche trasmissioni che ancora si dedica al giornalismo di inchiesta e tenta di illuminare i lati oscuri della corruzione, delle mafie, del malaffare, delle trattative tra Stato e corrotti. “Colpirne uno per educarne cento”, questa sembra la logica che ispira la convocazione, contestata dalla presidente Florida e dalle opposizioni, e il tentativo di richiamare all’ordine la redazione, ma soprattutto di mandare un “avvertimento” ai vertici della Rai meloniana.

Al posto di Sigfrido Ranucci, davanti alla Commissione, dovrebbero comparire quei vertici della Rai che stanno tentando di realizzare la sostituzione etica ed editoriale della Rai, a partire da Raitre, anche a costo di perdere ascolti e pubblicità. Che dire dell’allontanamento di Fabio Fazio che, insieme a Maurizio Crozza, stanno trascinando ad ascolti record una rete che raramente superava il due per cento degli ascolti? Che dire del “sequestro” della trasmissione di Roberto Saviano, Insider, dedicata al racconto delle mafie?

I nuovi programmi portati dalla destra stanno fallendo uno dopo l’altro. Milioni di cittadine e di cittadini preferiscano migrare altrove. L’antico disegno gelliano di “dissolvere” il servizio pubblico sta per compiersi, basta lasciar fare ai talenti della destra che non distingue un comico russo da un leader africano.

Quello del Pantheon sarà solo il primo passo di tante iniziative per la tutela della Costituzione che vorrebbero “imbavagliare”, spostando nuovi potere verso il capo o la capa di turno e annullando il ruolo dei poteri di controllo: giustizia, informazione, sindacati, Parlamento. Non a caso ci saranno, oltre ad Articolo21, tutte le associazioni che hanno voluto la grande manifestazione dello scorso 7 ottobre “la via maestra”. La solidarietà a Report vale anche per croniste e cronisti minacciati.

Vale per Mario Natangelo e i suoi disegni, per Roberto Saviano e i suoi processi con Meloni e Salvini, vale per Sara Manisera, minacciata perché ha osato denunciare le infiltrazioni mafiose ad Abbiategrasso, per i cronisti del Fatto e di Domani “molestati” da ministri tanto incapaci quanto livorosi, vale per Paolo Berizzi, minacciato ogni giorno dagli squadristi, per chi deve fronteggiare le querele bavaglio e vive situazioni di estremo precariato, vale anche per cittadine e cittadini che vedono leso il loro diritto costituzionale ad essere informati.

La prossima sarà una marcia a difesa del pensiero critico, compreso quello relativo ai conflitti e alle guerre – vedi Zerocalcare – senza il quale non può sussistere la Costituzione antifascista, antirazzista, pacifista, solidale, conquistata da chi ha cacciato i nazifascisti. Oggi i nipoti di quelli che hanno scelto la “repubblichina” di Salò vorrebbero cancellare quella Carta che hanno sempre odiato, basti rileggere gli scritti di Giorgio Almirante, quello della difesa della razza e dei bandi di fucilazione contro i partigiani, padre amato e indicato come esempio dalla medesima presidente del Consiglio.

Sarà il caso di fermarli prima che sia troppo tardi.

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