È stata costretta ad andare in Svizzera, perché in Italia il diritto al suicidio assistito le è stato negato poiché, ad avviso dei dottori, non aveva i requisiti per l’aiuto medico alla morte volontaria. E nel comunicare la sua volontà ha anche invitato a riflettere: “Possiedo i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente anche se sono al limite. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia e che non possono perché non hanno mezzi e sono sole, o che non hanno le informazioni? Questa è una grave discriminazione a cui lo Stato dovrebbe porre rimedi”.
Sibilla Barbieri, regista romana di 58 anni, lo ha detto nel videomessaggio con le sue ultime dichiarazioni prima di andare a morire in Svizzera. La donna, malata oncologica terminale, aveva espresso il desiderio – negato – di morire nel suo appartamento romano dove viveva. Nel suo ultimo viaggio è stata accompagnata dal figlio e dai membri dell’associazione Luca Coscioni, gli stessi che martedì si presenteranno spontaneamente in caserma dai carabinieri per autodenunciarsi.
“Abbiamo sollecitato l’Asl Roma 1 a effettuare le verifiche sullo stato di salute della nostra assistita e a procedere come indicato dalla sentenza di incostituzionalità della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani – ha spiegato l’avvocato dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo – I dirigenti dell’azienda sanitaria hanno predisposto le verifiche e inviato un diniego di accesso all’aiuto alla morte volontaria perché, secondo una commissione aziendale istituita ad hoc, la persona malata non dipendeva da trattamenti di sostegno vitale”.
All’opposizione del diniego sanitario, tra l’altro, il team legale ha avuto il via libera del comitato etico quando la donna era già morta in Svizzera. “Abbiamo appreso poi dal verbale – continua l’avvocato – che la commissione aziendale non poteva aderire al parere positivo del comitato etico in quanto ritengono che non vi sia il trattamento di sostegno vitale e spiace e mortifica leggere perfino ‘che le condizioni attuali non sono coerenti con sofferenze fisiche intollerabili'”.
Davanti al diniego della commissione medica della sua Asl, la regista si è scagliata contro quella che lei stessa ha definito una “discriminazione gravissima” tra “i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali”. Nei 166 secondi del video ‘testamento’ pubblicato online, Sibilla si interrompe più volte, stenta a trattenere l’emozione, soprattutto quando parla di chi, come lei, vorrebbe poter decidere come e quando andar via. “Ringrazio l’associazione Luca Coscioni e i disobbedienti – le sue ultime parole – e ringrazio voi che mi avete ascoltato al posto dello Stato”.