Beccato dai forestali, multato (andrà a processo, la pena prevede anche il carcere) proprio sulla materia sulla quale, a Palazzo Lombardia, aveva appena promosso – e fatto votare – modifiche che allentassero i controlli. Come si dice: l’ironia della sorte. Il protagonista è il cacciatore e consigliere regionale (ex presidente dell’Associazione cacciatori lombardi) Carlo Bravo. Nel fine settimana era al suo capanno, nel Bresciano, a sparare agli uccellini. I carabinieri del Soarda (Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali) lo hanno sorpreso, contestandogli due reati (articolo 468 e 471 del codice penale): alterazione e contraffazione di sigilli. I richiami vivi che stava utilizzando, in sostanza, avevano gli anellini contraffatti. È vietato dalla legge. Ma andiamo con ordine.
Lega e Fratelli d’Italia, in Regione Lombardia, stanno lavorando da mesi – con insospettabile successo – per favorire cacciatori (e, indirettamente, bracconieri). La battaglia che si sono intestati due esponenti delle doppiette entrati in Consiglio regionale – il protagonista della storia, di Fratelli d’Italia, e il leghista Floriano Massardi – riguarda gli anellini che vengono posti ai cosiddetti richiami vivi, che altro non sono che uccellini, a servizio dei cacciatori, che col loro canto richiamano altri volatili, che vengono così uccisi. La legge stabilisce che gli unici richiami vivi ammessi sono quelli nati in cattività e allevati dai privati su autorizzazione dello Stato e che, per questa ragione, possiedono un anellino identificativo inamovibile. La nuova legge regionale, promossa dal consigliere leghista (presidente della commissione Agricoltura, competente in materia) e dal consigliere meloniano (vicepresidente della medesima) beccato dai carabinieri del Soarda, permette di sostituire gli anellini inamovibili (in metallo e numerati) con semplici fascette di plastica. Dunque facilmente alterabili. Da chi? Da bracconieri, cacciatori (che hanno “fame” di richiami vivi, nuovi e numerosi, per cacciare) e da chi traffica – illegalmente – i volatili, allevandoli non per conto dello Stato o addirittura sottraendoli alle nidiate.
La modifica alla legge regionale ha addirittura trovato la contrarietà, in un primo momento, dell’assessorato all’Agricoltura e, in un secondo momento, del ministero dell’Ambiente. Ma si sa, in Lombardia, quando i politici si mettono in testa un obiettivo, il risultato arriva. Le associazioni ambientaliste – Lac, Wwf e Cabs in testa – hanno denunciato la vicenda, ma le modifiche sono passate in carrozza. Peccato che per il nostro consigliere Bravo – bravissimo per i colleghi cacciatori – esistano la legge nazionale e il codice penale. Il Soarda, infatti, ha appena concluso il proprio, prezioso lavoro di monitoraggio nel peggiore degli hotspot del bracconaggio d’Italia: le valli bresciane. E nella rete dei controlli dei carabinieri è finito il consigliere-cacciatore: “Centinaia di cacciatori, ogni anno, vengono tartassati – ha detto a ilFattoQuotidiano.it – non esiste un controllo così preciso, in Italia, come quello nei confronti di chi ha questa passione. E allora ci dicano se vogliono abolire la caccia. Io ho cercato di modificare la legge per sistemare questa situazione. Se sono dispiaciuto? Siamo tutti dispiaciuti, ma lo avevo già messo in conto, perché o vado a caccia o sto a casa. C’è un accanimento, è incredibile che se gli anellini non sono a posto per un decimo di millimetro io debba finire a processo”.
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