di Marta Coccoluto
Pochi giorni ancora e in Italia si terrà la prima conferenza sul nomadismo digitale: l’appuntamento, interamente online in streaming live per chiunque abbia interesse a seguirlo, è per il 10, 13 e 14 novembre prossimi, con la partecipazione gratuita.
Al centro dei tre giorni, le opportunità, le sfide e anche le criticità di un fenomeno in crescita, che negli ultimissimi anni ha visto un’accelerata significativa. La crescita e la diffusione sempre più larga dello smart working e del lavoro a distanza non hanno solo influenzato il nostro approccio al lavoro, ma stanno ridisegnando la sua stessa geografia e, con questa, le politiche per lo sviluppo nazionale, regionale e locale correlate.
Nel mondo, milioni di persone hanno già cambiato il loro modo di vivere e di lavorare e se per tutta l’era industriale la geografia delle attività produttive e la localizzazione delle imprese e delle attività economiche hanno determinato le concentrazioni demografiche più significative, l’era digitale sta slegando il rapporto tra i luoghi e il lavoro.
Con la possibilità di lavorare da remoto, lo sviluppo demografico non è più necessariamente legato solo alla dimensione produttiva.
A livello globale, secondo uno studio di Owl Labs, già oggi il 16% delle aziende sono completamente remote e il numero di lavoratori completamente da remoto è aumentato di oltre quattro volte tra il 2018 e il 2021. Statistiche non ufficiali ci dicono che oggi nel mondo ci sono oltre 35 milioni di persone che si definiscono Nomadi Digitali e questo numero è destinato a crescere rapidamente nei prossimi anni: sono già oltre 60 i Paesi del mondo che concedono visti speciali per attrarre lavoratori da remoto e nomadi digitali nei propri territori. Dati che testimoniano un fenomeno che si sta consolidando e che non ha affatto perso la spinta esponenziale data dalla situazione di stretta necessità determinata dagli anni della pandemia.
Temi come il lavoro da remoto e il nomadismo digitale, se opportunamente considerati e sfruttati, sono una straordinaria opportunità di rilancio e di sviluppo anche per il nostro Paese. Opportunità che non riguardano solo una diversa e più strutturata differenziazione dell’offerta turistica tradizionale, ma che possono sostenere un processo più ampio di rinnovamento e di sviluppo dei territori, in particolare quelli considerati periferici e marginali rispetto alle logiche economiche tradizionali. Un rilancio che fa perno sulla salvaguardia e sulla valorizzazione del patrimonio naturale, umano, culturale (materiale e immateriale) custodito delle comunità e dei nostri territori, come vero asset per la competitività e l’attrattività dei luoghi.
Secondo il rapporto 2022 sul Nomadismo Digitale in Italia, realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali con un sondaggio internazionale a cui hanno risposto oltre 2.300 remote worker e nomadi digitali provenienti da Paesi diversi, l’Italia risulta una destinazione estremamente attraente per remote worker e nomadi digitali. L’Italia è pronta? Il sistema Paese è in grado di accogliere e di ospitare imprenditori, professioni e lavoratori da remoto che scelgono di vivere e lavorare in maniera diversa rispetto alle generazioni precedenti?
La prima Conferenza sul Nomadismo Digitale in Italia, organizzata dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali, nell’ambito delle sue attività di osservatorio, proverà a dare delle risposte, coinvolgendo imprenditori, professionisti, enti locali e istituzioni. L’obiettivo è una road map per il futuro, che tracci le azioni su cui devono necessariamente convergere il settore pubblico e privato, uniti in una vera sinergia per trasformare le opportunità in cambiamento concreto, in ottica di sostenibilità e
innovazione sociale. Le sfide non sono semplici e il dibattito si annuncia intenso: l’appuntamento in streaming è da non perdere.