Se vogliamo salvare veramente il nostro Servizio sanitario nazionale, solidale ed universale dobbiamo deciderci ad analizzare a fondo in tutti i suoi aspetti quello che abbiamo realizzato sino ad oggi, tutti gli errori commessi anche per spinte di vere e proprie lobby esterne ed interne al sistema: dobbiamo decidere se possiamo ancora salvarlo “mettendoci le pezze” o se è arrivato il momento di un profondo cambiamento innanzitutto strutturale.
1) Non esiste Sistema sanitario senza fondi. I fondi possono derivare o dalla fiscalità generale come oggi – e sono ampiamente sottostimati rispetto alle necessità ed alla media europea – o vanno presi direttamente da chi è in grado di finanziare il Sistema tramite il proprio lavoro, cioè un ritorno al modello “Bismarck” mutualistico-tedesco rispetto al “Beveridge” inglese, ampliato “all’italiana” senza adeguati controlli. Principale e sottovalutato vantaggio del sistema mutualistico tedesco è la certezza di fondi adeguati provenienti da tutti i lavoratori con la sostanziale impossibilità di lavorare in nero perché si perderebbe l’assistenza sanitaria oggi invece garantita comunque a tutti in Italia.
2) Nessun Sistema sanitario può resistere economicamente se non si comprende che abbiamo “medicalizzato” troppo tutta la nostra vita e la nostra professione azzerando la prevenzione primaria e in modo del tutto improduttivo la abbiamo affidata al Ministero dell’Ambiente e alla Arpe regionali.
3) Tutti i sistemi sanitari sono oggetto di profitto eccezionale, privo finanche di etica del mercato libero da parte della principale industria del terzo millennio, certamente quella meno filantropica e meno disponibile alla tutela dell’Ambiente in quanto contro i propri ovvi interessi: l’industria farmaceutica. Molta parte dei fondi necessari va recuperata, quindi, da un ridimensionamento di questo profitto senza adeguata trasparenza e controlli pubblici specie nella determinazione dei prezzi dei farmaci innovativi (vedi caso Enhertu).
In Campania in questo drammatico finale del 2023 specialmente in sanità ci stiamo ritrovando massacrati tra due fuochi, senza possibilità di scampo.
Siamo la Regione più giovane di Italia ma siamo anche la più malata di Italia perché da oltre 40 anni non vogliamo né vedere né sapere e quindi tantomeno operare per colmare la casella zero per qualunque impianto finale di smaltimento per gestire correttamente, a tutela della salute pubblica, gli oltre 9 milioni di tonnellate/anno legali di rifiuti – più almeno altri 3 speciali prodotti in regime di evasione fiscale. Più di 7mila tonnellate al giorno smaltite illegalmente avvelenano la Campania da non meno di 40 anni a causa dell’eccesso di lavoro in nero (47% di tutte le attività manifatturiere regionali) che non ristora fondi al Servizio sanitario ma ne consuma tantissimi!
Il nostro Presidente nega persino la dizione stessa “Terra dei fuochi” perché danneggia il buon nome delle sole protettissime pummarole San Marzano, al contrario della salute di qualunque cittadino campano. Nel frattempo ci vediamo massacrati da una inflazione fuori controllo da parte di un governo centrale che oggi si merita la dizione di “governo delle banane” dal momento che è stato capace di mantenere ad un costo accettabile nei nostri mercati rionali il costo delle sole banane, nonostante le migliaia di km di viaggio che questi frutti non italiani compiono ogni giorno per arrivare sulle nostre tavole. De Luca nega ogni problema di salute derivante dal disastro ambientale che ogni giorno uccide in maniera evitabile in Campania non meno di dieci cittadini al giorno e garantisce a quelli che restano – e che si ammalano quindi in età sempre più giovanile rispetto a tutta Italia – le migliori cure, pagate prima di tutti in Italia, a costi esorbitanti grazie a farmaci innovativi provenienti da una Ricerca non sufficientemente controllata nella trasparenza della determinazione dei prezzi altissimi dei farmaci sotto brevetto. Una tempesta perfetta per affondare il SSN regionale.
La prevenzione, specie quella primaria, è ormai da anni un concetto completamente assente per la Ricerca ed i cittadini campani! Basta osservare l’eccezionale produzione scientifica campana sulle sperimentazioni cliniche per cure costosissime rispetto alla scarsa e sottofinanziata Ricerca in Epidemiologia e Registri Tumori. Per avere dati epidemiologici in tempo utile da molti decenni deve intervenire direttamente l’ISS tramite le Procure della Repubblica. Dulcis in fundo, noi medici al limite della pensione saremo chiamati a decidere in pochi giorni se restare, sapendo che arriveremo a perdere a 70 anni dal 5 al 25 % del nostro sudato assegno pensionistico, o andarcene tutti in massa e di corsa, dedicando il tempo che ci resta – per chi ha la salute per farlo – a farci pagare privatamente per un consulto.
A chiacchiere tutti dicono di volere salvare il SSN, nei fatti nessuno vuole neanche sfiorare la discussione sui “vampiri” che lo stanno uccidendo. Vogliamo deciderci ad analizzare bene sul piano di economia sanitaria tutte le numerose e complesse facce del problema e deciderci come intero popolo italiano e non solo lobbies industriali interessate cosa vogliamo fare del SSN pubblico, solidale ed universale? Io eleggerei una vera “Costituente sanitaria” nazionale aperta a tutte le categorie interessate ma partendo dalle associazioni dei cittadini ammalati che si occupi in tempi certi del destino e del finanziamento della sanità pubblica.