Una decisione a dir poco assurda! Un parco, nato per preservare la fauna selvatica, diventa ora un campo di caccia per cacciatori selezionati a loro volta per fare una selezione.
Ci si lamenta che orsi e lupi scendono a valle per cercare cibo e poi si toglie loro anche la fauna naturale che aiuterebbe ad evitare questi avvicinamenti. E l’assurdo è che queste decisioni vengono prese perché l’uomo si arroga sempre il diritto di voler regolamentare l’equilibrio ecologico, ignorando che la natura ha un suo preciso ritmo biologico che regola numeri e presenze di tutti gli animali, senza dover chiedere aiuto all’arrogante bipede che popola il mondo e crede di esserne padrone.
Il parco dello Stelvio è una realtà condivisa tra più amministrazioni, Lombardia e Province di Trento e Bolzano; queste tre amministrazioni hanno competenza diretta sulla gestione del parco che insiste sul proprio territorio; e il Trentino, ormai purtroppo famoso per la sua politica tollerante e ossequiosa verso caccia e gestione “facile e veloce” delle pratiche che riguardano la fauna selvatica, ha deciso di avviare anche questo processo venatorio aggiuntivo proprio in un parco, dove la fauna dovrebbe essere al sicuro.
Naturalmente la questione è invisa a molti, comprese le associazioni ambientaliste e animaliste, tanto che già oggi una prima petizione è stata avviata per portare la protesta e la richiesta di stop abbattimenti anche al ministero della Transizione Ecologica; e in questa definizione, permettetemi di ribadire quanto sia in antitesi con la realtà di ciò che si sta perseguendo in questo povero e piccolo paese, che vede sempre gli animali usati come merce da vendere, per profitto e interesse.
Avanti così, a tutelare la fauna selvatica, diamo l’esempio di come si possa continuare ad avere l’arroganza di voler essere regolatori del ciclo biologico della Terra, nonostante la Terra ci stia facendo capire quanto siamo inadeguati nel ruolo, con tutti gli esempi di alterazione climatica che stanno emergendo.
Anche questo tabù è stato infranto, in piena coerenza con la legge nazionale che aveva avviato il percorso; tristezza infinita nell’apprendere che anche i luoghi di preservazione della natura siano alla fine solo oggetto di lucro e sfruttamento di una razza, quella umana, che sta perdendo ogni ragionevolezza nel rispetto della vita naturale.