Homer Simpson non strangolerà più il figlio Bart. Una delle gag comiche più iconiche de I Simpsons scomparirà dall’orizzonte creativo di Groening &co. Questo almeno sembra dall’annuncio in modo affabile dato dallo stesso Homer nel terzo episodio della 35esma stagione attualmente in onda negli Stati Uniti. “I tempi sono cambiati”, spiega Homer incravattato a Marge superando la fase di attesa cantata da Bob Dylan, e presentandosi al nuovo vicino di casa. “Vedi, Marge, strangolare il ragazzo ha dato i suoi frutti“, dice Homer alla moglie dopo che il vicino gli ha fatto i complimenti per l’energia profusa nella stretta di mano. “Scherzo, non lo faccio più. I tempi sono cambiati”.
Il pusillanime Homer che prende per il collo facendo schizzare gli occhi fuori dalle orbite al diabolico Bart è stato per decenni uno dei temi visivi più ricorrenti nel rapporto tra i due personaggi, padre e figlio, della serie animata per sottolineare con quel tipico spirito e stile sopra le righe l’eccentricità della famiglia di ometti gialli che vive nell’immaginaria Springfield da oltre trent’anni. Le reazioni sui social e su diversi quotidiani anglosassoni si sono registrate a palate e vanno solo in una direzione: “Ma siete impazziti?”.
Tra cancel culture e politicamente corretto, soprattutto negli Stati Uniti, si sta dando la stura a chi sventola il babau di una paralizzante e assurda vulgata woke. Quintali di censura rispetto alla libertà espressiva che ora diventano direttamente autocensura autoriale, qui di un cartone animato con tutta la sua sana dose di finzione. Ma davvero qualcuno pensa che vedendo Homer che strozza Bart siano aumentati improvvisamente in maniera esponenziale le violenze domestiche dei padri contro i figli? Oppure che questa sequenza – in Italia esemplificabile con un chetepossinoammazzà – abbia stimolato barbare tentazioni genitoriali contro i figli birichini?
Cancellare la presenza dall’immaginario, invece di sublimarla in comicità, una punizione corporale ci riporta all’inveterata abitudine censoria (e auto censoria) da Codice Hays (i limiti invalicabili nella rappresentazione di Hollywood del 1930 ndr), molto più prossimo di quanto si creda allo spirito buonista progressista odierno che vuole rimediare a presunte storture morali e di genere. Ci sarebbe poi da analizzare tutto il filone psicosociale del concetto di “famiglia disfunzionale”, tanto di moda in accigliati dibattiti statunitensi, con un afflato di attenzione e passione da riunione condominiale a tarda ora. Meglio invece un consiglio: registrate e nascondete tutto il materiale di cinema, tv e letteratura che per un motivo o per l’altro si sta cercando di modificare geneticamente come in un brutto capitolo orwelliano-bradburyano. Sarete i nuovi eroi della resistenza della libertà di espressione.