Enrico Zucca non sarà il nuovo procuratore generale di Genova. Il Consiglio superiore della magistratura ha bocciato la candidatura del pm titolare del processo sulle violenze della Polizia alla scuola Diaz, attualmente sostituto pg nel capoluogo ligure, nonostante (almeno secondo una parte dell’assemblea) fosse lui l’unico aspirante legittimato a correre per la carica. Al suo posto, con 18 voti contro 11, è stato nominato Mario Pinelli, già sostituto in Cassazione e dal 2021 procuratore generale di Campobasso. Una scelta che secondo i sostenitori di Zucca è frutto di una forzatura normativa: in base al Testo unico sulla dirigenza giudiziaria, infatti, la domanda di Pinelli per Genova era da considerarsi decaduta nel momento in cui il candidato, dopo averla fatta, ha accettato l’incarico in Molise. L’organo di palazzo dei Marescialli però ha “riportato in vita” la sua corsa con un’interpretazione inedita della regola: uno sforzo argomentativo riconducibile – da parte di alcuni eletti – alla volontà di silurare il magistrato simbolo dei processi sul G8 2001, che in carriera si è fatto molti più nemici che amici, soprattutto negli ambienti politici vicini alle forze dell’ordine. In questo senso non è un caso che a votare per Pinelli, espressione della corrente conservatrice di Magistratura indipendente, sia stata la “destra” del Consiglio (Mi e i laici indicati dai partiti di centrodestra, oltre ai togati centristi di Unità per la Costituzione), mentre a favore di Zucca si sono espressi i sette togati progressisti di Area e Magistratura democratica, l’indipendente Roberto Fontana e i laici in quota Pd (Roberto Romboli) e M5s (Michele Papa).
L’interpretazione adottata dal Csm si basa sulla lunga e tormentata storia del concorso, bandito nel lontano 2019 e già annullato una volta dal Consiglio di Stato. A vincerlo per la prima volta infatti era stato Roberto Aniello, sostituto alla Suprema Corte. La delibera era stata impugnata da due dei tre candidati esclusi, cioè Pinelli e Carlo Maria Zampi (sostituto pg a Trieste), ma non da Zucca. Nell’ottobre del 2022 il Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Zampi, bocciando invece quello di Pinelli. Lo stesso Zampi, però, revoca la domanda a maggio 2023, prima che Palazzo dei Marescialli possa procedere a una nuova nomina (con ogni probabilità la sua). La Quinta Commissione – competente sugli incarichi direttivi – a giugno conferma allora la scelta di Aniello, che di fatto occupa la carica ormai da più di tre anni: lui però, quasi offeso, rifiuta l’investitura, definendola un “ripiego” e optando per tornare in Cassazione. Degli originari aspiranti, quindi, restavano Pinelli e Zucca. Il primo, però, nel frattempo aveva accettato l’incarico da pg di Campobasso e quindi – secondo la lettera del Testo unico – la sua domanda perdeva di efficacia.
In Commissione, però, a esprimersi in questo senso è stato solo il consigliere di Area Antonello Cosentino, mentre altri quattro membri hanno proposto una ricostruzione diversa: secondo loro, la norma non si applica perché “il dott. Pinelli non poteva pronosticare l’esito della procedura in corso ma, soprattutto, non poteva, pur volendo, impugnare alcuna ulteriore delibera, posto che le proposte della Quinta commissione, adottate in sede di riedizione, non sono andate a buon fine per le revoche tardive dei candidati proposti (Zampi e Aniello, ndr)”. Nella discussione in plenum, il togato indipendente Andrea Mirenda (relatore della proposta di maggioranza) ha ricordato che Pinelli “ha sempre mantenuto fermo, anche attraverso i suoi legali, l’intenzione di partecipare a questa procedura”, mentre la previsione del Testo unico “presuppone la volontà di un soggetto di recedere da una domanda amministrativa avendone accettata un’altra”. Per Cosentino, invece, la norma “non postula un’indagine psicologica sulle intenzioni del candidato: la ratio è l’interesse della Pubblica amministrazione al fatto che se uno va a Campobasso ci debba restare almeno quattro anni“. E non entra in gioco, ricorda, nemmeno il diritto degli aspiranti ad accettare un altro incarico in attesa della decisione del giudice amministrativo: “Qui Pinelli ha perso, quindi non c’è nessuna sentenza che debba spendere un’efficacia giuridica retroattiva”, ha ricordato. Il plenum, però, ha privilegiato altri fattori. Una scelta non neutra, come sottolinea Area in un comunicato del Coordinamento nazionale: “Speriamo che il collega Zucca non abbia pagato il costo di una vita professionale spesa in indagini difficili e senza cercare il consenso del potente di turno. Quel che una volta si chiamava un magistrato scomodo”.