Ora è ufficiale: Julio Velasco è il nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana di pallavolo femminile. La Federazione comunica di aver affidato l’incarico all’allenatore di La Plata, che fino ad agosto era stato direttore tecnico delle nazionali giovanili maschili. Velasco prende il posto di Davide Mazzanti: la conferenza stampa di presentazione si terrà martedì 21 novembre. La pallavolo italiana, tre decenni dopo la generazione dei fenomeni, si affida ancora al tecnico argentino: questa volta la sua missione è provare a risollevare le azzurre, dopo i veleni che hanno caratterizzato l’epilogo dell’era Mazzanti. Il grande obiettivo, anche a oltre 30 anni di distanza, resta sempre lo stesso: portare l’Italia a vincere l’oro olimpico, impresa mai riuscita né agli uomini né alle donne.

Per riuscirci, Velasco dovrà innanzitutto provare a ricompattare un gruppo lacerato da polemiche ed esclusioni. Ovviamente, il grande nodo riguarda Paola Egonu, rimasta fuori dalle ultime convocazioni di Mazzanti, dopo un Europeo trascorso quasi integralmente in panchina. La stella del volley italiano è di fatto una giocatrice da recuperare per la Nazionale, che però senza il suo apporto difficilmente potrà competere con le migliori squadre al mondo. D’altronde, la Federazione guidata dal presidente Giuseppe Manfredi alla fine ha scelto di schierarsi con Egonu, che sicuramente non avrebbe fatto parte della spedizione olimpica azzurra in caso di conferma di Mazzanti per Parigi 2024. L’arrivo di Velasco quindi rappresenta la volontà di una tabula rasa.

Ad oggi però Velasco non è una prima scelta nel panorama del volley femminile. Il suo palmares e la sua carriera parlano da soli. E comprendono 4 scudetti, 3 Europei e 2 Mondiali. Ma oggi l’argentino è alla guida della Uyba Volley Busto Arsizio, squadra giovane che attualmente si trova al terz’ultimo posto della classifica di Serie A, con una sola vittoria in sei partite. La scelta di Velasco è in linea con le sue ultime avventure, spesso dedicate soprattutto alla formazione dei giovani più che alla gestione di squadre di vertice. I suoi trionfi più grandi risalgono tutti agli Anni 80 e 90. A 71 anni, ha deciso però di accettare questa nuova sfida. Una grande incognita.

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