Tu quoque Mps. Dopo i due big Intesa Sanpaolo ed Unicredit anche la banca controllata al 64% dal ministero dell’Economia ha deciso che non pagherà allo stato la tassa sugli extraprofitti maturati grazie ai rialzi dei tassi della Banca centrale europea. L’ultima versione della legge, del resto, lo consente. Gli istituti hanno la possibilità di destinare la somma al rafforzamento del proprio patrimonio e così saranno utilizzati i 313 milioni che avrebbe dovuto versare la banca senese. I conti, come per tutte le banche italiane, vanno bene. Nei primi 9 mesi dell’anno l‘utile ha raggiunto i 929 milioni di euro che si confrontano con una perdita di 334 milioni dello stesso periodo del 2022. Solo nel terzo trimestre i profitti hanno toccato i 310 milioni, più delle attese degli analisti. I profitti sono però frutto esclusivo del contesto determinato dai rialzi dei tassi Bce. Il margine di interesse (ossia la differenza tra i soldi incassati dagli interessi che i debitori pagano sui prestiti e quelli che la banca paga ai depositanti) è salito del 62% ad 1,67 miliardi di euro. Viceversa scendono i proventi da commissione (- 6,5%) a 986 milioni e quelli da attività finanziarie (- 23%). In calo anche i costi mentre procede il piano di riduzione dell’organico.
“Ho il piacere di presentare una serie di risultati molto solidi che testimoniano i miglioramenti ottenuti dalla banca” negli ultimi 12 mesi. Mps è ora “tra le migliori banche nel panorama italiano, in grado di essere redditizia in maniera sostenibile e di generare capitale trimestre su trimestre”, con “200 punti base di capitale generato negli ultimi sei mesi”, ha detto l’amministratore delegato Luigi Lovaglio in conference call con gli analisti. Mps è consapevole di disporre di “coefficienti patrimoniali molto solidi” e “di generare livelli di capitale importante ogni trimestre” ma attende la conclusione dell’esercizio 2023 per “ottimizzare” la politica dei dividendi “considerando che ci potrebbero essere delle evoluzioni positive che potrebbero sostenere i risultati della banca”, ha spiegato l’a.d..
Dopo il dato dei 9 mesi Mps ha aggiornato al rialzo le previsioni sull’utile del 2023, atteso ora “sopra gli 1,1 miliardi di euro”, grazie alla spinta del margine di interesse, con un Cet1 ratio atteso sopra il 17%. A seguito della sentenza della Corte di Cassazione, che ha assolto gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nel processo sui derivati, Mps ha declassato da “possibile” a “remoto” il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e richieste stragiudiziali. Di conseguenza, si legge in una nota, l’ammontare complessivo di contenzioso e richieste stragiudiziali per le informazioni finanziarie diffuse nel periodo 2008-2015 si è ridotto da 4,1 a 2,9 miliardi. Inoltre tutte le pretese stragiudiziali notificate alla banca successivamente al 29 aprile 2018, in coerenza con quanto statuito dalla Cassazione, “sono da considerarsi prescritte”.