I dati più attesi, quelli sull’avanzamento nella spesa effettiva di tutti i fondi a disposizione, stavolta non ci sono. Perché darli ora, mentre sono ancora in corso le interlocuzioni in corso con la Ue per la revisione e rimodulazione del piano, avrebbe potuto essere fuorviante. Spulciando i due tomi dell‘ultima relazione della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Pnrr nel primo semestre 2023 si trova comunque qualche indizio. E un giudizio esplicito: “Lo iato fra adempimenti procedurali e spesa effettiva resta ancora molto significativo e ciò non può non destare attenzione, anche se si voglia considerare il Piano come un programma “per obiettivi” e non un Piano “di spesa””. Perché “comunque appare difficile raggiungere gli obiettivi senza utilizzare le risorse“.
Un passo indietro. Come sta procedendo l’attuazione degli obiettivi? La magistratura contabile conferma che in base ai dati disponibili nel sistema di rendicontazione Regis le 21 milestone e i 7 target quantitativi del periodo gennaio-giugno, da centrare per ottenere la quarta rata da 16 miliardi, sono stati faticosamente raggiunti dopo aver concordato con Bruxelles numerose modifiche e in alcuni casi rimodulazioni. E aggiunge che, dall’avvio a oggi, 41 misure “possono ritenersi completate sotto il profilo della rendicontazione nei confronti dell’Unione europea” ma “non possono considerarsi ultimate sotto il profilo attuativo” visto che il livello di spesa dichiarata sostenuta dalle amministrazioni titolari era, al 27 settembre, di soli 671 milioni: “Solo il 12 per cento delle dimensioni finanziarie delle medesime misure di investimento e riforma”.
E qui si torna al tema del reale utilizzo dei soldi, che si rischia di perdere di vista nel balletto dei negoziati con la Ue per ottenere i sudati esborsi. Per farsi un’idea delle criticità aiuta il lavoro della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, che ha preso in esame in corso d’anno un campione di 31 tra investimenti e riforme di tutte le missioni del Piano nazionale e di quello complementare con scadenze principalmente nel corso del 2023, per un valore complessivo di 35,5 miliardi. Tra gli altri la migrazione al cloud delle pubbliche amministrazioni, che vale 1 miliardo, la promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo (2,2 miliardi), il rafforzamento delle smart grid (3,6 miliardi), gli alloggi per studenti universitari (960 milioni), i piani urbani integrati (2,4 miliardi) e gli interventi per la sicurezza antisismica degli ospedali (1,6 miliardi).
Dalla ricognizione è emerso che solo 20 delle 31 misure esaminate hanno visto le amministrazioni responsabili chiedere effettivamente delle erogazioni. Al 30 giugno, le richieste di anticipi o rimborsi ammontavano a “un totale di circa due miliardi di euro a fronte di uno stanziamento pari a 18,5 miliardi di euro“. Nel triennio 2020-2023 la spesa sostenuta è stata di 2,47 miliardi sul totale di 31,1 miliardi stanziati per quegli interventi nell’intero arco del piano: la percentuale effettivamente spesa è stata quindi del 7,94%. “Non può tacersi di un tasso ancora relativamente basso sotto il profilo della capacità di spesa”, commenta la Corte, che spiega come questo dipenda solo in parte dalla struttura del piano (che impone di raggiungere prima obiettivi procedurali, come la pubblicazione di avvisi e decreti, e poi spendere) e ponga diversi problemi, dai divari territoriali al rischio che ex post le risorse previste si rivelino insufficienti per realizzare quello che si era immaginato.
L’accumulo di risorse in attesa di impiego – sui conti correnti con i trasferimenti a fondo perduto e i prestiti ci sono al momento 115,7 miliardi di euro – rende necessario correre per realizzare gli obiettivi nei tempi programmati. E “già nella fase istruttoria nei primi mesi del 2022, come nello svolgimento dei procedimenti per la realizzazione dei bandi, si sono accumulati ritardi che rendono difficoltoso il conseguimento dell’obiettivo concordato con la Commissione europea di assegnare i lavori di realizzazione delle opere entro i tempi stabiliti per il 2023″. A questo si aggiunge il nodo dei progetti in essere, cioè quelli che erano stati avviati già nel 2020 prima del varo del Next Generation Eu e sono stati ritenuti finanziabili se rispettano i requisiti del regolamento sul Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Questo ha “garantito un tempestivo avvio dell’attuazione degli interventi, molti dei quali già portati a conclusione”, ma senza la certezza che risultino ammissibili ai fini dell’accesso alle rate di finanziamento.
La Corte non manca nemmeno questa volta di mettere, infine, il dito nella piaga delle carenze della pa amplificate dalla necessità di travasare i dati delle singole amministrazioni nel sistema di rendicontazione Regis. Difficoltà che hanno riguardato soprattutto i Comuni, “per la cronica mancanza di personale e di specifica qualificazione di quello disponibile soprattutto nel momento in cui i dipendenti sono impegnati nell’attuazione dei nuovi interventi”. Non ha aiutato la tempistica imposta dal piano, che “ha influito negativamente sulla possibilità di una riorganizzazione amministrativa degli enti che sarebbe stata funzionale alle esigenze di pronta attuazione degli interventi”. Il risultato si conoscerà l’anno prossimo, quando nella relazione annuale sarà inserito il quadro completo della spesa sostenuta nel 2023.
Osservatorio Recovery
Pnrr, in attesa dell’ok alla revisione la spesa ristagna. Esame della Corte dei Conti su un campione di progetti: “Usato il 7,9% dei soldi”
I dati più attesi, quelli sull’avanzamento nella spesa effettiva di tutti i fondi a disposizione, stavolta non ci sono. Perché darli ora, mentre sono ancora in corso le interlocuzioni in corso con la Ue per la revisione e rimodulazione del piano, avrebbe potuto essere fuorviante. Spulciando i due tomi dell‘ultima relazione della Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Pnrr nel primo semestre 2023 si trova comunque qualche indizio. E un giudizio esplicito: “Lo iato fra adempimenti procedurali e spesa effettiva resta ancora molto significativo e ciò non può non destare attenzione, anche se si voglia considerare il Piano come un programma “per obiettivi” e non un Piano “di spesa””. Perché “comunque appare difficile raggiungere gli obiettivi senza utilizzare le risorse“.
Un passo indietro. Come sta procedendo l’attuazione degli obiettivi? La magistratura contabile conferma che in base ai dati disponibili nel sistema di rendicontazione Regis le 21 milestone e i 7 target quantitativi del periodo gennaio-giugno, da centrare per ottenere la quarta rata da 16 miliardi, sono stati faticosamente raggiunti dopo aver concordato con Bruxelles numerose modifiche e in alcuni casi rimodulazioni. E aggiunge che, dall’avvio a oggi, 41 misure “possono ritenersi completate sotto il profilo della rendicontazione nei confronti dell’Unione europea” ma “non possono considerarsi ultimate sotto il profilo attuativo” visto che il livello di spesa dichiarata sostenuta dalle amministrazioni titolari era, al 27 settembre, di soli 671 milioni: “Solo il 12 per cento delle dimensioni finanziarie delle medesime misure di investimento e riforma”.
E qui si torna al tema del reale utilizzo dei soldi, che si rischia di perdere di vista nel balletto dei negoziati con la Ue per ottenere i sudati esborsi. Per farsi un’idea delle criticità aiuta il lavoro della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, che ha preso in esame in corso d’anno un campione di 31 tra investimenti e riforme di tutte le missioni del Piano nazionale e di quello complementare con scadenze principalmente nel corso del 2023, per un valore complessivo di 35,5 miliardi. Tra gli altri la migrazione al cloud delle pubbliche amministrazioni, che vale 1 miliardo, la promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo (2,2 miliardi), il rafforzamento delle smart grid (3,6 miliardi), gli alloggi per studenti universitari (960 milioni), i piani urbani integrati (2,4 miliardi) e gli interventi per la sicurezza antisismica degli ospedali (1,6 miliardi).
Dalla ricognizione è emerso che solo 20 delle 31 misure esaminate hanno visto le amministrazioni responsabili chiedere effettivamente delle erogazioni. Al 30 giugno, le richieste di anticipi o rimborsi ammontavano a “un totale di circa due miliardi di euro a fronte di uno stanziamento pari a 18,5 miliardi di euro“. Nel triennio 2020-2023 la spesa sostenuta è stata di 2,47 miliardi sul totale di 31,1 miliardi stanziati per quegli interventi nell’intero arco del piano: la percentuale effettivamente spesa è stata quindi del 7,94%. “Non può tacersi di un tasso ancora relativamente basso sotto il profilo della capacità di spesa”, commenta la Corte, che spiega come questo dipenda solo in parte dalla struttura del piano (che impone di raggiungere prima obiettivi procedurali, come la pubblicazione di avvisi e decreti, e poi spendere) e ponga diversi problemi, dai divari territoriali al rischio che ex post le risorse previste si rivelino insufficienti per realizzare quello che si era immaginato.
L’accumulo di risorse in attesa di impiego – sui conti correnti con i trasferimenti a fondo perduto e i prestiti ci sono al momento 115,7 miliardi di euro – rende necessario correre per realizzare gli obiettivi nei tempi programmati. E “già nella fase istruttoria nei primi mesi del 2022, come nello svolgimento dei procedimenti per la realizzazione dei bandi, si sono accumulati ritardi che rendono difficoltoso il conseguimento dell’obiettivo concordato con la Commissione europea di assegnare i lavori di realizzazione delle opere entro i tempi stabiliti per il 2023″. A questo si aggiunge il nodo dei progetti in essere, cioè quelli che erano stati avviati già nel 2020 prima del varo del Next Generation Eu e sono stati ritenuti finanziabili se rispettano i requisiti del regolamento sul Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Questo ha “garantito un tempestivo avvio dell’attuazione degli interventi, molti dei quali già portati a conclusione”, ma senza la certezza che risultino ammissibili ai fini dell’accesso alle rate di finanziamento.
La Corte non manca nemmeno questa volta di mettere, infine, il dito nella piaga delle carenze della pa amplificate dalla necessità di travasare i dati delle singole amministrazioni nel sistema di rendicontazione Regis. Difficoltà che hanno riguardato soprattutto i Comuni, “per la cronica mancanza di personale e di specifica qualificazione di quello disponibile soprattutto nel momento in cui i dipendenti sono impegnati nell’attuazione dei nuovi interventi”. Non ha aiutato la tempistica imposta dal piano, che “ha influito negativamente sulla possibilità di una riorganizzazione amministrativa degli enti che sarebbe stata funzionale alle esigenze di pronta attuazione degli interventi”. Il risultato si conoscerà l’anno prossimo, quando nella relazione annuale sarà inserito il quadro completo della spesa sostenuta nel 2023.
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Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - Ail - Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma rinnova la storica campagna dedicata alle Uova di Pasqua, con l’obiettivo di unire ciò che è divenuto un simbolo dell’Associazione, il racconto delle storie dei pazienti e l’impegno sociale di Ail. E lancia la nuova campagna di comunicazione integrata 'Un Uovo per la Vita' dedicata all’iniziativa Uova di Pasqua, affidata a Lateral, Studio di Branding & Comunicazione guidato da Federica Bello e Francesco Fallisi, con la direzione creativa di Francesco Fallisi e Simona Angioni. L’iniziativa 'Uova di Pasqua Ail', in programma nei giorni 4, 5 e 6 aprile in tutta Italia, storico appuntamento con la solidarietà promosso dall’Associazione che da oltre 55 anni è al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie, viene realizzata da 32 anni grazie al contributo di migliaia di volontari e all’opera delle sue 83 sezioni Ail provinciali. La manifestazione ha permesso in tanti anni di sostenere e mettere in campo importanti progetti di Ricerca Scientifica e Assistenza e ha contribuito a far conoscere i rilevanti progressi e i risultati ottenuti nel trattamento dei tumori del sangue.
La campagna, che si articola su più media, ha la sua massima espressione nello storytelling dello spot video. Un film che attraverso una serie di ritratti emozionanti mostra il valore solidale che simboleggia l’Uovo di Pasqua Ail. Il momento più toccante si manifesta nel ritratto finale, che ritrae una paziente ematologica, sottolineando il significato profondo rappresentato dalla scelta di un Uovo di Pasqua Ail. "Per chi affronta un tumore del sangue, quest’uovo non è solo un simbolo pasquale, ma rappresenta la speranza e un futuro oltre la malattia" afferma Rita Smoljko, Responsabile Comunicazione Ail.
"Attraverso questa campagna - spiega Daniele Scarpaleggia, coordinatore del progetto - vogliamo trasmettere un messaggio di solidarietà e di vicinanza ai pazienti e alle loro famiglie. L’Uovo di Pasqua Ail è un piccolo grande gesto che può fare la differenza per chi sta affrontando un momento difficile". Ail - ricorda una nota - da oltre 55 anni mette al primo posto il paziente con tumore del sangue e il sostegno alla ricerca scientifica. I risultati negli studi scientifici e le terapie innovative sempre più efficaci e mirate, hanno determinato grandi miglioramenti nella diagnosi e nella cura dei pazienti ematologici, adulti e bambini.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Findus, azienda attiva nel settore dei surgelati e parte del Gruppo Nomad Foods, annuncia il raggiungimento di un traguardo storico: il 100% dei suoi prodotti ittici proviene da pesca sostenibile certificata Msc (Marine Stewardship Council) e acquacoltura responsabile certificata Asc (Aquaculture Stewardship Council). Questo obiettivo, annunciato nel marzo del 2017, segna non solo il compimento di un percorso, ma anche l’inizio di un nuovo capitolo, consolidando il ruolo di Findus come leader del mercato del surgelato ittico, con circa 20mila tonnellate di prodotto, che equivale al 20% del comparto, per un valore totale di 290 milioni di euro.
“Siamo estremamente soddisfatti di questo importante risultato, frutto di un notevole impegno organizzativo ed economico. L’approvvigionamento di volumi importanti, come quelli sviluppati da Findus, l’ampiezza e la varietà del nostro portafoglio di prodotti ittici, che vanta oltre 20 diverse specie, ha richiesto un impegno significativo volto a coinvolgere, informare ed ingaggiare tutta la filiera, dai gruppi di pescatori alla lavorazione del pesce, dal confezionamento fino all’arrivo dei prodotti negli scaffali della Gdo. La salvaguardia della biodiversità marina è uno standard da perseguire collettivamente per tutelare i nostri mari e garantire una fonte di nutrimento sostenibile per le future generazioni - ha dichiarato Renato Roca, Country Manager di Findus Italia - Come leader di mercato, siamo consapevoli della nostra responsabilità e siamo orgogliosi di aver ispirato l’intero settore, raggiungendo l’obiettivo fissato nel 2017 e promuovendo costantemente un modello di sostenibilità condivisa. Questo non è un punto d’arrivo, ma una tappa che ci spinge a proseguire nel nostro impegno. Produrre cibo impattando meno sull’ambiente e tutelando le risorse naturali è la nostra sfida: ci impegniamo per un progresso costante e responsabile, affinché la sostenibilità diventi sempre più un valore condiviso da tutto il settore e dai consumatori”.
Un comparto, quello dell’ittico surgelato, che ha avuto un buon andamento: secondo Iias nel 2024 sono state consumate 95.955 tonnellate di pesce surgelato, con una crescita del 3,9% rispetto al 2023. Findus è la prima azienda leader di settore 100% certificata Msc e Asc. A dimostrazione dell’impatto concreto della scelta di Findus sul mercato di riferimento - fa notare l'azienda - il volume totale dei prodotti ittici certificati Msc in Italia è più che triplicato da quando l’azienda ha ottenuto la certificazione Msc, registrando una crescita del 170% tra il 2017/2018 e il 2023/2024. Se si considera in particolare la categoria dei surgelati, l’influenza sul mercato della certificazione di Findus è stata altrettanto rilevante: in questo segmento, il volume di prodotti ittici certificati Msc è più che raddoppiato, con una crescita del 92% nello stesso periodo.
A partire dalla prossima settimana, tutti i prodotti delle gamme Findus - oltre 60 referenze - porteranno quindi il marchio blu di pesca sostenibile Msc e quello verde di acquacoltura responsabile Asc.
La pesca sostenibile e certificata Msc deve soddisfare il rigoroso Standard di Marine Stewardship Council, la più importante organizzazione al mondo in tema di pesca sostenibile, che si fonda su tre princìpi: la pesca deve lasciare in mare abbastanza pesci per permettere loro di riprodursi, affinché l’attività possa proseguire nel tempo; deve essere effettuata in modo da minimizzare il suo impatto sull’ecosistema, consentendo alla flora e alla fauna marina di prosperare; deve essere gestita in modo da potersi adattare alle mutevoli condizioni ambientali, nel rispetto delle leggi vigenti.
Per quanto riguarda invece il marchio verde Asc, esso garantisce al consumatore che il prodotto ittico provenga da un allevamento certificato secondo lo Standard di Aquaculture Stewardship Council (Asc), un'organizzazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che stabilisce requisiti rigorosi per l'acquacoltura responsabile, spronando i produttori ittici a minimizzarne l'impatto ambientale e sociale. I requisiti ambientali prevedono che l’allevamento minimizzi il suo impatto sugli ecosistemi locali, che tutti i mangimi per pesci siano completamente tracciabili e che i parametri dell'acqua, come i livelli di fosforo e ossigeno, siano misurati regolarmente per rimanere entro i limiti stabiliti. I requisiti sociali comprendono invece la tutela dei diritti dei lavoratori e il rispetto delle comunità locali. Infine, i requisiti di benessere animale, assicurano che gli animali siano trattati con il massimo rispetto lungo tutto il loro ciclo di vita.
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Reggio Emilia, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - "Dai 2,2 miliardi di metri cubi che vengono consumati oggi a livello mondiale si arriverà ad un consumo di 3,2 miliardi di metri cubi e in questo giocherà una chiave sempre più importante il riciclo, quindi dobbiamo essere bravi a cercare di sostituire ove possibile materiale di legno vergine con materiale riciclato". A dirlo Massimiliano Bedogna, presidente di Conlegno, che ha aperto i lavori degli stati generali delle aziende attive nella riparazione, riutilizzo e gestione dei pallet a Gattatico di Reggio Emilia.
"Nel cospetto europeo siamo tra i sistemi più più evoluti, abbiamo un consorzio come Rilegno che ha una raccolta capillare molto importante del fine vita dell'imballaggio in legno e abbiamo anche delle industrie che trasformano per quanto riguarda l'imballaggio il fine vita del legno da imballaggio in prodotti riciclati, quindi io direi che la strada è tracciata; ovviamente non è sufficiente però dobbiamo spingere affinché si trovi sempre di più un compromesso tra l'economia e la sostenibilità affinché entrambe possano giocare un ruolo determinante per il futuro del nostro paese", ha concluso Bedogna
Gaza, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - "Il rapporto delle Nazioni Unite sugli atti di genocidio contro il popolo palestinese conferma ciò che è accaduto sul terreno: un genocidio e la violazione di tutti i principi umanitari e legali". Lo ha detto all'Afp il portavoce del movimento islamico, Hazem Qassem.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.