Accordo trovato in Giunta del Regolamento del Senato sul divorzio tra Azione e Italia viva. I 4 senatori del partito guidato da Carlo Calenda confluiranno nel gruppo Misto senza perdere le risorse come previsto dal nuovo regolamento e lì potranno anche formare una componente. I 7 parlamentari fedeli a Matteo Renzi invece restano un gruppo autonomo che potrà in seguito anche cambiare nome. La bollinatura finale a questo accordo verrà giovedì dal consiglio di presidenza, come spiega al termine della Giunta lo stesso presidente del Senato, Ignazio La Russa. “È stata trovata un’intesa tra i gruppi, che noi abbiamo sollecitato, all’unanimità, invitando il gruppo minoritario del gruppo presieduto da Borghi ad apprezzare le circostanze ed emigrare nel gruppo misto. Tutte le condizioni che di solito accompagnano questi passaggi saranno esaminate nella riunione del Consiglio di presidenza”, le parole di La Russa.

Habemus Papam. Prima si può chiudere questa storia meglio è”, commenta il leader di Azione Carlo Calenda, assicurando che Azione aveva dato il via libera alla prima proposta di La Russa come a questa seconda, ma a chi chiede chi abbia vinto e chi abbia perso tra lui e Renzi risponde: “Questo argomento non mi interessa proprio”. Sembra così volgere al termine anche la puntata finale dell’estenuante soap opera del fu “Terzo polo”. I gruppi parlamentari erano rimasti gli ultimi superstiti della federazione tra i due partiti, che si erano presentati insieme alle Politiche di settembre 2022 per poi dividersi dopo la rottura (lo scorso aprile) del patto tra Calenda e Renzi.

Italia viva è arrivata allo strappo forte della campagna acquisti di Renzi, che gli consente appunto di formare un gruppo autonomo al Senato: l’ultimo arrivo era stato quello di Dafne Musolino da Sud chiama Nord, portano appunto il numero dei renziani a palazzo Madama a sette, uno in più dei sei necessari. Così per i quattro calendiani l’unica strada rimasta è il Misto (presieduto da Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra).

Ad accelerare la crisi – già sfiorata in estate – è stata una lettera firmata da tutti i senatori di Iv e indirizzata al capogruppo Borghi (a sua volta un transfugo arrivato dal Pd), chiedendogli, di fatto, di mettere fine all’esperienza parlamentare del fu “Terzo polo”. Il casus belli è stato trovato in una frase – per la verità banale – pronunciata da Calenda sabato alla festa del Foglio: “Azione non andrà alle Europee insieme a Italia viva“, ha detto l’ex ministro, formalizzando ciò che era già noto a tutti gli addetti ai lavori. Renzi aveva lanciato in vista delle Europee il brand “il Centro, un’operazione per arrivare a un listone unico ed essere sicuro di entrare nel Parlamento Ue.

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